“Non è facile per nessuno, evitiamo le polemiche, ma anche io sono molto molto perplesso. E’ un mese che chiedo di riaprire. Spagna e Germania riaprono, la Francia riapre la scuola. Noi abbiamo avuto il lockdown più duro di tutti e non riapriamo: c’è qualcosa che non va. Dirò la mia a Conte giovedì in aula al Senato“. Annuncia battaglia l’ex premier e leader di Italia Viva Matteo Renzi, che in una intervista a TgCom24 spiega la sua posizione sul Dpcm annunciato domenica sera dal premier Giuseppe Conte, una riapertura ‘light’.

LO SCONTRO CON CONTE – Ma il senatore di Firenze sa chiaramente che le possibilità di intervenire sulle misure adottate ieri dalla presidenza del Consiglio sono poche. “Queste cose non sono passate né dal Parlamento né dal Consiglio dei ministri. Per questo – spiega ancora il leader di Iv – giovedì parlerò a Conte in Senato e gli dirò in aula, in faccia, tutto quello che penso perché non è pensabile che si tenga un Paese agli arresti domiciliari”. “”Io non posso fare nulla (su norme che regolano riapertura, ndr) in quanto senatore perché il presidente Conte ha deciso di usare un Dpcm e non un decreto legge che deve per forza passare dal Parlamento”, ha ribadito Renzi.

LE RIAPERTURE – Intervenendo quindi sulla protesta della Cei per il ‘no’ del governo alle messe, Renzi ha sottolineato che il problema “è ancora più grande: c’è un problema, come ha detto il Vescovo, sulle chiese, ma c’è un problema per i parrucchieri e di tutti i piccoli negozi. La nostra economia rischia di essere devastata. Non possiamo continuare ad avere questo problema mentre gli altri Paesi ci mangiano fette di mercato”.

La ricetta dell’ex premier, considerato che “i posti occupati in terapia intensiva sono calati”, è di riaprire le fabbriche, altrimenti “non moriamo di Covid ma di fame“.

APP E TEST – Altro fronte di polemica è l’accusa a Conte, arrivata durante l’intervista a ‘Fatti e misfatti’ di non aver detto nulla su test e app di tracciamento durante la conferenza stampa di domenica. “Ha parlato di tutto ma non di come fare il test sierologico. La app non è nemmeno la soluzione”, accusa Renzi. “Spieghiamo anche al ministro degli Esteri, Di Maio che non ha capito nulla di questa roba: la app non dice se sei vicino a un contagiato. Il problema lo risolvi con le celle del telefono. Come fa Israele che è un Paese civile, non serve una app come dice il ministro Pisano con i cervelloni, ma è sufficiente ricostruire i miei movimenti attraverso il controllo delle celle per capire chi ho incontrato. La polizia ha il potere di farlo”.

I CONGIUNTI – Polemiche anche sul caso dei ‘congiunti’, sull’impossibilità da decreto di non poter incontrare nessuno al di fuori della cerchia familiare ristretta. “”Perché lo Stato decide il cugino sì e l’amico no? Perché posso andare a trovare i miei parenti, se abitano nella stessa Regione, ma non gli amici? Perché un ragazzo di vent’anni non può andare a trovare la fidanzata, ma può andare a trovare lo zio?”, chiede Renzi. Quindi l’accusa: “Non puoi dire se puoi incontrare Tizio o Caio. Non ti compete, non tocca allo Stato. Gli italiani non sono bambini, devi dire loro quali sono le norme di sicurezza da rispettare, non chi può vedere e chi no”, conclude l’ex presidente del Consiglio.

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