“Ho fatto già troppa galera, oltre 45 anni e l’idea di tornare lì dentro per morirci, mi spaventava”. Graziano Mesina, che il 4 aprile prossimo compirà 80 anni, ha così giustificato alle sue legali la sua ultima latitanza durata poco meno di un anno e mezzo e iniziata quando, il 2 luglio 2020, è diventata definitiva la condanna a 30 anni di carcere per associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga.

Quel giorno Gratzianeddu (il suo nomignolo) lasciò l’abitazione dove abitava con la sorella Peppedda senza portare nulla con sé. “I vestiti e tutta la mia roba datela ai poveri”, avrebbe suggerito ai familiari prima di tornare ad esser una ‘primula rossa’. Ex primula rossa del banditismo sardo, è stato arrestato alle 2.30 del 18 dicembre al primo piano di una palazzina di Desulo, paesino di circa 2mila anime in provincia di Nuoro, dai carabinieri del Ros. Autore nel corso della sua lunga carriera criminale di numerose evasioni (ben 22 di cui dieci riuscite), dormiva vestito per essere pronto a scappare nuovamente.

Niente tv: coperte, stufa e contanti

I carabinieri l’hanno trovato a letto, riscaldato da più coperte e da una stufetta. Nell’abitazione nessun comfort, a partire dalla televisione, ma 6mila euro in contanti. La sua fuga dal carcere era curata, almeno negli ultimi tempi, da una coppia di coniugi cinquantenni che viveva al secondo piano, ora accusati di favoreggiamento e messi agli arresti domiciliari dai giudici del tribunale di Oristano.

Mesina si è consegnato tranquillamente, sul suo volto solo una smorfia di disappunto quando ha realizzato di dover tornare nuovamente in carcere. Negli ultimi giorni i carabinieri annusavano la cattura. Avevano ottenuto indizi e riscontri importanti ai fini investigativi (pare che Mesina fosse uscito per un giro in paese). Quando è scattato nella notte il blitz con decine di militari, tutt’attorno il silenzio più assoluto. Nessun curioso, nessuna finestra aperta per capire cosa stesse accadendo. Nulla. Nonostante il forte boato provocato da una esplosione con la quale i carabinieri hanno “aperto” la porta e fatto irruzione nell’abitazione.

Latitanza e lutti per Covid

Maglione grigio e jeans scuri, sbarbato, molto dimagrito, così Mesina ha accolto le sue legali qualche ora dopo nel carcere di Badù e Carros a Nuoro. A loro ha raccontato di essere molto provato per aver perso nell’ultimo anno le due sorelle Antonia e Rosa e il nipote Giancarlo, tutti per Covid. Ha detto anche di non essere rimasto nello stesso posto ma di aver girato molto, provvedendo da solo a risolvere qualche problema di salute.

Il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Teo Luzi ha espresso i propri complimenti a tutti i componenti del ROS, del Comando Provinciale di Nuoro, del GIS e dello Squadrone Cacciatori di Sardegna che grazie al loro impegno e sacrificio hanno permesso di catturare il latitante Graziano Mesina, importante risultato operativo. “L’arresto odierno – ha precisato ai militari il Gen. Luzi – è stato possibile solo grazie alla vostra capacità di lavorare in maniera sinergica, sfruttando a pieno le rispettive competenze. Con la vostra professionalità e il vostro esempio rendete me e tutti i Carabinieri che quotidianamente svolgono il proprio lavoro, con altrettanta serietà e passione, pieni di orgoglio. Bravi.”

La storia di Graziano Mesina

Grazianeddu, ex primula rossa del banditismo sardo, arrestato per la prima volta nel 1956 e per la penultima nel 2013 (uscì dopo 6 anni per decorrenza dei termini e sparì, il 2 luglio 2020, quando la Cassazione confermò la condanna per traffico di droga), era stato inserito dal ministero dell’Interno tra i 6 superlatitanti italiani.

Penultimo degli undici figli di una famiglia di pastori di Orgosolo, Mesina ha passato in carcere oltre 40 dei suoi 79 anni di vita, alimentando costantemente il suo mito con fughe rocambolesche, evasioni clamorose e colpi di scena, tanto da aver guadagnato una ampia platea di sostenitori e ammiratrici in Sardegna, che anche oggi dopo il suo arresto hanno espresso disappunto e dispiacere.

Il primo arresto, quando Grazianeddu aveva 14 anni, per porto abusivo di pistola e oltraggio a pubblico ufficiale. Poi le fughe dall’ospedale di Nuoro, dalle carceri di Sassari e Lecce, quella per amore dal penitenziario di Porto Azzurro. Tra i primi a battersi perché gli fosse concessa la grazia fu Indro Montanelli, ma Giovanni Falcone disse no all’allora presidente Cossiga che si era espresso a favore. Nel 2004 la grazia arrivò per mano del presidente della Repubblica Ciampi su richiesta dell’allora ministro della Giustizia Castelli. Tornato in Sardegna dal carcere di Voghera, Mesina inizia a lavorare come guida turistica delle sue zone e poi negli anni apre un’agenzia di viaggi.

Nel giugno 2013 il nuovo arresto a 71 anni. Secondo gli inquirenti, con la sua banda stava progettando un sequestro di persona: aveva già fatto un sopralluogo e fornito dettagli precisi sull’ostaggio ai suoi sodali, così come è emerso dalle intercettazioni. Inoltre è ritenuto dai magistrati della DDA di Cagliari capo di una potente organizzazione a delinquere dedita a traffico di stupefacenti, furti e rapine.

Il suo nome comparve anche nelle vicende del rapimento di un bimbo di 7 anni, Farouk Kassam (figlio di un albergatore di Porto Cervo), dove venne condannato per favoreggiamento anche se, complice un permesso premio, fece da mediatore con i banditi. Circostanza questa raccontata al giornalista del Tg1 Pino Scaccia. Il piccolo, sequestrato nel gennaio ’92, venne liberato a luglio dello stesso anno in cambio di un riscatto considerevole. Le circostanze della liberazione non sono mai state del tutto chiarite: polizia e governo hanno sempre negato il pagamento di un riscatto, versione ribaltata da “Grazianeddu” in più interviste.

 

 

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Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall'ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.