Gianfranco Schiavone, dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (ASGI), per Meloni la reazione del governo francese sul caso della nave Ocean Viking è aggressiva, incomprensibile e ingiustificata. E sul meccanismo di ricollocamento attacca: “L’Italia ha fatto entrare quasi 90mila migranti dall’inizio dell’anno, nell’accordo si prevede che dovrebbero essere ricollocate 8 mila persone, ne sono state ricollocate 117, di cui 38 in Francia. Forse qualcosa non funziona”. Che cosa?
Su questo meccanismo c’è una fitta nebbia. Nessuno ha mai cercato di capire perché i ricollocamenti siano così pochi e così lenti. E trattandosi di un accordo tra Stati, su base volontaria e quindi senza sanzioni per chi lo disattende, non è previsto alcun controllo. Si tratta di un meccanismo allo stato embrionale, i numeri sono piccoli, i criteri e le procedure indefinite. Rappresenta un primo tentativo per dare seguito al principio di solidarietà ed equa distribuzione della responsabilità, che in Europa non ha mai davvero trovato attuazione, e indicare la strada per una previsione normativa europea vincolante. Se il meccanismo funzionasse e crescesse il numero di paesi che aderiscono, consentirebbe anche di isolare, culturalmente e politicamente, quegli Stati che non lo vogliono. Purtroppo però sembra che questo tentativo stia naufragando ancor prima di nascere.

Quindi Meloni ha ragione quando accusa: l’Italia deve essere l’unico porto di sbarco?
La presidente del Consiglio alza una cortina fumogena di propaganda e demagogia. Confonde le operazioni di soccorso, e quindi poi di sbarco, con la ridistribuzione dei richiedenti asilo, due ambiti che sono distinti sul piano giuridico. L’intervento di soccorso è finalizzato solo a salvare vite umane, e si deve concludere nel minor tempo possibile nel porto sicuro più vicino o con una minima deviazione rispetto alle operazioni di soccorso. Ma questo tema va completamente separato dalla scelta di fare dei ricollocamenti dei richiedenti asilo dai paesi in cui avviene lo sbarco e che, in assenza di ricollocamenti, sono i paesi competenti ad esaminare le domande di asilo dei naufraghi. Meloni confonde i due piani, e secondo me lo fa di proposito per coprire le sue gravi responsabilità.

Di cosa è responsabile il governo italiano?
Avendo violato il diritto internazionale sul soccorso in mare e avendo dichiarato di volerlo fare sistematicamente, l’Italia si dimostra un paese non affidabile con cui è sempre più difficile parlare di ricollocamenti. E per uscire dall’angolo Meloni getta fumo negli occhi dei suoi elettori dicendo che l’arrivo nel porto sicuro in Italia e i ricollocamenti sono la stessa cosa, ma non è vero. Ma a lei non interessa invocare più ricollocamenti e tanto meno arrivare a una piena riforma che vincoli i paesi dell’Ue a rispettare i principi di solidarietà ed equa distribuzione delle responsabilità. Altrimenti qualcuno potrebbe dirle: al tuo amico Orban, che ha il numero più basso in assoluto di richiedenti asilo per abitante in Europa, quanti gliene vogliamo mandare?

Ecco, parliamo di numeri. Quello di richiedenti asilo in Italia, in rapporto alla popolazione, nel 2021 è al di sotto della media europea (fonte Eurostat).
Il meccanismo di ridistribuzione va sicuramente incoraggiato, Detto ciò, i numeri di richiedenti asilo nel nostro paese sono del tutto sostenibili. Anche se il trend degli arrivi è in crescita, come dimostra il dato dei 90 mila dall’inizio dell’anno, non c’è alcun allarme.

Difesa dei confini esterni dell’Unione europea, una missione Ue per bloccare partenze, dialogare con i Paesi del Nord Africa e creazione di hot spot: queste sono le soluzioni avanzate da Giorgia Meloni ai partner europei e alla presidente della Commissione.
Questo è il suo obiettivo politico. Un obiettivo che però è impossibile perché chiede all’Europa di fare delle operazioni di respingimento collettivo, cosa che è illegale. Fuori dall’Unione, in paesi terzi, si possono fare molte cose: programmi di reinsediamento e attivazione di canali umanitari per diminuire il numero enorme di rifugiati presenti in questi paesi e sottrarre quote di merce umana ai trafficanti. Giorgia Meloni non ne parla perché ciò che vuole è solo bloccare le persone in paesi terzi e lasciarli lì, come con la Turchia: una scelta che ha confinato in quel paese milioni di persone senza alcuna effettiva protezione e ha reso l’Europa totalmente ricattabile dal Sultano.

Insomma, Schiavone: c’è un rischio di isolamento per l’Italia in Europa?
Assolutamente. Con queste iniziative e queste posizioni, l’Italia si colloca pienamente nel club degli amici di Visegrad, i paesi fan dei muri.