“Nel Governo è in corso una gara a chi è più identitario. E lo si fa sui corpi dei più indifesi. Alla presidente del Consiglio consiglierei la lettura di alcuni libri di Hannah Arendt, a cominciare dalla Banalità del male”. Il consiglio viene da Aboubakar Soumahoro, 42 anni, eletto alla Camera dei deputati come indipendente nella lista Alleanza Verdi e Sinistra Italiana. Soumahoro è tra i fondatori della “Coalizione Internazionale Sans-Papiers, Migranti e Rifugiati” (Cispm). Nel 2012, organizzò insieme ai compagni del Cispm una marcia dei sans-papiers che attraversarono 6 paesi europei senza documenti per chiedere la libertà di circolazione delle persone come già accade per le merci.

È stato inoltre sindacalista del Coordinamento Agricolo dell’Unione sindacale di base (Usb), occupandosi soprattutto della tutela dei diritti dei braccianti, della lotta al caporalato e dello sfruttamento lungo la filiera agricola. La sofferenza l’ha conosciuta e vissuta in prima persona. “Appena arrivato in Italia – ha raccontato in una intervista a Le Figarogiravo con un pezzo di carta che diceva ‘Cerco lavoro’. Ho dormito per strada e ogni giorno venivo sfruttato per 12 ore di lavoro. Ho lavorato come benzinaio, fattorino, muratore e bracciante agricolo. Conosco la fame, il sacrificio e il sudore”. Il 27 ottobre, Soumahoro aveva lanciato un appello a tutti i suoi neo colleghi parlamentari a favore dei migranti, e contro il rinnovo del memorandum Italia-Libia.

“Lancio l’invito a tutti i parlamentari dell’opposizione ad andare sulle navi che salvano gli esseri umani nel Mediterraneo – ha spiegato -, per far valere i principi di umanità racchiusi nella nostra bella e attuale Carta costituzionale. In questo momento, in cui alcuni ministri si apprestano a tenere sospese vite umane in mare, non si può solo continuare a parlare ma bisogna agire. Servono azioni risolutive e determinanti anche per fermare i disumani accordi libici”. Lui su quelle navi c’è salito, con pochi altri parlamentari, purtroppo. “La Presidente Giorgia Meloni può darmi anche del tu”, dice riferendosi al giorno della fiducia alle Camere del nuovo Governo: “l’importante è che parliamo degli oltre nove milioni di persone in povertà del nostro Paese, di chi non ha diritto a curarsi, dei morti sul lavoro, dei nostri giovani”.

Blocco dei porti, selezione dei migranti, respingimenti di massa. Umberto Eco scrisse del “Fascismo eterno”. Siamo a questo oggi in Italia?
Siamo dentro a quello che lo stesso Eco ha definito il processo di produzione e demonizzazione del nemico. Dove per nemico in questo caso intendiamo il profugo. Un processo attraverso il quale si dà una dimensione visuale, corporea della propria identità. In questo caso l’identità si manifesta a partire da quanto si è fermi nel trattenere corpi di uomini e donne, neonati profughi, in palese violazione delle normi internazionali, tra l’altro adottate dal nostro stesso Paese. Identità, presa singolarmente, non è una parola che racchiude in sé un’accezione peggiorativa ma è nel come la si va a declinare. E qui entra in gioco il tema del processo di costruzione della propria identità a partire dalla demonizzazione dell’altro, che non è un turista su un taxi del mare. Non è come i nostri giovani con i voli low cost ai quali non si dà speranza né si offrono prospettive. Ma quando si parla di questi giovani si usa la definizione “cervelli in fuga”, che non hanno avuto il diritto, le opportunità di restare. Quei giovani sono “cervelli”. Mentre i migranti sono dei “corpi”, qualcosa di residuale, profughi ai quali si nega la possibilità di essere soccorsi in mare. Questo è il processo di costruzione del nemico. Questa è una decadenza di civiltà. Nel mio piccolo ho sempre pensato che il senso della propria esistenza si misuri con il riconoscimento della vita degli altri.

”A bordo delle navi Ong non ci sono naufraghi ma migranti”. Così la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Nei giorni scorsi lei è salito su una delle navi delle Ong nel Porto di Catania.
Vorrei consigliare alla presidente Meloni la lettura di un libro di Hannah Arendt C’è solo un diritto dell’Uomo. È un libro la cui sostanza è nel diritto ad avere dei diritti. Questo è il punto, il nodo centrale. Per tornare all’affermazione della presidente del Consiglio e soprattutto ai comportamenti assunti dal Governo. Qui siamo di fronte non solo a un’azione in violazione del diritto costituzionale, di quello umanitario e internazionale. Ma i comportamenti assunti, la guerra scatenata contro le Ong, tutto questo espone il nostro Paese ad una deriva che toglie autorevolezza all’Italia e alle sue istituzioni. Quando si ha come punto di riferimento valoriale Viktor Orban vuol dire che l’azione del Governo toglie credibilità al nostro Paese in ambito internazionale. E in questo caso non solo nei confronti dei nostri partners europei. Mi riferisco all’Europa della solidarietà, l’Europa che guarda alla propria sofferenza a partire dalla sofferenza altrui. Mi riferisco anche ai rapporti con l’Unione Africana. Con il linguaggio “la pacchia è finita”, nessun capo di Stato o di Governo africano si siederà con il nostro per definire insieme soluzioni, per individuare insieme proposte non solo sul tema dei profughi. Che facciamo: chiediamo all’Angola il petrolio e al tempo stesso chiudiamo le porte ai profughi? Non è solo un discorso di giustizia, di umanitarismo. È anche un discorso di difesa degli interessi delle nostre aziende, e di chi lavora in esse, impegnate in determinati territori. Quando Papa Francesco dice che prima di parlare dell’Africa bisogna andare in Africa ha ragione, chi fugge lo fa perché non ha altra scelta. L’identitarismo razzista calpesta anche quegli interessi nazionali che la presidente Meloni dice di voler difendere in ogni sede. Vogliamo che la selezione della razza, che un tempo riguardava gli schiavi e poi tragicamente gli ebrei, venga riproposta anche oggi? Io sono salito sulla Humanity1 e sono stato sul molo per oltre trenta ore, senza dormire, assieme agli equipaggi, e ho potuto constatare in prima persona quel che succedeva e anche la vergogna delle operazioni di selezione. Qualcosa di disumano che mi resterà sempre impresso nel cuore e nella mente. La selezione dei migranti come selezione della razza. Questo è quel “Fascismo eterno” di cui scriveva Umberto Eco! Si stanno violando le basi stesse della nostra Costituzione, dei principi e dei valori che ne sono a fondamento, quelli sanciti nella sua prima parte. Inoltre agendo come sta facendo il Governo l’Italia viola gli impegni internazionali. Da questo punto di vista, lo scontro con la Francia è molto più che un campanello d’allarme. Con Parigi che chiede che tutta l’Europa sospenda gli accordi con l’Italia. A questo punto siamo arrivati. E per seguire cosa?

Ecco, per seguire cosa?
L’identità. Perché dentro il Governo vi è una competizione che si sta consumando sul corpo di esseri umani su chi è più identitario. E in questo caso chi ha la capacità di banalizzare la costruzione della propria identità attraverso il corpo di esseri umani. E qui interviene ancora Hannah Arendt con La banalità del male. Siamo di fronte alla banalità del male. La logica disumana delle selezione ci riporta a tempi bui della nostra storia, come quando i nostri bisnonni partivano per le Americhe e venivano selezionati, alcuni – come è accaduto dalla nave Geo Barents di Medici Senza Frontiere – si gettavano in mare.

Molto si discute a sinistra, soprattutto dopo la sconfitta politica ed elettorale del 25 settembre, di rinnovamento, rifondazione etc. Partendo dalla sua esperienza, su cosa dovrebbe costruire la sinistra un “nuovo inizio”?
Innanzitutto dovrebbe darsi una identità. E questa identità si costruisce schierandosi dalla parte delle partite Iva impoverite. Schierandosi dalla parte di chi viene costretto a vivere nell’impoverimento e stiamo parlando di milioni di nostri concittadini che vivono nella povertà. Schierandosi dalla parte delle piccole e medie imprese, del mondo dell’artigianato, delle lavoratrici e dei lavoratori. Schierandosi dalla parte di chi è nato e cresciuto nel nostro Paese e non ha ancora accesso alla cittadinanza, bambini nati e cresciuti in Italia. Io penso che mai come oggi l’identità va costruita attraverso la presenza nel corpo vivo della società, nei luoghi dove più forte è il disagio e la sofferenza sociale, accompagnando a questo la capacità di elaborare pensiero in quei luoghi, da quei luoghi. Teoria e prassi. Unendo mondi diversi, sentimenti diversi, a partire da una idea di società. Per fare questo occorre spogliarsi da un “io” egocentrico. Questo è l’impegno al servizio del quale ci metteremo un po’ tutti. Perché penso davvero che sia giunto il momento di dare una casa a tutto questo mondo del disagio alla ricerca di un riscatto e di una rappresentanza adeguata. Una casa in cui ci sia l’affermazione di una sinistra che abbia la capacità di dare una prospettiva in termini di progresso, d’innovazione, in termini di dignità. Quindi una radicalità posturale. Proposte radicali e al tempo stesso innovative. Occorre dare una casa a tutto questo mondo nel nostro Paese. Avere il coraggio di aprirsi, d’includere, di sperimentare, e non di chiudersi all’interno delle proprie confort zone.

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Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.