Mentre scrivo, non si sa ancora chi abbia vinto le elezioni regionali in Sardegna (ennesima grande prova dell’efficienza della macchina pubblica). Di sicuro c’è che il centrodestra deve riflettere comunque vada. Se vince, sarà grazie a Soru, che toglie l’8% a sinistra. Se perde, lo fa contro una coalizione di estrema sinistra, senza centro, e con una candidata grillina: una partita che ci voleva poco a vincere.

Probabile che Solinas non abbia lasciato un gran ricordo con la sua giunta, ma la Lega, sul cui impegno pesa il sospetto degli alleati, potrà dire: “Ve l’avevamo detto: cambiare era pericoloso”. Attese fibrillazioni nella maggioranza. Sommiamo a queste considerazioni quella per cui il candidato di centrodestra è sindaco di Cagliari, ma a Cagliari prende una batosta dalla Todde, ed ecco il risultato politico della competizione: Lega in difficoltà, e Giorgia Meloni ha imposto il candidato sbagliato. Il che però rivela un limite che non le avrei attribuito.

La leader di Fratelli d’Italia è donna intelligente, capace di abbattere il pregiudizio che la attendeva al varco in Europa, sa che la postura di centro-destra più che di destra-centro è fondamentale: strano che invece ceda alla tentazione di emancipare personale politico delle origini anche se mostra dei limiti, anziché allargare il proprio campo, pensando a tutto il centrodestra, e a come massimizzarne la capacità elettorale. Probabilmente è spinta da alcuni dei suoi che hanno una sorta di revanscismo dopo una lunghissima traversata nel deserto. Comprensibile, figuriamoci.

Ma non sufficiente, se il suo candidato, a casa propria, prende una sberla da una candidata grillina che come programma ha la ‘Resistenza’ (sic). Chissà che quest’elezione, comunque finisca, non induca la Premier a diverse considerazioni sulla sua stessa candidatura alle prossime europee, che se ci fosse tirerebbe acqua al mulino di Fratelli d’Italia ma dalle vasche di Lega e Forza Italia (buon lavoro ad Antonio Tajani, acclamato segretario di Forza Italia nel week end, e peccato che a Occhiuto non sia stato consentito di essere eletto vicario).

Di là, a sinistra, Elly Schlein conferma la sua grillizzazione, e anziché uno dei suoi imbarca una candidata cinquestelle che si rivela competitiva, mentre i grillini vanno malissimo (incomprensibile che Conte si fiondi a Cagliari, infatti). Se Schlein avesse fatto le primarie e risolto l’enigma Soru, l’esito sarebbe stato forse migliore per lei, che non raccoglie un gran risultato in termini di voto di lista.

Insomma, se a destra l’interesse particolare di bottega prevale su quello della coalizione, a sinistra prevale la grillizzazione a scapito del partito democratico, per scelta del segretario del partito democratico stesso. Non credo a ricadute sul Governo. Ma fossi nel centrodestra rifletterei: chi conosceva Truzzu, non l’ha votato. Meno polemica identitaria, più fatti.