Giovedì doveva essere il grande giorno della normativa Europea per l’Intelligenza Artificiale, l’AI-Act, ma così non è stato. E la stessa cosa si è ripetuta anche venerdì salvo sorprese dell’ultimo minuto non così rare a Bruxelles. Un ritardo ulteriore potrebbe impedire a questa legislatura di approvare il regolamento sull’intelligenza artificiale, mettendo a rischio un lavoro iniziato nell’aprile del 2021.
Il dibattito vede la Francia, la Germania e l’Italia mostrare scetticismo nei confronti dell’approvazione del regolamento, motivato da diverse ragioni. La più rilevante riguarda, ovviamente, i Foundation Models che grazie ad Open AI e all’avvento di GPT sono passati alla ribalta. L’idea dove si è raggiunto un accordo è che ci saranno regole più severe se i modelli saranno addestrati con una potenza di calcolo elevata (modelli sistemici).

Inoltre, sarà necessario divulgare dettagliati riassunti dei dati di addestramento, proteggendo i segreti commerciali, ma promuovendo la trasparenza. Inoltre, i modelli non sistemici potranno evitare alcuni obblighi se resi pubblici con determinate licenze aperte (open source.) Il cuore delle dissonanze è emerso nel confronto tra la Presidenza spagnola e il Parlamento riguardo ai temi del riconoscimento facciale e delle applicazioni militari dell’intelligenza artificiale.
Al netto di queste discordanze, il vero tema che ci si deve porre ora è come regolare, a livello globale, l’inarrestabile evoluzione dell’intelligenza artificiale. La cosa più semplice è guardare l’esempio statunitense: con l’Executive Order emanato il 30 ottobre dal Presidente Joe Biden, gli Stati Uniti hanno definito importanti principi sulla creazione, diffusione e utilizzo dei modelli di AI. Privacy, sicurezza e trasparenza sono al centro dell’atto normativo statunitense, ma mancano completamente le sanzioni. Il nostro regolamento ha sanzioni che possono arrivare fino a 30 milioni di euro o fino al 6% del fatturato annuo dell’azienda. Sarà forse per questa ragione che nessuno dei due competitor di ChatGPT, ossia Google Bard con Gemini e Claude di Anthropic è al momento disponibile in Europa?

Siamo chiaramente di fronte a una cruciale svolta strategica: a differenza del regolamento sulla privacy (GDPR), questa normativa difficilmente promuoverà un’armonizzazione globale, ma potrebbe invece contribuire a una crescente balcanizzazione del diritto delle nuove tecnologie, simile a quanto già osservato negli esempi russi e cinesi. D’altro canto, perdere l’occasione di dare un segnale forte di responsabilizzazione sull’uso dell’intelligenza artificiale potrebbe allontanare ancora di più l’Europa da un ruolo di guida normativa che si era assunta appunto dopo la normativa sulla privacy. È difficile valutare quale sia la scelta migliore, ma una cosa è certa: indipendentemente dal risultato, gli ultimi due giorni di grande incertezza passati a Bruxelles non hanno certamente rafforzato l’idea che l’Europa sia in grado di gestire con serenità e fermezza questo complesso momento di cambiamento.

Giuseppe Vaciago

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