La rassegna militare – impeccabile – nel cortile di palazzo Chigi con il Presidente finlandese Sauli Niinistö new entry nell’alleanza atlantica e in visita di Stato in Italia. Terminato il bilaterale – guerre, ordine mondiale, il ruolo dell’Europa il menu anche in vista del consiglio Ue di giovedì e venerdì – avanti con il Consiglio dei ministri. Sul tavolo decisioni importanti sul fisco. Per la maggioranza sono “un aiuto a chi fa impresa”: semplificazioni, onere della prova e obbligo di motivazione a carico dell’Agenzia delle entrate ogni volta che fa una contestazione, sanzioni meno onerose per chi sbaglia, diversa tempistica per i pagamenti delle tasse col criterio di limitare il più possibile gli anticipi. Per le opposizioni sono i soliti trucchi per aiutare gli evasori. Il governo conta di ingraziarsi il favore delle partite Iva e di rabbonire almeno un po’ i malumori diffusi per una legge di bilancio che alla fine sembra scontentare un po’ tutti, maggioranza compresa. Nel pomeriggio arriva anche la gioia per il successo in Trentino dove vince il centrodestra ma stravincono Meloni e i suoi fratelli e sorelle. In serata anche un vertice con il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il viceministro Sisto, il sottosegretario Delmastro e la responsabile Giustizia della lega Giulia Bongiorno. Sul tavolo la prescrizione ma anche il modo per rendere operativi i Cpr e le espulsioni.

Insomma, la giornata tipo di una premier impegnata e concentrata sul lavoro. Anche “sorridente e tranquilla”, nulla a che vedere con i musi lunghi dei giorni scorsi, con la sindrome da accerchiamento denunciata prima nel post galeotto sulla fine della relazione con Giambruno e poi nel video lanciato domenica mattina al teatro Brancaccio (storica sede delle riunioni Pd e dell’Olivo ma così è). Tailleur scuro con bottoni dorati, capelli raccolti nella coda di cavallo, decollettè con tacco otto molto sottile, elegante ma sobria la premier è sembrata voler affidare anche all’outfit e al body language il messaggio che va tutto bene ed è tutto sotto controllo. Che è pronta ad un’altra settimana molto delicata per gli sviluppi della guerra. E per l’Europa, un po’ troppo passiva e afona rispetto al quadrante mediorientale. Ma la faccenda Giambruno con tutte le sue variabili a cavallo tra la politica e il gossip non ha alcuna intenzione di farsi chiudere in un cassetto. E non solo per il vizio inebriante di guardare i potenti dal buco della serratura. “La mia relazione finisce qui”, aveva scritto Meloni nel post galeotto venerdì di buon mattino. Salvo poi, due righe più sotto, essere proprio lei a riaprila. Non una ma ben due volte. Venerdì quando nel post scriptum finale l’ha giurata a “chi pensava di colpirmi nel privato. Io sono roccia e anche se la goccia insiste, è e resta sempre acqua”.

E domenica nel video messaggio inviato ai Fratelli d’Italia riuniti al Brancaccio per festeggiare “i grandi successi del primo anno di governo”. “Furibonda” e “accerchiata” (così è stata descritta da chi l’ha potuta incontrare tra venerdì e sabato), la premier in quel videomessaggio si è lasciata andare in uno sfogo che ha moltiplicato al cubo vittimismo e complottismo. Entrambi pessimi compagni di strada per il leader di una moderna e solida democrazia. Meloni ha accusato “gente meschina che pur di danneggiare il governo si rotola nel fango”. Ha parlato di “cattiveria che non si è mai vista prima”, di “attacco ad orologeria”, di “metodo per tentare di indebolirci”. Ha promesso, quasi minacciato: questi “fantasmi” (sarcastico) dovranno “fare i conti con la propria coscienza e giuro che lo faranno”.

Poiché questa è tutta una storia interna alla maggioranza – le opposizioni non toccano palla neppure sul gossip – è doveroso chiedersi chi sono i fantasmi. Anche perché la storia è ben lungi dal chiudersi a giudicare almeno dalla ricca produzione di foto, fotomontaggi e retroscena – non sempre di buon gusto – dedicate dal sito Dagospia all’ex first gentleman. E di conseguenza alla premier. Disvelamenti sull’attività da articolista di Giambruno con il nome de plume Arnaldo Grasso, le sue anticipazioni e simpatie su colleghe di Mediaset. C’è l’azienda di famiglia Berlusconi al cento di quasi tutto. E l’intemerata, poi corretta, del fedelissimo Giovanni Donzelli (“non avremo riguardi per nessuno”) rivolto alle solite “grandi lobby che incrostano” il Paese, non ha tranquillizzato. C’è anche Mediaset nel mirino? Nessuno crede che i piani alti di Cologno ignorassero quanto stava accadendo. “Ma ti pare che una roba del genere che tocca in prima persona la fama e la credibilità della premier, venga messa in onda senza informare la famiglia?”. Che sarebbero Marina e Piersilvio.

Nulla trapela dal consiglio dei ministri di ieri. Neppure il compiacimento dei Fratelli rispetto allo schiaffone che ha preso Salvini nelle amministrative a Trento e Bolzano. “Dovrà farsene una ragione”, allargano le braccia due sparuti Fratelli deputati che si aggiravano ieri tra Palazzo Chigi e Montecitorio. È certo che l’affaire Giambruno non è dispiaciuto in casa Lega. “Così imparerà anche lei ad abbassare un po’ le penne”, dicono della premier considerata “accentratrice e arrogante”. Anche dentro Fratelli d’Italia si muovono da tempo moti di fastidio per la “bunkerizzazione” del partito in mano alla sorella: Giorgia e Arianna, “hanno tutto in mano loro”. E decidono, a quanto pare, “senza ascoltare nessuno”. La partita nomine, non quelle di prima fascia ma le migliaia di incarichi di seconda e terza fascia sono solo “cosa loro”. E questo sta stancando anche alcuni palazzi. La Corte dei Conti, ad esempio, cui il governo ha tolto il potere di controllo sul Pnrr. Si chiedeva ieri Dagospia che in questa storia sta consumando la vendetta su chi ha sempre squalificato il gossip a “robetta”. “Forse che la Iron Lady alla vaccinara ha capito che senza Forza Italia il suo governo cade? Dal 25 settembre 2022, la Ducetta si è comportata come se esistesse solo lei”. Non è finita per nulla.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.