Le Ong che salvano i migranti sbarcano a Montecitorio, agguerrite e determinate: “Il decreto n.1/2023 che il Parlamento deve ancora convertire ci spinge a violare le norme internazionali, sabotando il salvataggio di vite umane in mare”. A dirlo sono le organizzazioni che solcando il Mediterraneo negli ultimi 20 anni hanno salvato la vita a 223.000 persone complessivamente. Prima in conferenza stampa – dove a dar loro voce è Riccardo Magi, presidente di Più Europa – poi in audizione alla Commissione Affari costituzionali e Trasporti. Al microfono si alternano le voci ora preoccupate, ora indignate di Sos Mediterranée, Mediterranea Saving Humans, Watch the Med – Alarm Phone, Emergency, Open Arms, Sea Watch e Médecins Sans Frontières.

Un esercito della speranza che ha sostituito istituzioni nazionali e internazionali nel dovere del soccorso per chi rischia di affogare, e che questo decreto punta a sabotare in ogni modo. Il solo ascoltarle insieme, nella stessa sala della Camera dei deputati, è una notizia: perché se in mare ciascuno segue la sua rotta, qui la direzione è univoca, e gli scogli chiari a tutti: il centrodestra le vuole affondare. Le misure contenute nel decreto che Magi rinomina “dell’Omissione di soccorso” sono quelle che le Ong dichiarano “inaccettabili dal punto di vista umano e sociale”. Riducendo lo spazio di manovra delle operazioni di rescue attraverso cavilli, ritardi e nuovi obblighi, le possibilità di intervenire in mare sarebbero forzatamente ridotte. Con la conseguenza che le vite salvate, secondo una stima delle ong, si ridurrebbero di oltre la metà, forse dei due terzi. E il Mediterraneo tornerebbe ad essere l’impietoso cimitero sull’acqua che qualcuno forse immagina come l’invalicabile trincea tra due mondi.

“Chiediamo l’abrogazione di questo decreto perché in parte ribadisce l’ovvio, cose che già si facevano come tenere informate le autorità di quello che accade in mare, e in parte è assolutamente illegittimo perché va contro non solo lo spirito della nostra Costituzione ma anche le norme internazionali e il diritto del mare”, dice Rossella Miccio, presidente di Emergency. “Se la priorità del governo è che le Ong dopo i soccorsi si rechino immediatamente verso un porto sicuro assegnato a distanza tale da mettere in questione la sicurezza stessa, quest’ordine è potenzialmente in contrasto con la presenza di altre imbarcazioni in pericolo in quel tratto mare, come avvenuto la notte tra il 7-8 ottobre quando Medici Senza Frontiere non è stata autorizzata a intervenire per un’imbarcazione con 45 persone a bordo e questa è stata respinta in Libia configurando una violazione del diritto internazionale”, aggiunge durante l’audizione, Chiara Denaro, Alarm Phone. E la voce di Amnesty International, Francesca Loffari, punta sul combinato disposto letale delle recenti misure: “La combinazione del nuovo decreto legge con la nuova prassi dei cosiddetti ‘porti lontani’ recentemente adottata metterebbero ulteriormente a rischio la tutela dei diritti delle persone soccorse in mare”.

Tutte le ong sono unite nel chiedere alle opposizioni un atteggiamento di irricevibilità del provvedimento. E passano anzi al contrattacco. “È doveroso istituire una Commissione parlamentare d’inchiesta su quanto accade nel Mediterraneo”, dicono chiedendo a Riccardo Magi di farsene portavoce. E comunque il ricorso che stanno preparando per adire la Corte Penale Internazionale è pronto, nel momento in cui il decreto venisse convertito in legge. C’è bisogno del sostegno di tutte le forze politiche dell’opposizione, anche se già in conferenza stampa viene ricordato come questo decreto sia figlio di quello del Conte I. Lega e M5S sull’argomento avevano fatto fronte comune. L’appello è dunque indirizzato soprattutto al Pd e al Terzo polo, oltre che a Alternativa Verdi-Sinistra.Fondamentale che ci sia una sensibilità trasversale nel nome dei diritti”, l’auspicio di Magi. Matteo Orfini, che sull’argomento ha votato contro il suo stesso Pd quando i dem votarono il finanziamento della Guardia costiera libica, è sintonico. “È auspicabile anche da parte mia, e devo registrare su questi temi un’evoluzione positiva anche nel mio partito”.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.