“Che ti succede Diego?” chiedeva Gianni Minà al Pibe de Oro visibilmente in crisi. Era il 25 novembre 1990. L’Intervista andò in onda durante ‘La domenica sportiva’. “Non mi succede niente, solo che sono stanco delle pressioni che ho avuto in questi anni e non sono certamente forte come mi hanno fatto sul giornale. O come ero prima”, risponde un Maradona inedito ed esclusivo come era sempre con Gianni Minà, il giornalista ma anche l’amico che era riuscito a toccare le corde più profonde del campione. E le aveva maneggiate con cura e rispetto tanto da essersi guadagnato la stima, rara, di Maradona che gli concedeva interviste e anche di scavare nel profondo. Cosa che non consentiva a nessuno.

“Niente è eterno, nessuno è eterno – continua Maradona nella storica intervista – Io posso sbagliare come tutti quanti. Non voglio creare problemi alla città di Napoli o alla società. Due anni fa, quando il Marsiglia ha offerto dei soldi al Napoli, io volevo andare perché sapevo che non stavo più sopportando la pressione, che avevo due figlie. E sapevo anche che un giorno sarebbe finito il ciclo di questa squadra fortissima. Non hanno voluto sentirmi. Io non mi pento mai di quello che faccio. Però quando dico basta è basta. Con questo non voglio ferire nessuno, neanche i tifosi del Napoli. Voglio solo non dover sopportare più le pressioni di tutti quanti”.

Una confessione frutto di un rapporto speciale “sempre molto franco” e di un’amicizia sincera durata fino alla fine. “Io rispettavo il campione, il genio del pallone, ma anche l’uomo, sul quale sapevo di non avere alcun diritto, solo perché lui era un personaggio pubblico e io un giornalista – scrisse Minà nel raccontare quel rapporto speciale – Per questo credo lui abbia sempre rispettato anche i miei diritti e la mia esigenza, a volte, di proporgli domande scabrose”. Il Mattino ricorda che il campione argentino si è spesso rifiutato di sottoporsi a ogni tipo di richiesta dei media e degli sponsor, una “logica ambigua” per la quale “è stato tante volte criminalizzato”.

Minà ricordava come per i Mondiali del ’90 riuscì a strappare a Maradona la promessa di un’intervista per il suo Zona Cesarini, una piccola trasmissione che andava in onda sulla Rai dopo l’ultimo telegiornale. “Così, nel pomeriggio prima della semifinale Argentina-Italia, allo stadio di Fuorigrotta di Napoli, davanti a un pubblico diviso fra l’amore per la nostra nazionale e la passione per lui, Diego, mi promise per telefono: ‘Comunque vada verrò al tuo microfono a darti il mio commento. E tengo a precisare, solo al tuo microfono’”. Gianni Minà è morto il 27 marzo a 85 anni. La famiglia di Maradona lo ricorda sui suoi social ufficiali: “Tu non lo hai mai tradito. Grazie di tutto, Gianni Minà, un giornalista senza tempo, emblema di un mestiere quasi scomparso. Una perdita immensa. Le nostre condoglianze a tutta la sua famiglia”. Così la pagina social di Diego Armando Maradona ricorda il giornalista, grande amico del campione argentino.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.