Continua il braccio di ferro tra governo italiano e Ong sullo sbarco dei migranti. Al centro della polemica tre navi ong su cui resta una ciurma di disperati, uomini soprattutto, che da 12 giorni sono in balia delle onde. Domenica sera si sono concluse le operazioni di sbarco dei migranti arrivati al porto di Catania a bordo della Geo Barents, nave di Medici Senza Frontiere. In base alle nuove norme decise dal governo, i medici dell’Usmaf hanno visitato tutti i migranti e dato l’ok allo sbarco di 357 delle 572 persone che erano a bordo: via libera a donne, minori e persone con fragilità. I minori non accompagnati scesi dalla nave sono 56. Uno “sbarco selettivo” che ha consentito di salvare solo parte dei migranti a bordo delle navi.

Le persone sbarcate dalla Geo Barents sono state trasferite al Palaspedini, dove la Protezione civile regionale e il Comune di Catania hanno fornito la prima assistenza. Le persone rimaste a bordo, invece, sono 215. Resta attraccata al porto di Catania anche la nave Humanity 1 che batte bandiera tedesca. Dopo aver avuto lo stop allo sbarco per 35 dei 179 migranti ha bordo ha deciso di disobbedire all’ordine delle autorità italiane di salpare. “Non andrò via fino a quando non saranno scesi tutti”, ha affermato il capitano della nave Joachim Ebeling.

“Se adesso andassi via violerei una serie infinita di leggi e convenzioni internazionali e qui al porto di Catania non sto facendo nulla di illegale”, ha detto il comandante in un’intervista a Repubblica. Tedesco di Brema, 59 anni, non ha intenzione di non portare a termine la sua missione di salvataggio. Quando i migranti a bordo non sono stati reputati sufficientemente fragili per scendere ha deciso di disattendere l’ordine di allontanarsi dal porto. “Sono sicuro che stiamo facendo la cosa giusta. E poi guardarsi indietro non è mai un’opzione”, ha detto.

E così facendo si è assunto le conseguenze legali di quel gesto, così come fece Carola Rakete, comandante tedesca della Sea Watch nel 2019. “Sono un capitano esperto, con anni di mare alle spalle.Per me, questa è una situazione inedita , che mai avrei immaginato e mi mette a disagio. Ho solo fatto il mio dovere in mare, seguendo leggi e regolamenti”. Il comandante ha detto che non lascerà il porto finchè non saranno sbarcati tutti i migranti a bordo della sua nave. “Ai responsabili di questa situazione direi di informarsi meglio sul dovere di soccorso delle persone in pericolo in mare – ha spiegato – Lo sbarco dei naufraghi nel luogo sicuro più vicino è un obbligo. E il nuovo governo italiano non può cambiare il diritto internazionale del mare a proprio piacimento”.

Come riportato da Dire, la ong ha inoltre ingaggiato una battaglia legale contro i provvedimenti del governo italiano annunciando ricorso al Tar del Lazio. Per Mirka Schafer, componente dell’ufficio legale di Sos Humanity, “sia il decreto che lo stop allo sbarco dei 35 sopravvissuti rappresentano una violazione del diritto internazionale secondo il quale un’operazione di ricerca e soccorso si conclude con lo sbarco in un luogo sicuro”. Negare lo sbarco ad alcuni migranti, secondo la rappresentante di Sos Humanity, “costituisce una forma di respingimento collettivo e viola, quindi, sia la Convenzione europea dei diritti dell’uomo che il principio di non respingimento della Convenzione di Ginevra sui rifugiati“. Si è spostata dalla costa siracusana a quella catanese, intanto, la Ocean Viking, nave di Sos Mediterranee: a bordo 234 persone e la ong ha già chiesto un porto sicuro.

E intanto al largo della costa catanese sono presenti, da giorni, altre due navi di ong: la tedesca Rise Above, con 90 persone a bordo, e la norvegese Ocean Viking, che ha soccorso 234 migranti. La prima naviga a poche miglia dalla riva, mentre la seconda è ancora in acque internazionali, ma rimanendo vicino al loro ‘confine’. “Questi sono viaggi organizzati. Chi è a bordo di quelle navi paga circa 3mila dollari, che diventano armi e droga per i trafficanti. Sono viaggi organizzati sempre più pericolosi. Bisogna stroncare il traffico non solo di esseri umani che è già grandissimo, ma di armi e droga legato al traffico di esseri umani”. Lo ha detto il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini a ‘Non stop news’ su Rtl 102.5 parlando dei Migranti.

Il richiamo dall’Europa

Ma sul caso dell’Umanity 1 sono tornate ad intervenire anche le istituzioni europee. La Commissione Ue attraverso una portavoce ha ribadito che vi è il “dovere morale e legale di salvare le persone in mare, in base alle leggi internazionali” e ha salutato con favore lo sbarco di ieri dei migranti in Italia.

Alla domanda se sia in linea con le leggi e le linee guida della Commissione autorizzare uno sbarco ‘selettivo’, la portavoce ha sottolineato che in base alle leggi internazionali “bisogna minimizzare il tempo che le persone passano in mare“. “Ogni caso è diverso – ha evidenziato  la portavoce della Commissione – ma incoraggiamo tutte le autorità a collaborare in modo da agevolare lo sbarco“.

Sulla stessa linea anche la Germania che con la portavoce del ministero degli Esteri Sabine Sasse ha sottolineato che il salvataggio in mare è un “dovere morale e giuridico e non può essere impedito“. “Siamo in stretto contatto con gli enti italiani“, ha invece  il portavoce del ministero dell’Interno tedesco in conferenza stampa a Berlino, rispondendo a una domanda sulla disponibilità di Berlino ad accogliere i migranti approdati sulle due navi Ong in Sicilia. Quanto alla gestione, il portavoce del ministero dell’Interno ha chiarito che “il coordinamento compete alla Commissione Ue“.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.