Esiste ancora un contributo che l’Unione Europea, come istituzione e complesso di valori, può dare ad un mondo lacerato dalla guerra? Questa domanda di partenza vuole tenere conto di un fattore: ad abbozzare questa riflessione è uno studente universitario, oggetto ne sarà perciò non solo l’idea di Europa, ma anche l’apporto che le nostre università potranno fornire a tale idea.

Al fine di comprendere che cosa si intenda con “idea di Europa” credo sia necessario fare una precisazione riguardante il campo di indagine: non è in ambito, economico, produttivo e, fino in fondo, nemmeno in ambito politico che dobbiamo cercare. È in ambito storicoculturale che possiamo riscontrare un proprium europeo, ovvero il tentativo comune di una pace stabile, di una ricerca della democrazia e di una garanzia dei diritti umani. È però difficile affermare il verificarsi di questo contributo se si leggono i media, se si trovano in sempre più parti del mondo calpestati proprio i valori che hanno animato la nascita della nostra Europa.

L’idea di Europa

Può dunque, questa idea di Europa, essere ancora via maestra per la democrazia e la pace nel mondo? Credo che, in questa direzione, si debba evitare di ridurre il significato di Unione Europea e di Europa a un solo accordo geografico o economico, o ancora a una convenienza fiscale piuttosto che geopolitica. Si deve invece andare al fondo di ciò che ha costituito l’idea di Europa, al fine di comprendere se possiamo trovarvi un apporto per questa tormentata contemporaneità. È qui che ci viene incontro la riflessione di Papa Francesco: “La percezione dell’importanza dei diritti umani nasce proprio come esito di un lungo cammino, fatto anche di molteplici sofferenze e sacrifici, che ha contribuito a formare la coscienza della preziosità, unicità e irripetibilità di ogni singola persona umana. Tale consapevolezza culturale trova fondamento non solo negli avvenimenti della storia, ma soprattutto nel pensiero europeo, […] dando luogo proprio al concetto di “persona”.

Il valore della persona si basa sull’assunto che l’altro uomo possa contribuire alla mia crescita, ciò vale sia per gli uomini che per i popoli: è stato questo a unire, nel 1993, nazioni per un secolo in guerra tra loro. Occorre affermare che l’assunto secondo il quale l’altro uomo possa essermi alleato sia il vero e fondamentale frutto maturato nell’alveo della cultura europea: è infatti dal connubio tra cultura greca, latina e giudaico-cristiana che si è sviluppata la ricerca della verità, ed è entro questa ricerca che l’altro uomo può essere per me un valore, in quanto contributo nel tentativo di una risposta.

Il contributo delle Università

È dunque questa la massima risorsa che solo l’Europa può fornire alle sorti del mondo: una ricerca della verità che si concretizza nell’affermazione valoriale del concetto di persona, la cui traduzione politica è un’instancabile ricerca di democrazia. Ed è in questa ricerca che può inserirsi il ruolo dell’Università, un ruolo che non può rivolgersi alla sola innovazione e produttività, ma deve avere nel proprio mirino la costruzione di un modello di conoscenza il cui orizzonte sia la costruzione della democrazia, dunque del significato più vero di Europa. Le università possono contribuire a ciò predisponendosi ad essere luoghi in cui la ricerca della verità possa svolgersi. In questo senso, devono essere luogho di dialogo, di dibattito, di apprendimento dai propri maestri, condizioni di sviluppo di questa ricerca, e dunque della possibilità di valorizzare gli altri, di renderli alleati in essa: è solo da questa alleanza dal basso che si tornerà ad essere costruttori di democrazia, costruttori di Europa.

Elia Montani

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