Quando il gioco si fa duro
Fantapolitica, il partito di Mario Draghi che servirebbe: undici titolari per vincere in Europa

Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare. Nell’Europa ammutolita e pavida delle colombe smarrite e delle anatre zoppe vola alta una rara avis: si chiama Mario Draghi. La sua voce risuona come il richiamo più forte alle istituzioni, alla politica, ai decisori. Il paradosso è che in un’Europa – e un’Italia – governata da partiti di ogni tipo, quello di Mario Draghi non esiste. E allora proviamo ad immaginarlo noi. Ecco chi potrebbe figurare nella squadra politica di Super Mario, i magnifici undici dell’Europeismo forte che servirebbero oggi.
Mario Draghi
Se c’è uno statista forte in questa Europa, è lui. Ha capito per primo come le dinamiche dell’economia politica (e monetaria, in primis) agiscono sugli equilibri geopolitici. «Non possiamo più contare sugli Usa», ha capito – e formalizzato – per primo. E ieri ci ha ricordato come serva urgentemente una Forza Armata Europea.
Marina Berlusconi
Europeista convinta, liberale vera, perfino libertaria come ha tenuto a far sapere attraverso una sagace intervista che ha mandato in archivio il bipolarismo. Ha fatto capire che un’altro polo è possibile, che le battaglie per l’Europa dei diritti (e dell’autodifesa) è un ideale e per cui vale la pena di reinventare una investitura.
Paolo Gentiloni
Quando si parla di temi seri, a sinistra, si deve parlare con lui. Ex Commissario europeo stimato trasversalmente da tutti i gruppi, in questi giorni è stato l’unico esponente Pd a tenere la barra a dritta sulle cose serie: crisi del multilateralismo, aggressioni russe al Capo dello Stato, attacco all’Europa.
Fabio Panetta
Draghiano praticante della prima ora, cresciuto nel vivaio di Bankitalia insieme con Daniele Franco.
In questi giorni confusi la sua guida salda è la bussola per chi guarda agli indicatori macro. «L’Europa deve varare investimenti comuni e un patto per la produttività», ha rilanciato l’altro ieri con puntualità draghiana.
Luca Dal Fabbro
Il Presidente di Iren vanta un carisma, una capacità dialettica e una competenza geopolitica internazionale non comune. Non ha mai fatto parte di soggetti politici ma ha la stoffa del leader.
«Lavoriamo al recupero di materia prima critica per diventare primi in Ue a produrla. Piano Mattei e Piano Draghi sono la bussola».
Guido Crosetto
Dall’opposizione, nel 2022, era critico verso il governo Draghi eppure oggi il titolare della Difesa è, tra i ministri di Giorgia Meloni, il più in asse con Super Mario. Investire di più nell’industria della difesa e puntare su un modello di Forza Armata Europea è la battaglia comune che lo vede di diritto in una squadra draghiana.
Marta Cartabia
Giurista di fama internazionale, cattolica mai troppo schierata politicamente, Marta Cartabia ha provato a riequilibrare – chiamata da Draghi – il sistema giustizia in ottica garantista. Sarebbe un suo punto di riferimento anche sulle questioni del diritto internazionale oggi tornate incandescenti in agenda.
Pina Picierno
Attiva, brillante, coraggiosa vicepresidente del Parlamento Europeo, riformista senza riserve soprattutto su guerra in Ucraina e esercito europeo, è la dem che vendica le troppe incertezze del suo partito. E infatti figurerebbe benissimo anche in quello di Draghi, che si sta delineando de facto nelle more della crisi.
Roberto Cingolani
Visionario interprete della transizione digitale, è arrivato al Governo con Draghi: tra i due è rimasto oltre al rapporto costante anche un idem sentire sull’Europa. Alla guida di Leonardo, è tra i pochi capaci di mettere le mani su un progetto concreto di integrazione europea dei sistemi di difesa, cybersecurity in testa.
Letizia Moratti
Imprenditrice, manager, ex sindaca di Milano e oggi europarlamentare: Letizia Moratti è prismatica e riassume in sé le qualità di una visione politica globalista, liberale e fieramente europeista. Il 24 settembre scorso nell’Aula di Strasburgo è stata la prima a replicare a Draghi per la sua relazione sulla competitività.
Lorenzo Guerini
Attuale presidente del Copasir e ministro della Difesa dal Conte II al governo Draghi, Guerini è tra gli esponenti riformisti più esperti di geopolitica e sicurezza internazionale. Era stato oggetto di minacce russe e in sua difesa era subito intervenuto Draghi: «Da Mosca parole inaccettabili, a lui va il mio grazie».
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