I 234 migranti disperati a bordo della nave Ocean Viking, imbarcazione della Ong Sos Mediterranée che da tre giorni è ferma in acque internazionali all’altezza del porto di Catania, sbarcheranno in Francia.

A dare il via libera è stato il ministero dell’Interno francese, che ha aperto alla nave battente bandiera norvegese il porto di Marsiglia per far scendere tutti i migranti a bordo dell’imbarcazione, che potranno sbarcare ed essere registrati come richiedenti asilo.

Un cambio di posizione per Parigi, che solo quattro giorni fa spiegava tramite il ministro dell’Interno Gérald Darmanin come spettasse all’Italia accogliere la nave: “Il diritto internazionale è molto chiaro – aveva detto allora -: quando una nave con naufraghi a bordo chiede di accostare, spetta al porto sicuro più vicino accoglierla, in questo caso in Italia”. Da Parigi e in particolare dal ministro Darmanin era arrivata quindi la promessa al suo omologo italiano Matteo Piantedosi di accogliere una parte delle donne e dei bambini, in modo da non lasciare all’Italia tutto il peso dello sbarco.

All’Ansa una fonte del ministero dell’Interno francese ha spiegato che lo sbarco a Marsiglia della nave Ocean Viking è previsto “nella notte fra mercoledì e giovedì o nella giornata di giovedì” e che si svolgerà “sotto la supervisione della Prefettura. Saranno fatti scendere tutti i migranti dalla nave e poi registrati come richiedenti asilo”. Dunque non ci sarà quindi alcuna selezione fra i passeggeri della Ocean Viking, non saranno fatti scendere i deboli e lasciati a bordo gli altri come accaduto invece tra le polemiche in Italia.

Sulla scelta di chiedere un porto sicuro alla Francia, ben lontana geograficamente da Catania, Sos Mediterranée non risparmia critiche al governo italiano: “Di fronte al silenzio dell’Italia e a causa dell’eccezionalità della situazione, la Ocean Viking è costretta a richiedere un porto sicuro alla Francia“, spiegano dalla Ong. “Questa soluzione estrema – sottolineano dall’organizzazione – è il risultato di un fallimento gravissimo e drammatico di tutti gli Stati membri dell’Unione Europea e degli Stati associati, che non sono stati in grado di indicare un porto sicuro alla nostra nave. La consuetudine di privare i naufraghi di un porto sicuro deve cessare. Chiediamo ancora una volta ai governi di lavorare per stabilire un meccanismo di sbarco prevedibile, in luoghi dove la sicurezza dei naufraghi non è più minacciata“, spiega Xavier Lauth, direttore delle operazioni di Sos Mediterranée.

Non si sono fatte attendere invece le reazioni della politica e in particolare della maggioranza alla mossa di Parigi. A esultare è il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini: “Bene così – scrive il leader della Lega sui social – L’aria è cambiata“.

Ma risponde alle critiche anche il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi che, a margine della presentazione del calendario della Polizia, rispondendo a chi gli chiedeva conto dell’espressione “carico residuale” usata in riferimento ai migranti rimasti a bordo delle navi ong a Catania, risponde così: “Se vi volete fermare all’esegesi delle espressioni burocratiche fate pure, ma non accettiamo lezioni da nessuno dal punto di vista del rispetto dei diritti umani“.

Contro la gestione dei migranti del governo di destra a guida Giorgia Meloni sono arrivate oggi anche le parole durissime di monsignor Savino, vescovo di Cassano allo Jonio e vice presidente della Cei, la Conferenza episcopale italiana: “Non possiamo permettere assolutamente che ancora una volta i nostri fratelli migranti che vengono dalla fame, dalle guerre ancora una volta vengono trattati come scarti, come carichi residuali, e non come persone“, ha detto  margine della presentazione del Rapporto italiani nel Mondo curato dalla Fondazione Migrantes.

La situazione è drammatica, anticostituzionale che non rispetta anche le famiglie che sono su queste navi, che non rispetta il diritto fondamentale al soccorso della Convenzione di Ginevra quindi si spera che questa situazione si sblocchi e che l’Italia insieme all’Europa continui quel progetto di condivisione di solidarietà nei confronti dei migranti che sono richiedenti asilo e che sono rifugiati, l’identificazione non può essere fatta a bordo ma deve essere fatta a terra e anche con tutte le tutele di ogni persona“, ha invece ribadito il presidente della Fondazione Cei Migrantes, monsignor Giampaolo Perego.

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Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.