È appena entrato in banchina, nel molo numero dieci, un mezzo del ministero degli Interni che viene utilizzato per le identificazioni. Porto di Catania ieri mattina alle undici. Sulla Geo Barents, la nave di medici senza frontiere ferma all’ancora, tutti hanno avuto un breve sussulto alla vista dello stesso mezzo usato due giorni fa da personale dell’Ufficio di sanità marittima, aerea e di frontiera per salire a bordo a verificare la situazione sanitaria dei naufraghi e selezionare chi autorizzare a scendere e chi no. Se salgono per rivalutare le condizioni di chi è stato respinto, vuol dire che la possibilità di scendere tutti a terra è concreta, si sussurra sottocoperta. A sera scenderanno tutti.

Stavolta a salire a bordo sono psichiatri e psicologi dell’Asp di Catania per eseguire una valutazione specialistica. Spediti lì dopo la segnalazione dei responsabili dell’ong di Medici senza frontiere di casi da valutare. È stato il passo indietro del governo nella ballata di questi giorni nel porto di Catania. L’unico. Il passo di lato del tango di Piantedosi, l’ex prefetto ora ministro dell’interno chiamato a sbarrare la strada ai migranti come vuole Salvini, senza incorrere negli stessi guai giudiziari in cui cadde da ministro degli interni Salvini, ancora non liberatosi del processo penale a suo carico per come costrinse a galleggiare in rada per giorni i profughi della barca Open arms, Accusa. sequestro. Vicenda giudiziariamente ancora aperta. I due migranti tuffatisi dalla Geo Barents l’altra mattina e ripescati dopo essersi attaccati ad una boa hanno passato la notte a terra. Hanno dormito sdraiati all’interno di un furgone bianco fermo in banchina a una ventina di metri dalla nave. Si sono rifiutati di risalire. «Help… help» urlano gli altri da bordo. Una selva di braccia nere mostra due cartelli, in uno c’è scritto «Help» e nell’altro «Disembark 4 all».

Sono sbarcati a Reggio Calabria tutti e 89 i naufraghi portati dalla Rise Above, nave della ong tedesca Mission Lifeline, attraccata al molo di ponente alle 7,30, ieri mattina dopo ore di navigazione. La nave, scortata da una motovedetta della Guardia di Finanza e della Guardia costiera, ha ottenuto il “piace of safety” dal Viminale per l’attracco. Trattamento migliore delle altre. L’ha ricevuto in quanto nave naufragata nella Sar, nella zona di competenza italiana. Una differenza dovuta al caso che comporta l’appartenenza a un tipo di naufraghi fortunati. Per fortuna lo sbarco è stato immediato perché le condizioni a bordo erano ormai insostenibili. Sono passati ben nove giorni dal naufragio. Tra gli sbarcati ci sono quaranta bambini, quasi tutti sotto i due anni, accompagnati dai genitori. Molti i neonati. Sono salvi grazie al sistema di messaggi «Navtex». Lo racconta un componente dell’equipaggio : «Abbiamo ricevuto – dice – il messaggio radio dalla “Navtex” che ci ha dato la posizione dove si trovavano i migranti». Sul posto «abbiamo trovato tre barche. Non so esattamente chi ha mandato il messaggio ma è un sistema utilizzato dai marinai. Noi eravamo la nave più vicina e siamo intervenuti. Se c’è una barca che ha persone in difficoltà, che stava affondando e in cui ci sono bambini, si deve intervenire.

Una persona che rischia di morire in mare deve essere soccorsa». «Erano molto stanchi. Erano ormai da giorni in mare. Non c’erano casi molto gravi o problemi di salute tranne la disidratazione e malnutrizione. Erano tutti senza cibo e acqua da tre giorni. Ma c’erano anche donne incinte e bambini molto piccoli. Siamo stati sei giorni in mare con loro prima che ieri sera una comunicazione delle autorità ci indicasse il porto di Reggio». Mossa francese. Al porto di Marsiglia è stato ieri dato ordine da Parigi di accogliere la Ocean Viking, da giorni fuori dalle acque territoriali italiane e da 18 in mare vagando alla ricerca di un porto sicuro, con a bordo 230 persone che speravanodi sbarcare in Sicilia. Sbarcheranno tutti, senza selezione, a Marsiglia. La Francia non ha obblighi di accoglienza per questa barca che è lontana dalle sue coste e batte bandiera norvegese. «Abbiamo ritenuto di chiedere alle autorità francesi un porto perché non consideriamo l’Italia un porto sicuro e un luogo in cui sbarcare in sicurezza le persone che abbiamo soccorso». dice Alessandro Porro, presidente di Sos Mediterranée al Corriere della sera. Salvini fa il ministro delle infrastrutture che gioca a fare il ministro dell’Interno appollaiato sulla spalla del povero ex prefetto Piantedosi nominato al Viminale in quota Lega (che tace). Salvini invece straparla: «L’aria è cambiata» esulta facendo di tutto per intestare a sé il merito di vedere la nave carica di profughi ripartire verso il largo.

La Commissione Ue spiega al governo Meloni: «C’è il dovere di garantire l’avvio delle procedure di asilo per chi si trova in acque territoriali». Anche lo scontro con l’opposizione, le associazioni e la Cei è aperto. Già Avvenire, il quotidiano dei vescovi, al mattino titolava sulla crisi DISumanitaria. Poi il presidente della Fondazione Cei Migrantes, mons. Giampaolo Perego ha detto: «La situazione è drammatica, anticostituzionale. Non rispetta anche le famiglie che sono su queste navi, non rispetta il diritto fondamentale al soccorso della Convenzione di Ginevra. Quindi si spera che questa situazione si sblocchi e che l’Italia insieme all’Europa continui quel progetto di condivisione di solidarietà nei confronti dei migranti che sono richiedenti asilo e che sono rifugiati, l’identificazione non può essere fatta a bordo ma deve essere fatta a terra e anche con tutte le tutele di ogni persona». Non c’è andato leggero neanche monsignor Francesco Savino, vicepresidente della Cei: «Ho paura quando sento parlare di accoglienza selettiva, non so cosa significhi questo aggettivo. E sono preoccupato quando sento parlare e dire che alcuni di questi immigrati sono carichi residuali. Qui si gioca la democrazia matura almeno a livello europeo».Commento del presidente della repubblica al rapporto Migrantes: L’Italia è un Paese accogliente, coltivi le sue tradizioni.