Ieri l’Italia ha festeggiato l’anniversario numero 104 della vittoria militare sull’Austria e sulla Germania. Era il 4 novembre del 1918 quando entrò in vigore l’armistizio firmato il giorno prima. Il maresciallo Armando Diaz fu celebrato, e ancora è celebrato, per l’abilità con la quale dal 1917 in poi aveva rovesciato l’andamento della guerra trasformando la rotta di Caporetto in una clamorosa vittoria. Diaz aveva impedito che gli eserciti degli imperi centrali violassero i nostri confini e aveva riconquistato Trento e Trieste.

Ieri Salvini ha ricordato quelle imprese rendendo omaggio all’esercito italiano che oggi ancora difende i nostri confini. Il giorno prima la stessa idea era stata espressa da Giorgia Meloni. Oggi però i confini non sono minacciati dalla poderosa macchina da guerra asburgica ma da 140 bambini, che stanno soffrendo la fame e la tempesta al largo di Catania e che vorrebbero entrare nel nostro paese (nazione). Il governo italiano, violando il diritto internazionale e le leggi del mare (per motivi strettamente patriottici) resiste all’assalto dei bambini. È convinto di vincere. Di respingerli come Diaz respinse i soldati di Francesco Giuseppe 104 anni fa.

L’Europa ci guarda con sdegno. Sgomenta. Qualunque persona ragionevole ci guarda con sdegno. La patria è diventata questo: una belva feroce che si accanisce coi naufraghi e viola la costituzione, la dichiarazione dei diritti dell’uomo e le richieste dell’Europa. Il presidente Mattarella ieri ha commemorato anche lui il 4 novembre. È un uomo garbato e diplomatico. Ha evitato di dire cosa pensa del respingimento delle navi dei profughi. Per evitare uno scontro col governo. Ha fatto male ad evitare. Poteva, almeno lui, riscattare l’onore della patria.

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.