Il problema più grande che sta di fronte al governo, in questo inizio d’anno, è evidentemente l‘economia. Bisogna trovare il modo per rilanciare lo sviluppo e la crescita del paese – fermi da troppo tempo – e di allargare il campo del lavoro e migliorarne le condizioni. Più produzione, più distribuzione. È un imperativo categorico.

Però ci sono altri due temi sui quali l’Italia da troppo tempo aspetta riforme serie e una strategia politica. Sono la giustizia e la questione delle migrazioni. Sia la destra che la sinistra hanno affrontato queste due grandi questioni della modernità, sempre, in modo strumentale. Cioè non cercando nuove soluzioni, nuovi assetti, nuove prospettive, ma provando a lucrare consensi da una descrizione demagogica dei problemi. La destra ha sempre considerato l’immigrazione un fenomeno che può essere utilizzato per incutere paura negli elettori, specie nelle fasce più deboli, e trascinarli dalla propria parte, colpendo la sinistra. La sinistra si è difesa imitando la destra. E varando il “Minnitismo”.

Tocca alla destra, che ora è al governo, rompere questo schema e scrivere delle riforme che consentano l‘accoglienza di circa 100mila migranti ogni anno – forse il paese se ne può permettere anche di più – in una condizione di accoglienza vera, di assistenza, di diritti e di possibilità di collocamento al lavoro. Sospendendo la guerra alle Ong, che è pura e cinica propaganda. Allo stesso modo si pone la questione della giustizia.

Qui è sempre stata la sinistra a giocare con il populismo e la pancia degli elettori. Ha usato la giustizia per colpire gli avversari e per fomentare una spinta giustizialista e forcaiola, inseguendo le grida reazionarie dei qualunquisti, dei 5 stelle e degli stessi magistrati. Il centrodestra ora avrebbe i numeri per riformare e ristabilire lo stato di diritto e l‘equilibrio dei poteri. Dopo almeno 30 anni. Il problema è che al suo interno ci sono forze profondamente giustizialiste, non meno reazionarie dei 5 Stelle. Berlusconi e Nordio sapranno tenerle a bada?

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.