My dad the President
Grazia al figlio Hunter, paparino Biden come quei re fannulloni che perdonano cani e porci: e Trump farò lo stesso…
L’America, sempre intesa come Stati Uniti, è notoriamente la più grande democrazia del mondo, l’esempio per tutti i popoli di tutti i tempi, il bagaglio delle memorie della democrazia ateniese, poi della Repubblica romana, ed è la democrazia del continente separato che insegna il suo modello alle scuole serali di chi vive nell’ombra della democrazia. Ebbene? Da quel palcoscenico ci arriva un versaccio vernacolare: prendiamo atto che quel tempio che raccoglie tutti i tempi e i templi della democrazia ci ha piantato in asso come se fossimo l’Afghanistan, facendo accartocciare i sogni residui che ci rendevano ancora forti di fronte all’est russo ipocrita e violento che scatena guerre e bugie.
La grazia al figlio Hunter dopo anni di intrallazzi
Joe Biden, il presidente delicato, il presidente che inciampa e che si ritira in piedi, il presidente diafano e gentile che ci faceva sentire l’orrore dell’uomo nuovo, Trump, così brutto cafone e spudorato da sembrare irreale, ebbene questo stesso Joe Biden prima di lasciare la Casa Bianca emette un imperiale verdetto di perdono. Come i re nullafacenti prima di Carlo Magno, come un re travicello, comodo e bello. La democrazia severa, austera e credibile? Tutto a puttane, per chi? Per quel malfattore di suo figlio Hunter che ha intrallazzato per anni nell’est russo ed europeo facendo miliardi a palate. Hunter non gode di alcune fama popolare: è uno dei trafficanti che maneggiando ori e disonori ha contribuito a fare dell’Ucraina – prima dell’invasione – uno dei luoghi più corrotti del mondo. Adesso paparino suo – My dad the President – lo immacola con quella specie di panna montata che i sovrani di Pennsylvania Avenue in memoria di un antico diritto che discende dai re fannulloni permette di perdonare cani e porci, figli di malaffare e servitori infedeli per renderli liberi e belli come uno shampoo.
Trump farà lo stesso con condannati Capitol Hill
L’ha fatto. E il suo predecessore nonché prosecutore, farà la stessa cosa con i condannati del 6 gennaio, quelli che volevano aprire la Casa Bianca come una scatoletta di tonno perché avevano percepito il grillismo-leninismo. Tana liberi tutti. La democrazia luterana e calvinista in cui non esiste perdono e pentimento è venuta a galla gonfia di vergogna e ci è esplosa in faccia. Noi in Europa siamo messi male: allo Zar diciamo che siamo gli avamposti della democrazia e quello ci tira gli aeroplanini che si fabbrica di notte, urlando che l’unica etica è la sua, quella Asso Assovic Pigliatutto. Ma l’Europa è un grosso e grasso animale erbivoro molto pesante e supponente che si fa forte del pianeta Americano, the Land of opportunities. In questo preciso momento quel pianeta rischia di apparire un porcaio laddove prosperava il mito della libertà, democrazia e ricerca della felicità individuale.
Ma oggi? L’avvento dell’aspirante autocrate coi capelli arancioni arriva mentre esce di scena il furbo fragile azzurrino traballante presidente, che sulla soglia assesta una martellata di perdono che ferisce tutto.
Le azioni di Hunter Biden hanno gravemente scosso il prestigio dell’Ucraina cui auguriamo una pace giusta. E che cosa c’è di giusto in questo atto tanto legittimo quanto ridicolo, da re di coppe, con la faccia di Joe che perdona il pupo suo che addusse lutti al primato dell’Occidente? Questo minuetto di perdoni grotteschi farà male anche a noi arroccati sulla cittadella europea a scannarci sull’eolico che prende il nome da Eolo, dio del vento ma più popolare come uno dei Sette Nani.
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