Ora gli assegni arabi non sono più estranei alla destra. È bastato fare un giro sul portale trasparenza del sito internet degli Uffizi, museo che l’ex direttore Eike Schmidt ha lasciato nei mesi scorsi prima di trasferirsi a Capodimonte e di chiedere un’aspettativa per concorrere a nuovo sindaco di Firenze, per scoprire il curioso retroscena. Una nomina come esperto del comitato direttivo del Riyadh Art Program, programma di rilancio artistico di Riyadh iniziato il il 3 settembre 2020 e ancora in corso di svolgimento (lo sarà fino al 30 agosto 2025), che frutterà a nuovo baluardo della destra fiorentina ben 44.832 euro, 30mila dei quali sono stati già saldati, in tre rate. Un progetto di cui Bin Salman – principe ereditario dell’Arabia Saudita – avrà modo di vantarsi nei prossimi anni, e che ora imbarazza la destra.

Schmidt: “Il mio contributo per abbellire Ryad”

“È stata una cosa del tutto trasparente. Se dovessi diventare sindaco di Firenze non avrò tempo per delle consulenze professionali – ha dichiarato Schmidt -. Il mio contributo è finalizzato ad abbellire la città di Ryad con arte contemporanea e con sculture contemporanee. Non sono stato l’unico direttore di un museo italiano, c’era anche Cristiana Collu che all’epoca dirigeva la Galleria nazionale d’arte moderna a Roma. Fratelli d’Italia sapeva della cosa, è un qualcosa che ho fatto per l’Italia”.

Il dubbio morale

Nessun dubbio sulla natura del contratto, né tantomeno sulla provenienza dei fondi. Il problema semmai resta quello morale, almeno a giudicare da come la Premier Meloni aveva etichettato i rapporti con l’Arabia Saudita di alcuni esponenti politici, in primis l’ex premier Matteo Renzi. Già nel 2021 la leader di Fratelli d’Italia, prendendo ad esempio le consulenze del leader di Italia Viva, tuonava così contro i soldi arabi: “Siamo da sempre l’unica forza politica che ha il coraggio di denunciare i metodi usati da Stati fondamentalisti come l’Arabia Saudita. Con questo caso si capiscono meglio le battaglie della sinistra a favore dell’immigrazione musulmana illegale di massa e la guerra a chi parla della difesa delle radici e dell’identità cristiana d’Europa”.

L’asso nella manica di Giorgia

Soltanto a novembre, quando i prezzi della benzina toccavano nuovamente i picchi estivi (cifre simili a quelle di queste settimane) e quando Matteo Renzi al Senato si complimentava con Giorgia Meloni per il “meraviglioso spot” in campagna elettorale di qualche anno prima sulle accise dei carburanti (il cui sconto, fissato dal governo Draghi, non venne rinnovato da quello di FdI, facendo scattare in una sola notte un aumento considerevole dei prezzi provato a tenere a bada  nei mesi successivi  costringendo i benzinai di tutta Italia ad esporre un cartello con i costi medi regionali e nazionali), la presidente del Consiglio replicò attaccando le conoscenze dell’ex premier: “Se vuole dare una mano con il suo amico Mohammad Bin Salman forse riusciremmo abbassare il prezzo della benzina”. E dunque ora Giorgia potrà contare anche sull’aiuto di Eike Schmidt. Gli automobilisti attendono fiduciosi.

Redazione

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