La strada diversa
Flop Consip, chi perde sbaglia e continuerà a perdere se non guarda al futuro: il tempo non è galantuomo
Caro Mario,
potrei risponderti che hai mille volte ragione e chiuderla lì. L’inchiesta Consip è uno degli esempi più scellerati di quell’osceno intreccio tra magistrati-giustizieri, funzionari infedeli dello Stato e giornalismo manettaro e guardone che da 30 anni stringe la politica in una tenaglia mortale, impedendole di svolgere le sue funzioni, alimentando le periodiche ondate populistiche e occupandosi di distruggere il profilo di qualunque leader avanzi sulla scena pubblica. Quasi sempre i processi mediatico-giudiziari sono vincenti nei fatti, distruggendo carriere e reputazioni; quello che succede – dopo anni e anni – nelle aule di giustizia, non conta niente.
Impensabile che Fatto e Verità chiedano scusa
Per restare sul caso, non c’è dubbio che Matteo Renzi – il leader con maggiori potenzialità che l’Italia ha espresso nell’ultimo quindicennio – sia stato irrimediabilmente azzoppato da una campagna incessante di character assassination che avrebbe logorato e sfiancato chiunque. Un peccato per l’Italia, un dispiacere per chi lo ha seguito con simpatia.
Detto questo, aggiungiamo però che è impensabile che qualcuno possa pentirsi delle falsità sparse negli anni, dichiarando le proprie responsabilità passate, cambiando modo di fare giornalismo o di amministrare giustizia. Lo si voglia o no, ogni protagonista della scena pubblica (noi compresi? Speriamo di no…) è incasellato in un ruolo e si specchia nei propri aficionados, che si sentirebbero traditi da scuse postume, da tardive ammissioni. Chi provasse a farlo sarebbe messo sul banco degli accusati, colpevole di intendersela con il nemico. I tifosi, caro Mario, vengono quotidianamente allenati per essere confermati nelle proprie convinzioni, mai per metterle in discussione.
La strada diversa
E allora, che fare? Cercare ostinatamente di ristabilire la verità degli avvenimenti, rincorrerla disperatamente facendo scorrere all’indietro le lancette della storia? Per poi scoprire che è impossibile e passare i propri giorni a lamentarsi della deriva dei tempi?
Io propongo una strada diversa. Propongo di prendere il passato per quello che è, cioè una cosa che non c’è più. Non puoi immaginare la tristezza che mi prende, quando sento politici e giornalisti che se lo rinfacciano. “Ricordate cosa diceva la Meloni solo qualche anno fa sulle accise?”. “Ma come, proprio la sinistra parla di tagli alla sanità dopo quello che ha combinato al governo?”: deprimenti esempi quotidiani di sciatteria e pigrizia intellettuale. Rivangare quello che è stato è, tecnicamente, una “perdita di tempo”, che peraltro non è affatto “galantuomo”, dato che, scorrendo, lascia dietro di sé detriti non biodegradabili. E dunque l’unico possibile uso del passato, per chiunque, è provare a fare tesoro degli errori commessi e delle sconfitte subite. Chi ha perso ha sbagliato, e continuerà a farlo se non si resetta solo e unicamente sul presente e sul futuro. Conclusione dura, ma non aggirabile.
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