Elon Musk ha postato su X un video dell’economista statunitense Jeffrey Sachs, dove l’ex professore della Columbia University ricorda la promessa fatta a Gorbaciov dall’allora Segretario di Stato americano James Baker, secondo cui l’Alleanza Atlantica non si sarebbe espansa a Est se avesse accettato la riunificazione della Germania. Promessa tradita negli anni successivi.

Risparmio al lettore le altre amenità di cui è ricca la “lezione” dell’ex professore della Columbia University sulle radici lontane del conflitto in Ucraina. Basti citare la sua conclusione: “Dobbiamo capire che non stiamo trattando, come ci viene detto ogni giorno, con un pazzo come Hitler. Questa è una storia completamente falsa, una narrazione del governo degli Stati Uniti. Stiamo giocando con il fuoco. Per cui, Dio ce ne scampi se una potenza nucleare dovesse venire contro di noi. Non so cosa succederà, ma siamo noi che siamo venuti contro di loro”. L’Occidente sta giocando col fuoco e la Russia è invincibile, insomma, come da noi ripete continuamente anche Massimo D’Alema (dimenticando però che dall’Afghanistan è scappata a gambe levate). Ma tant’è.

Il mito della “broken promise” è un pilastro polemico del Cremlino nei confronti delle potenze occidentali. È stato usato, infatti, da Putin come pretesto per giustificare l’invasione della Georgia nel 2008 e della Crimea nel 2014, nonché quella in corso nel Donbass. Solo che quanti anche in Italia lo condividono, dimenticano che nel Memorandum di Budapest del 5 dicembre 1994 (sottoscritto con Usa e Regno Unito) Mosca si impegnò a rispettare l’integrità territoriale dell’Ucraina, nonché ad astenersi dall’uso della forza nei suoi confronti in cambio del trasferimento del suo arsenale nucleare in Russia.

Piaccia o meno il principio “pacta sunt servanda”, quindi, non si può negare il peso diverso che hanno un accordo formale tra Stati e un accordo verbale tra un ministro degli Esteri e un leader politico. Senza contare che i paesi baltici e la Polonia sono entrati di corsa nella Nato, avendo conosciuto il tallone di Stalin. Niente di nuovo sotto il sole, in fondo. L’occultamento deliberato di questo fatto incontrovertibile è stato fin qui la linfa sia del pacifismo elettorale sia, purtroppo, di quello etico. Ma se viene fatto proprio anche da Trump, la musica cambia. In questo senso, il commento lapidario di Musk al video di Sachs -”Interessante”- non induce all’ottimismo.