Permesso lo sbarco, ma soltanto a donne, bambini e “fragili”. La nave Humanity One, una delle quattro gestite da ong che da giorni sono al largo delle coste della Sicilia, ha ottenuto il via libera dopo aver soccorso i migranti nel Mediterraneo. Lo sbarco è avvenuto a Catania e ha riguardato soltanto quelle categorie come deciso, in violazione della legge internazionale, dal governo Meloni. Per fragili si intendono le persone in condizioni di salute delicate. Il resto dei migranti – in tutto erano 179 persone – dovranno rimanere a bordo. Si parla di “sbarco selettivo”.

Le operazioni di sbarco sono iniziate nella notte e hanno riguardato 144 persone, ne restano a bordo 35. Lo sbarco parziale è avvenuto dopo che l’esecutivo aveva approvato venerdì sera un decreto che vietava alla Humanity One e ad altre navi di attraccare e che permetteva lo sbarco soltanto alle categorie sopra indicate. Secondo il governo le navi, una volta entrate nelle acque italiane, avrebbero dovuto sottoporsi a un’ispezione delle forze dell’ordine italiane per valutare i requisiti dei migranti, tra chi sarebbe potuto sbarcare e chi no. E così è avvenuto.

Non è chiaro dove saranno trasportati i migranti sbarcati. L’Humanity One ha attraccato intorno alle 23:30 nel porto di Catania. Dopo le ispezioni è arrivato il via libera. Il portavoce della ong Sos Humanity che gestisce la nave ha detto ai giornalisti che Catania non era stata assegnata come “porto sicuro” e che “le autorità italiane sembra non vogliano lasciar sbarcare: sono tutti uomini adulti, senza problemi medici”. Krischok ha aggiunto che “non sono io il capitano, non decido io, ma lasciare il porto di Catania se non dovessero sbarcare tutti i migranti che sono a bordo della nave sarebbe illegale, perché sono tutti profughi“.

“Le persone che hanno i requisiti possono sbarcare – aveva dichiarato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi – gli altri devono tornare fuori dalle acque territoriali”. Per il ministro Piantedosi l’Italia si fa carico “di ciò che presenta problemi di ordine assistenziale e umanitario”, ma “senza derogare al fatto che gli obblighi di presa in carico competono allo Stato di bandiera” e “senza venire meno agli obblighi umanitari su cui non faremo mai marcia indietro”. La legge internazionale prevede che gli sbarchi, nei casi di salvataggio in mare, debbano avvenire nel primo “porto sicuro”, tra le norme anche la cosiddetta convenzione di Amburgo del 1979. Ad assegnare il “porto sicuro” dovrebbe essere il governo dello Stato verso cui la nave si sta dirigendo.

Resta incerto il futuro della stessa Humanity One, con a bordo i migranti cui è stato impedito lo sbarco, e quello delle altre tre navi al largo delle coste siciliane. La Geo Barents dell’ong Medici senza frontiere ha a bordo 572 migranti, la Ocean Viking di Medici Senza Frontiere 234 e la Rise Above dll’ong tedesca Mission Lifeline 90. Alla Geo Barents è stato chiesto di arrivare in porto per valutare altri casi di vulnerabilità. “A dieci giorni dal primo soccorso è inaccettabile l’attesa a cui sono sottoposti i profughi a bordo”, ha detto la responsabile della comunicazione di Msf. “Abbiamo razionato l’acqua e stiamo finendo le scorte alimentari e in questa situazione non possiamo farci carico anche della gestione delle richieste d’asilo, che non è di nostra competenza”.

Fuori dalle acque italiane la norvegese Ocean Viking che ha soccorso 234 persone. Due navi non di ong sono intanto arrivate nel porto di Augusta, in provincia di Siracusa: a bordo 147 migranti e due corpi.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.