Il presidente turco Erdoğan lo ha annunciato ufficialmente: invierà un consistente supporto militare in Libia, rivelando che la richiesta di aiuti avanzata dal governo libico sarà accettata. Si tratterà di un dispiegamento di forze terrestri, aree e navali che va ben oltre ogni previsione. L’8, o al più il 9 gennaio verrà presentata nel Parlamento turco la mozione per il via libera all’aiuto militare a Tripoli.
Fatih Bashagha, ministro dell’Interno del Governo di accordo nazionale (GNA) di al-Sarraj, ha affermato che il suo governo farà ufficialmente richiesta di aiuto militare ad Ankara per respingere un’offensiva delle forze dell’Esercito nazionale libico (LNA) di Tobruk guidate dal generale Khalifa Haftar che si accinge ad assaltare la capitale Tripoli. «Ci sarà una grande cooperazione tra Turchia, Tunisia e Algeria, saremo insieme in un’unica alleanza e questo aiuterà la nostra popolazione, la nostra sicurezza e la stabilità regionale», ha affermato Bashagha.

Con ogni probabilità Ankara non dispiegherà, se non in misura molto contenuta, suoi militari. Per combattere Haftar la Turchia impiegherebbe i proxi già utilizzati nella Siria settentrionale. Si tratta di combattenti ribelli siriani. Media turchi riferiscono la divisione Sultan Murad, un gruppo armato composto da combattenti turkmeni siriani, è tra i gruppi destinati ad essere inviati in Libia. Una fonte dell’opposizione siriana ha rivelato che le brigate Suqour al-Sham, fazione ribelle creata per combattere le forze governative siriane sin all’inizio della guerra civile, avevano già concordato un piano con Ankara per un loro impiego in Libia e ora hanno trasferito alcune delle loro formazioni in Turchia per l’addestramento. Faylaq al-Sham, un altro gruppo ribelle con stretti legami con Ankara, dovrebbe prendere il comando delle operazioni militari a Tripoli ricambiando così il supporto ricevuto dalle forze libiche di al-Sarraj nei primi anni della guerra contro Bashar al-Asad. Le dichiarazioni del ministro dell’Interno di Tripoli arrivano dopo il viaggio del 25 dicembre di Erdoğan in Tunisia, dove ha incontrato il presidente Kais Saied per chiedere sostegno all’obiettivo del cessate il fuoco in Libia. Il presidente turco nei giorni scorsi aveva motivato il suo aiuto militare a Tripoli con un singolare riferimento all’epoca ottomana, alle gesta di colui che sarebbe poi diventato il padre della Repubblica di Turchia, Mustafa Kemal Atatürk: «Gazi Mustafa Kemal ha mobilitato le nostre sorelle e i nostri fratelli a Tripoli, Bengazi e Derna per liberarli dalle forze di occupazione».

Salvo sorprese, Erdoğan non avrà problemi a trovare la maggioranza per l’approvazione della mozione sull’invio di truppe in Libia. Per l’approvazione della missione al partito del presidente, l’AKP, basterà il sostegno, già annunciato, del partito nazionalista di estrema destra MHP mentre le forze di opposizione hanno già dichiarato la propria contrarietà. Il voto del Parlamento è in programma proprio nei giorni della visita in Turchia del presidente russo Putin, che si recherà ad Istanbul l’8 gennaio per la simbolica inaugurazione del progetto di gasdotto TürkStream, ma in cima all’agenda ci sono il dossier libico e quello siriano. Fonti dei Ministeri degli Esteri e di Difesa russi, affermano che in queste ore sarebbe in preparazione una “importante iniziativa” sulla Libia che Turchia e Russia potrebbero lanciare congiuntamente dopo la riunione presidenziale. Nei prossimi giorni dunque potremmo aspettarci nuovi e interessanti sviluppi nello scenario libico, non molto rassicuranti in particolare per l’Italia e per altri attori europei.