Dopo oltre due anni di guerra potrebbe esserci una svolta nel conflitto che sta dilaniando il Sudan. Il generale Abdel-Fattah al Burhan ha infatti nominato Primo ministro Kamil Idris, riportando il governo di Khartoum nella mani di un civile. Kamil Idris è un giurista di fama internazionale che vanta una lunga carriera all’interno delle agenzie della Nazioni Unite. Negli anni ha infatti ricoperto ruoli di vertice nell’Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale (OMPI) e nell’Unione Internazionale per la Protezione delle Nuove Varietà di Piante (UPOV), ed è anche stato anche membro della Commissione delle Nazioni Unite per il diritto internazionale. Idris ha studiato all’Università del Cairo e poi in Svizzera e nel 2010 si era candidato alle elezioni presidenziali contro Omar al Bashir, non riuscendo però a prevalere.

La sua nomina è stata salutata con molta soddisfazione dalle Nazioni Unite che vedono Kamil Idris come l’uomo che potrebbe mettere pace nel paese africano. Il giorno dopo la sua nomina il nuovo Premier ha sciolto il governo, a suo dire troppo legato ai militari, e si è riservato qualche giorno per nominare un nuovo esecutivo che possa guidare il Sudan. Il generale al Burhan, da quando ha riconquistato la capitale, aveva già cercato di ammorbidire le sue posizioni nominando agli Esteri un diplomatico come Omar Siddiq, ma le sue mosse non erano state sufficienti per aprire un tavolo di trattative.

Le Forze di Supporto Rapido, la milizia ribelle che da due anni combatte con i governativi, non hanno ancora preso posizione sulla nomina del nuovo Primo ministro e resta in piedi il governo parallelo nominato nelle aree sotto il controllo degli uomini del generale Hemeti. Sul campo i cosiddetti governativi stanno vincendo e dopo aver ripreso il distretto di Khartoum, stanno cacciando i ribelli dal Kordofan e dalla regione del Nilo. Alle Forze di Supporto Rapido resta la regione del Darfur, della quale sono originari, ma la capitale del nord al Fasher è ancora sotto il controllo di una milizia alleata con al Burhan. La mossa di nominare Kamil Idris sembra avere un padrino nel presidente egiziano al Sisi, strettissimo alleato e mentore di al Burhan, che è sempre stato un mediatore molto attivo.

Hemeti sta perdendo sul campo, ma potrebbe resistere anni nel Darfur, creando uno stato autonomo che non risponderebbe al governo centrale. Egitto, Arabia Saudita e Stati Uniti si sono detti pronti a riaprire le trattative di pace, coinvolgendo anche gli Emirati Arabi Uniti che riforniscono di armi e soldi i ribelli. Il conflitto ha già provocato decine di migliaia di morti e milioni di profughi che sono fuggiti in campi improvvisati nei paesi confinanti. La carestia e le malattie stanno colpendo la popolazione sudanese ed oltre 25 milioni di persone, più della metà del totale della popolazione, sono vittime di insicurezza alimentare acuta stando ai dati delle Nazioni Unite.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi