Giustizia
Emergenza carcere: basta con i silenzi e le reticenze indegne di un Paese democratico. Le 10 domande dei penalisti italiani
La Giunta e l’Osservatorio Carcere dell’UCPI, di fronte alle notizie sempre più allarmanti provenienti dal pianeta carcere in ordine al rischio di diffusione dell’epidemia negli istituti penitenziari italiani, registrano e denunciano la ostinata cortina di silenzi, reticenze e disinformazione che continua ad essere mantenuta in ordine alle seguenti 10 questioni, il cui chiarimento non è più oltre rinviabile:
1. E’ mai stato fatto un calcolo probabilistico del numero dei detenuti che dovrebbero lasciare le carceri in forza dei provvedimenti adottati con il Decreto Cura Italia, e dei tempi in cui ciò dovrebbe avvenire, al netto delle scarcerazioni alle quali stanno provvedendo da settimane -indipendentemente dal Decreto- numerosi Tribunali di Sorveglianza in applicazione delle leggi già vigenti?
2. Quanti sono, alla data di oggi e poi in date successive e precisamente individuate, i braccialetti elettronici materialmente e certamente disponibili, al netto dei 2.600 già da anni in dotazione ma tutti già impegnati per le custodie cautelari domiciliari?
3. Oltre al numero dei contagiati, quanti sono i detenuti certamente entrati in contatto con questi, e quali misure conseguenti sono state adottate per la loro quarantena?
4. Quanti sono i detenuti entrati in contatto con gli agenti di polizia penitenziaria ad oggi risultati contagiati, e quali misure conseguenti sono state adottate per la loro quarantena?
5. Il numero dei detenuti contagiati, ad oggi indicati in 21, è calcolato sui sintomatici? Ed in tal caso, vi è una ragione per la quale si sia ritenuto di non procedere ad uno screening dell’intera popolazione carceraria, date le condizioni sanitarie e materiali di massima potenzialità epidemica?
6. Gli agenti di Polizia penitenziaria ed il personale amministrativo sono stati tutti sottoposti a tampone?
7. E’ possibile sapere, senza reticenze o vuoti giri di parole indegni di un Paese democratico, se i reparti di isolamento per i contagiati o sospetti di contagio siano tecnicamente e sanitariamente tali, vale a dire celle singole con bagni e docce riservati? Quanti sono -visto che ci si ostina a non comunicarne il dettaglio- tra i 21 detenuti contagiati, quelli posti in stanze di isolamento singole, e quanti in stanze di due o tre letti, ed in quali carceri?
8. Quante mascherine e sistemi di protezione sono stati distribuiti tra i detenuti, e quanti tra gli agenti di Polizia penitenziaria ed il personale amministrativo delle carceri?
9. In caso di trasferimento del detenuto, viene effettuato il tampone all’interessato ed alla scorta?
10. La vigilanza sanitaria ed il governo medico sui rischi di contagio nelle e dalle carceri è affidato ad una equipe di epidemiologi, o è affidata alle singole direzioni sanitarie di ciascun penitenziario, ed in tal caso con quale livello di specializzazione?
Lo ripetiamo: il rischio di epidemia nelle carceri riguarda i detenuti, la polizia penitenziaria ed il personale amministrativo e civile che in esse opera, ma riguarda ovviamente anche la intera comunità sociale, per la ovvia, catastrofica ricaduta sulle strutture sanitarie pubbliche di un eventuale contagio di massa.
Ciascuno per le proprie responsabilità, rispondano a questi dieci quesiti il Presidente del Consiglio, il Ministro di Giustizia, il capo del DAP ed il Garante per i Detenuti. Non vi è più spazio per silenzi e reticenze.
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