Economia
Ex Ilva, ArcerlorMittal offre un miliardo per lasciare

Un miliardo di euro per uscire di scena. È la proposta di ArcerlorMittal al governo per la risoluzione definitiva di ogni rapporto sulla vicenda ex Ilva, l’impianto siderurgico di Taranto. A rivelare l’offerta è ‘Il Fatto Quotidiano’: secondo il giornale il governo avrebbe alzato la posta, chiedendo circa il doppio per consentire al gigante dell’acciaio franco-indiano di liberarsi degli impianti ex Ilva.
Alla cifra ArcelorMittal arriverebbe mettendo assieme i 500 milioni per lo svuotamento del magazzino, la fideiussione di 90 milioni intestata a favore dell’Ilva a garanzia del pagamento dei canoni di fitto (15 milioni al mese), la rinuncia agli investimenti ambientali finora sostenuti (altri 400 milioni). La cifra non corrisponderebbe alle richieste del governo che pretenderebbe dalla multinazionale altri 850 milioni: le mancate manutenzioni per 350 milioni e la penale per la risoluzione anticipata del contratto (altri 500 milioni).
IL MISE SMENTICE – Con una nota il ministero dello Sviluppo Economico ha smentito l’arrivo di una lettera da parte della ArcelorMittal sull’ex Ilva. “Con l’azienda – spiegano fonti del Mise – non si è mai nemmeno parlato di una transazione economica per la sua uscita dallo stabilimento”.
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LA SETTIMANA DECISIVA – La prossima settimana sarà decisiva per la vertenza ArcelorMittal, dopo che l’azienda ha presentato al Mise un piano industriale lacrime e sangue da 4700 esuberi, di fatto la stesso taglio chiesto ad inizio mese.
Lunedì l’esecutivo Conte potrebbe presentare il proprio progetto per le acciaierie, con l’uso di nuove tecnologie, forni elettrici e altri impianti ecosostenibili, per arrivare a una produzione di otto milioni e tutelare i livelli occupazionali. Al momento i franco-indiani garantiscono appena 6,5 milioni di tonnellate annue di acciaio al 2023, una promessa che non può bastare a Taranto e ai sindacati. Per venerdì 13 dicembre è invece attesa la decisione dei magistrati sulla facoltà d’uso dell’altoforno 2. Esattamente una settimana dopo, il 20 dicembre, si discuterà il contenzioso civile dinanzi al tribunale di Milano.
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