Sono 1651 i migranti sbarcati via mare in Italia nei primi tre giorni del 2023, contro i 116 dello stesso periodo del 2022 e gli 0 del 2021. Giorgia Meloni e Matteo Salvini avrebbero infiammato la rete di proteste vibranti – prendendo di petto, nel solito copione, il “debole” Viminale – se al governo non ci fossero oggi proprio loro. Con una macchina della propaganda orientata talmente bene che mentre sul fronte degli sbarchi tutto tace, viene silenziata anche l’eco dello schiaffone ricevuto dal nostro governo dalla Svezia, presidente di turno dell’Unione Europea.

La richiesta italiana di redistribuire i migranti in Europa si allontana: «Non vedrete un patto migratorio completato durante la presidenza svedese – ha dichiarato al Financial Times l’ambasciatore svedese presso l’Ue Lars Danielsson -. Ci sarà, ha previsto, non prima della primavera del 2024». Il ceffone diplomatico dovrebbe far ancora più male, tenendo conto che i Democratici Svedesi al governo – a dispetto del nome – sono la destra sovranista e populista di Stoccolma. “Fratelli di Svezia”, insomma: il corrispettivo scandinavo di Meloni & Co., che nel corto circuito delle destre sovraniste subiscono prima il danno e poi la beffa. I Democratici Svedesi sono parte del gruppo europeo Ecr, di cui Giorgia Meloni è presidente. E sono loro ad opporsi a piè fermo contro ogni ipotesi di accordo durante la presidenza di turno svedese dell’Ue, iniziata il 1 gennaio. «A fare i sovranisti trovi sempre qualcuno più sovranista, che difende solo gli interessi del proprio Paese. La destra europea, i migliori amici del governo Meloni», ironizza il deputato dem, Enzo Amendola.

«Ecco il succo dell’europeismo in salsa sovranista: ognuno per sé e Dio per tutti», sintetizza la deputata Daniela Ruffino di Azione – Terzo polo. Padre Alex Zanotelli lancia una iniziativa di ‘Digiuno di giustizia in solidarietà con i migranti’, il prossimo 11 gennaio in piazza Santi Apostoli a Roma, a partire dalle 16. «Il profeta Isaia – sottolinea il missionario comboniano -ci ricorda che la credibilità della nostra fede non si misura dai riti che celebriamo, ma dall’impegno in difesa dei più deboli. È questo che ci spinge a continuare, da oltre quattro anni, questo Digiuno come gesto di protesta alle politiche razziste della UE e del governo Meloni. Ci sconcerta prima di tutto il linguaggio sempre più razzista del nuovo governo che parla di ‘’navi pirata’’, ‘’blocco navale’’ contro i profughi, ‘’selezionare’’, ‘’carico residuale’’, ‘’viaggi organizzati’’. Tale linguaggio è inaccettabile sulla bocca di chi governa questo paese. Ma ancora più grave è il nuovo decreto Migranti del governo Meloni: una vera e propria dichiarazione di guerra contro le navi-salvavita delle Ong e contro gli operatori umanitari».

«Troviamo assurdo – osserva padre Zanotelli a nome del ‘Digiuno di giustizia – quanto scritto nel decreto e cioè che la nave delle Ong può fare solo un soccorso e poi rientrare subito per essere spedito nel porto italiano più lontano possibile». Un dispettuccio sul quale vuole vederci chiaro Stefano Bonaccini. Il presidente dell’Emilia-Romagna lo ha detto a margine di uno degli eventi di lancio della sua candidatura per la leadership dem: «Non è che qualcuno vuole fare dei migranti sbarcati a Ravenna l’oggetto di un dispetto alla regione governata dal centrosinistra? Per noi l’accoglienza è un dovere, e deve riguardare il sistema-Paese nel suo complesso», ha dichiarato. La nave Geo Barents ieri è intanto attraccata a Taranto dove ha potuto far sbarcare in sicurezza gli 85 passeggeri soccorsi in mare. Non ha violato il ‘decreto sulle Ong’ voluto dal governo Meloni: quando la norma è entrata in vigore i migranti soccorsi nel Mediterraneo dall’imbarcazione di Medici Senza Frontiere erano già sulla nave, quindi la disposizione di legge, entrata in vigore alla mezzanotte e un minuto del 3 gennaio scorso, non poteva essere violata semplicemente perché non esisteva ancora.

Ruota attorno a questa interpretazione la valutazione degli investigatori secondo la quale il comandante della Geo Barents non ha violato il decreto sulle Ong e che la nave, quindi, non deve essere sottoposta a sanzioni amministrative da parte della Prefettura. La maggioranza che ha vinto le elezioni sui respingimenti in mare annaspa. Fatica a tenere fede anche su questo alle promesse elettorali. Al ministro della Difesa Guido Crosetto viene dato il via libera per attaccare, dunque. Anche per distrarre a dovere l’opinione pubblica. Le sue cannonate vengono dirette verso Francoforte, all’indirizzo della Bce. Perché porsi di traverso alla sola Unione Europea quando si potrebbe aprire anche un fronte contro la Banca centrale?

E infatti ecco il Ministro di Fdi: «Abbiamo lasciato a organismi indipendenti e che rispondono solo a se stessi, la possibilità di incidere sulla vita dei cittadini e sull’economia, in modo superiore alla Commissione europea e soprattutto ai governi nazionali. È legittimo chiedersi quanto sia giusto?», ha tuonato Crosetto. Inusuale, l’affondo di un ministro in carica all’indipendenza della Bce. Tanto che molti si rivolgono alla premier Meloni: «È anche il suo pensiero?», provano a stanarla dalle opposizioni. «Dica chiaramente se condivide o no», la chiama in causa Benedetto Della Vedova, Più Europa. «Posizioni sbagliate e pericolose», bollano in coro Carlo Calenda e Luigi Marattin.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.