I primi esiti dell'autopsia
Giada Zanola era ancora viva quando è stata lanciata dal cavalcavia: “Temeva diffusione video intimi e avvelenamento”

Il corpo di Giada Zanola, 34 anni, non presenta segni di strangolamento o ferite da taglio e, stando ai primi risultati emersi dall’esame autoptico, la donna con ogni probabilità era ancora viva quando il suo compagno, Andrea Favero, l’avrebbe gettata giù dal cavalcavia sull’autostrada A4, nel territorio di Vigonza (Padova), sollevandola oltre la ringhiera di circa due metri. L’uomo, 39 anni, è in carcere con l’accusa di omicidio volontario.
L’ipotesi è che il compagno, di professione camionista, l’abbia stordita e non è escluso, al momento, che Giada Zanola possa essere stata drogata. Non è stato possibile risalire all’esatto orario della morte per le condizioni in cui versava il corpo della donna che, dopo il volo di una quindicina di metri, è finito sulla carreggiata dove è stato travolto da un tir di passaggio in autostrada.
Le amiche: “Temeva diffusione video intimi”
Tornando alle indagini e alle testimonianze raccolte dalla polizia sull’omicidio della 34enne, che con Favero aveva un figlio di 3 anni, emergono nuovi particolari. La coppia era in crisi da tempo e Giada aveva da poco iniziato una nuova frequentazione. La 34enne, che veniva spesso aggredita dal compagno pur senza denunciare nulla, avrebbe confidato alle amiche il timore che Favero mettesse in rete i suoi video intimi, per ricattarla. Inoltre dai racconti fatti dalle amiche è emerso un timore ulteriore, quello che l’uomo potesse avvelenarla, o drogarla a sua insaputa. Un particolare che ricorda la vicenda di Giulia Tramontano.
Sarà l’esame tossicologico sui campioni prelevati nel corso dell’autopsia a far chiarezza su quest’ultimo aspetto. Necessari circa 30 giorni.
Favero in carcere, accertamenti su cellulare
Accertamenti in corso anche sul cellulare del camionista per ricostruire le ultime ore di vita di Giada, che poco prima di ‘volare’ dal cavalcavia, aveva litigato con Favero che rimane nel carcere Due Palazzi dove venerdì 31 maggio, nell’interrogatorio di garanzia, ha fatto scena muta anche se, in precedenza, agli investigatori avrebbe fatto alcune ammissioni, arrivando a sostenere di aver appreso della morte della compagna da una chat di quartiere.
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