Sulle navi ONG nel Mediterraneo. Nelle aree di guerra – oggi al mondo sono in corso oltre 57 conflitti – per curare le popolazioni civili, prime e principali vittime di guerre molto spesso colpevolmente ignorate da una comunità internazionale silente se non complice. Sono gli “angeli della vita”: le operatrici e gli operatori di Medici Senza Frontiere. Prima associazione medico-umanitaria al mondo, Medici senza frontiere dal 1971 è in prima linea nelle più drammatiche crisi umanitarie. Pandemie, Ebola, guerre, catastrofi naturali, emergenze endemiche. Ma anche assistenza ai migranti, intervenendo nel Mediterraneo e nei punti nevralgici delle rotte migratorie. E quando a inizio del 2020 anche il primo mondo è stato investito dal Covid, MSF non ha esitato a scendere in campo, mettendo a disposizione della comunità conoscenze acquisite nel corso di decenni di lavoro sanitario in contesti tra i più critici al mondo.

Un’associazione che fa dell’indipendenza, della neutralità e dell’imparzialità i principi cardine della sua mission, resa possibile dal supporto finanziario di donazioni ricevute solo da privati per portare cure mediche gratuite lì dove ce n’è più bisogno. Il 3 agosto scorso, MSF, Sos Mediterranee e Sea watch in un comunicato congiunto, avevano chiesto all’Europa “con urgenza l’avvio di un’attività di ricerca e soccorso (SAR) gestita a livello europeo nel Mediterraneo centrale per prevenire ulteriori morti”. “In cinque giorni la Geo Barents, nave SAR di MSF, e la Ocean Viking, nave SAR di Sos Med in partnership con la Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, hanno salvato sedici imbarcazioni in difficoltà, mentre la settimana precedente la Sea-Watch 3 aveva soccorso cinque imbarcazioni per un totale di 444 persone. Senza la presenza di navi civili di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, i bambini, le donne e gli uomini soccorsi durante queste operazioni di salvataggio sarebbero stati abbandonati al loro destino nelle acque internazionali al largo della Libia, sulla rotta migratoria marittima più letale al mondo dal 2014 – dicono – Il mancato impegno a livello europeo di un’attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo centrale, oltre ai ritardi nell’assegnazione di un luogo sicuro di sbarco, hanno minato l’integrità e la capacità del sistema di ricerca e soccorso e quindi la possibilità di salvare vite umane”. La dottoressa Monica Minardi è la presidente di MSF Italia. Il Riformista l’ha intervistata.

La Francia accusa il governo italiano di disumanità. Sulla base dell’esperienza fatta da MSF sulle navi Ong salvavita nel Mediterraneo, quell’affermazione è una forzatura o risponde alla realtà?
La scorsa settimana le 572 persone che erano a bordo della nostra nave hanno aspettato quasi due settimane in mare prima di poter sbarcare. È stato poi autorizzato uno sbarco selettivo e solo ad alcuni è stato permesso di scendere a terra. Il giorno dopo il nostro staff ha dovuto comunicare alle persone che erano rimaste a bordo che non sarebbero scese e non sapevamo quale sarebbe stato il loro destino. Abbiamo cercato di spiegare il motivo di questa scelta delle autorità italiane alle persone a bordo ma non ci sono parole per descrivere questa decisione disumana. E il fatto che alla fine tutti siano scesi è la dimostrazione che far rimanere a bordo 212 persone non era una strada percorribile.

“Sulle navi ONG non ci sono naufraghi ma migranti”. Così la presidente del Consiglio.
Sulle navi ONG ci sono persone. Donne, uomini e bambini che decidono di attraversare il mare per fuggire dalla Libia, un paese dove sono vittime di abusi, maltrattamenti e violenze. Molti vengono detenuti arbitrariamente nei centri di detenzione ufficiali ma ci sono poi altri luoghi di prigionia a cui le Nazioni Unite e altre agenzie umanitarie non hanno accesso e dove le condizioni di vita sono persino peggiori. La detenzione arbitraria è però solo una piccola parte del devastante ciclo di violenza, in cui sono intrappolati migliaia di migranti e rifugiati in Libia. Uccisioni, rapimenti, maltrattamenti a scopo di estorsione sono minacce quotidiane che continuano a spingere le persone alle pericolose traversate in mare, in assenza di modi più sicuri per cercare protezione in Europa. Sono persone che hanno rischiato di morire in mare, che hanno ferite del corpo e dell’anima e che presentano vulnerabilità mediche ben definite. In quanto organizzazione medica non possiamo permettere che questo non sia riconosciuto e che non ricevano le cure di cui hanno bisogno nel nostro paese.

MSF interviene nelle aree di conflitto che segnano il mondo. Quando ci si riferisce a molti di questi conflitti si usa scrivere o parlare di guerre “dimenticate”. Al silenzio della comunità internazionale si accompagna quello della stampa mainstream.
MSF è un’organizzazione medico-umanitaria internazionale che fornisce soccorso in più di 70 paesi a persone colpite da conflitti armati, violenze, epidemie, disastri naturali o che non possono accedere all’assistenza sanitaria. Oltre ai conflitti di cui sentiamo parlare ogni giorno ci sono molti altri paesi ugualmente devastati da guerre, catastrofi naturali, emergenze umanitarie. Il nostro ruolo, come organizzazione fondata da medici e giornalisti è proprio quello di far luce sui contesti dimenticati, portando cure mediche dove ce n’è bisogno e raccontando quanto accade. Solo per fare qualche esempio, Haiti oggi è sull’orlo di una catastrofe sanitaria e se ne sente parlare ancora troppo poco. Le persone vivono in condizioni terribili e si trovano quotidianamente ad affrontare una situazione sanitaria e umanitaria spaventosa e in continuo deterioramento. In molti quartieri della capitale, Port-au-Prince, colpita dalle violenze e dove c’è carenza di carburante, è una vera e propria sfida per le persone accedere all’acqua potabile e all’assistenza sanitaria. A tutto ciò si è aggiunto anche il colera, a 3 anni dalla sua ultima apparizione. O ancora, nel nord-ovest della Nigeria è in corso una grave crisi nutrizionale, un’emergenza in crescita ma ampiamente ignorata che sta minacciando la vita di decine di migliaia di bambini. Nel paese MSF abbiamo curato più di 50.000 bambini affetti da malnutrizione acuta. Fintanto che saremo presenti in questi paesi, come in molti altri, continueremo a raccontare e testimoniare quello che vediamo.

MSF è tra le quaranta organizzazioni della società civile che avevano chiesto la cancellazione del Memorandum d’intesa Italia-Libia. Quel “patto infame” è stato rinnovato automaticamente per un altro triennio. Cosa dire?
Si tratta di un accordo che da ormai 5 anni ha conseguenze drammatiche sulla vita di migliaia di donne, uomini e bambini migranti e rifugiati. Dal 2017 ad ottobre 2022 quasi 100.000 persone sono state intercettate in mare dalla guardia costiera libica e riportate forzatamente in Libia, un paese che non può essere considerato sicuro. Il Memorandum Italia – Libia crea le condizioni per la violazione dei diritti di migranti e rifugiati agevolando indirettamente pratiche di sfruttamento e di tortura perpetrate in maniera sistematica e tali da costituire crimini contro l’umanità. Non smetteremo di far sentire la nostra voce finché gli accordi Italia-Libia non saranno annullati.

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Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.