Europa
ESG, un mercato da rilanciare
Anche in Europa i fondi Enviromental, Social and Corporate Governance stanno attraversando una crisi, causata da diversi fattori

Da Wall Street il messaggio arriva forte e chiaro. Il mercato degli investimenti ESG (Enviromental, Social and Corporate Governance) si è fermato. Anche nell’ultimo trimestre del 2023 gli investimenti si stanno riducendo. Anzi, molti investitori stanno facendo defluire altrove gli investimenti già fatti. Eppure nel periodo della pandemia i fondi ESG spopolavano e questi investimenti erano trainati da una forte sensibilità del mercato nei confronti del tema della sostenibilità ambientale. Oggi anche in Europa i fondi ESG stanno attraversando una crisi, causata da diversi fattori. Innanzitutto a livello globale si sta registrando un rallentamento nella creazione di questi prodotti e poi si sta diffondendo sempre di più lo spauracchio per il “greenwashing”. Mettiamola così: “l’ambientalismo di facciata” non piace agli investitori e questi ultimi preferiscono dirottare i loro risparmi altrove. È indiscutibile l’idea di mettere in campo tutte le forze finanziarie e non, per affrontare il “climate change”. Ciò non vuol dire tuttavia trasformare un problema sociale in un’opportunità di visibilità per le imprese che proclamano tanto, ma poi non fanno nulla di concreto per l’ambiente.
L’inasprimento normativo
Da qui una prima difficoltà di questi investimenti, ovvero l’identificazione di metriche oggettive nel misurarne l’effettiva sostenibilità. Al momento l’Europa detiene circa l’85% del patrimonio mondiale degli investimenti sostenibili, seguita dagli USA che ne detengono circa l’11%. Nonostante l’Europa sia il mercato più sviluppato stenta a decollare. Il contesto macroeconomico incerto e turbolento spinge gli investitori ad allocare le proprie risorse nei beni rifugio e disinvestire dai fondi ESG che non stanno brillando. Oltre al problema del “greenwashing” esiste anche un tema di inasprimento normativo a livello europeo. Se da un lato l’irrigidimento normativo è pensato per evitare abusi sul nome “sostenibilità”, dall’altro crea incertezza sul mercato. Ecco perché non nascono più nuovi prodotti ESG e alcune società di investimenti preferiscono togliere la parola “sostenibile” da quello che offrono sul mercato.
Lato risparmiatori
Dalla parte dei risparmiatori, invece, prevale lo scetticismo delle performance finanziarie dei fondi ESG, che al momento sono sotto le aspettative e che rischiano di non sopravvivere. In molti si domandano anche quanto tempo attendere per vedere i primi rendimenti. L’idea alla base di premiare i comportamenti delle imprese, che siano positivi per la società e l’ambiente, va portata avanti con determinazione. Pensiamo, per esempio, a quelle imprese che si impegnano concretamente nell’incoraggiare le donne a ricoprire un ruolo di leadership ed eliminare il divario di genere nell’attribuzione degli stipendi. Oppure a quelle aziende che si impegnano ad essere trasparenti nei confronti dei propri dipendenti. Le imprese coinvolte in queste azioni meritano il sostegno del mercato e prima poi si vedranno gli effetti positivi, non solo di carattere economico.
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