Giorgia Meloni dritta contro il muro. Qualcuno ha messo l’acceleratore alla crisi diplomatica con Parigi. La Francia smette di farsi carico dei ricollocamenti di migranti, ossia dei trasferimenti altrove in Europa di parte degli sbarcati in Italia. Ed invita a far lo stesso gli altri Paesi europei che quei ricollocamenti hanno già accordato. Con tanti saluti al patto sulla destinazione finale dei profughi che per mesi Mario Draghi ha sudato per riuscire a farlo firmare ai vicini europei riottosi ad accollarsi la gestione di migranti approdati in Italia come prima terra europea.

Parigi furiosa per il tono arrogante di un comunicato con cui la presidenza del Consiglio gioiva per aver rifilato agli alleati francesi una nave carica di naufraghi (un comunicato così sciocco e partito con un tale anticipo sui tempi diplomaticamente tollerabili da sembrare un dispetto fatto alla premier) alza la voce e decide l’epilogo della odissea della nave Ocean Viking: 234 persone a bordo, allo stremo, 21 giorni in mare cercando un’autorizzazione allo sbarco, gli ultimi inutili davanti alle coste italiane, nave norvegese gestita dall’ong Sos Mediterranée verso la quale Parigi non ha obblighi di legge. Parigi lascia sbarcare tutti i naufraghi a Tolone e attacca: dall’Italia “comportamento inaccettabile”.

Una baruffa cominciata in modo maldestro da una presidente del consiglio che giá nel pallone dopo una settimana sulla giostra (è un po’ presto) è diventato uno scontro aspro. Giorgia Meloni sta prendendo un ceffone al giorno. Al suo debutto da capo del governo non è un buon inizio litigare con Parigi. La Ocean Viking sbarcherá «in via eccezionale» venerdí in Francia, col permesso del presidente Macron. Che constatato il rifiuto dell’Italia, offre una soluzione di emergenza e lascia il suo ministro dell’interno Gerard Darmanin (quello che aveva parlato con il capo del Viminale Piantedosi, a valle di uno scambio Macron-Meloni: ed è lì che la matassa ha cominciato ad ingarbugliatsi) a sancire la svolta negativa nei rapporti con l’Italia.

Non tutti nel governo Macron sono d’accordo con lo sbarco su terra francese dei naufraghi respinti dall’Italia in violazione di tutte le leggi del mare. Da notare che il primo sì di Parigi alla richiesta di aiuto della Ocean Viking è arrivato da una fonte del governo, non dall’Eliseo. Lì qualcuno s’è abilmente infilato premendo sull’acceleratore. Fatto sta che Macron ha deciso di giocarsi il gesto da statista che di fronte alla catastrofe umanitaria apre le braccia ai profughi e fronteggia le proteste dell’estrema destra del Rassemblement national. La soluzione trovata è far sbarcare tutti i 243 profughi in Francia e inchiodare l’Italia. Che Darmanin ha accusato di aver compiuto una «scelta incomprensibile» e «inaccettabile», di avere dato prova di «mancanza di umanità e professionalità. Ha ricordato che l’Italia non ha accolto nessuna delle 43 richieste rivolte dalla Ocean Viking, ed è per questo che dopo 20 giorni, martedì, la ong SOS Méditerranée si è rivolta alla Francia e la nave ha fatto rotta verso la Corsica.

Secondo le regole europee, ricorda Darmanin, i passeggeri avrebbero dovuto sbarcare nel porto sicuro più vicino, quindi in Italia, e solo a quel punto la Francia avrebbe accolto un terzo dei passeggeri mentre un altro terzo sarebbe stato redistribuito in Germania. E così ha annunciato la ritorsione di sospendere l’accoglienza di 3500 rifugiati che attualmente si trovano in Italia. «Con effetto immediato, la Francia sospende tutti i trasferimenti di questi 3.500 rifugiati in Italia e chiede a tutti gli altri partecipanti al meccanismo europeo, in particolare alla Germania, di fare lo stesso», ha dichiarato Darmanin. Un meccanismo europeo consente la ricollocazione dei migranti che arrivano in Italia in altri Paesi europei in base al diritto internazionale e al diritto del mare. Da giugno 2022 uno schema di ricollocazione prevede che dodici Stati, tra cui Francia e Germania, accolgano volontariamente i migranti arrivati in Paesi come l’Italia. Finora però solo 117 migranti sono stati ricollocati dall’Italia verso altri Paesi europei, nell’ambito del meccanismo adottato a giugno.

Annunciate anche «misure per rafforzare i controlli alle nostre frontiere interne con l’Italia». Allusione a una riunione urgente da convocare con Commissione Ue e Germania sull’accaduto. L’orizzonte si fa fosco. Piantedosi si lamenta della controffensiva parigina. Anche Tajani parla di reazione sproporzionata. Debutta alla Farnesina con uno strappo con Parigi causato dal tono coatto di un comunicato uscito troppo presto. Penoso anche ricucire.