“Dopo il salvataggio di questa mattina, la Geo Barents ha continuato a navigare verso la prima segnalazione che aveva ricevuto, in conformità con il diritto internazionale marittimo. Alla fine siamo riusciti a individuare un gommone sovraffollato in difficoltà in acque internazionali: 107 persone, tra cui 5 donne e 36 minori, sono state soccorse e ora sono al sicuro a bordo della Geo Barents”. Lo fa sapere Medici senza frontiere. In totale le persone a bordo sono ora 237. Dopo il secondo soccorso la nave dell’ong Medici senza frontiere ha continuato a navigare verso la prima segnalazione ricevuta da Alarm Phone, “in conformità al diritto internazionale marittimo”, fanno sapere, effettuando così il terzo salvataggio in una sola uscita.

“Stiamo seguendo la vicenda assieme agli organi preposti. Grazie alla disponibilità del Terminal Lsct, e al suo Amministratore delegato, Alfredo Scalisi, abbiamo individuato il luogo dello sbarco su Calata Artom. Abbiamo altresì messo a disposizione l’ex Terminal 1 di Largo Fiorillo, per gestire la sosta dei migranti in attesa di una loro destinazione”, afferma il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Orientale, Mario Sommariva, al termine della riunione in prefettura convocata per affrontare l’emergenza legata all’arrivo della nave umanitaria Geo Barents nel porto della Spezia, previsto nella notte tra sabato e domenica dopo quelli che sarebbero oltre 5 giorni di navigazione.

Quando la Geo Barents sarà arrivata al porto assegnato ieri, quello di La Spezia, si valuterà se la nave di Medici senza frontiere ha rispettato o meno le prescrizioni del decreto legge che impongono di raggiungere “senza ritardo” il porto indicato. È quanto apprende Ansa da fonti del Viminale. La nave, dopo il primo soccorso di ieri, ne ha fatti altri due oggi, sempre davanti alle coste libiche. Ora è diretta verso il porto ligure indicato ieri sera. Il decreto legge firmato dal ministro Matteo Piantedosi dispone che “il porto di sbarco assegnato dalle competenti autorità” venga “raggiunto senza ritardo per il completamento dell’intervento di soccorso”.

La nave di Medici senza frontiere ieri (martedì) ha soccorso 69 migranti al largo della Libia. Tra questi, c’erano nove donne e 25 minori (tra i quali due bambine di 5 anni). La Spezia “dista 100 ore di navigazione da dove ci troviamo in questo momento”, lamentava la Ong. Sullo sbarco dei migranti salvati dalle acque del Mediterraneo continua il braccio di ferro tra governo e Ong, innescato dal decreto approvato alla fine del 2022 che prevede sanzioni e sequestri per le navi che violano il nuovo codice. Una norma  -voluta  dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi – che detta le regole sul salvataggio in mare da parte delle Ong e che prevede l’assegnazione di un porto sicuro (non solo quelli del Sud Italia ).

Il nuovo codice di condotta per le ong che corrono in aiuto dei migranti in mare approvato a fine dicembre impone che le loro navi si dirigano infatti verso il porto assegnato dopo una sola operazione di soccorso, e che quindi non si fermino a soccorrere altri migranti anche nel caso in cui ricevano segnalazioni di imbarcazioni in difficoltà. Ma già durante il tragitto verso La Spezia, la Geo Barents ha fatto una seconda operazione di soccorso, in violazione del codice di condotta del governo italiano. In quest’ultimo salvataggio sono state soccorse 61 persone, tra cui 13 donne e 24 minori: il più piccolo ha meno di 1 anno.

È la prima volta che una ong non rispetta il nuovo codice di condotta, molto contestato da diversi esperti di immigrazione e dalle ong, perché a loro dire viola le convenzioni internazionali sul soccorso in mare. Medici Senza Frontiere ha fatto sapere di avere effettuato la seconda operazione di soccorso perché obbligati dalle norme internazionali, che in effetti impongono il soccorso in mare di una imbarcazione in difficoltà a qualsiasi nave che si trovi nei paraggi. Il governo italiano non ha ancora commentato la notizia.

Riccardo Annibali

Autore