La nuova realtà che l'élite progressista ha causato
Guerra in Ucraina, Trump e Putin la chiamano pace ma è autoritarismo: così l’Europa diventerà terreno di conquista
Trump e Putin vogliono un accordo muscolare per ribadire chi domina l’economia e il potere militare. La Nato deve reagire alla stabilità imposta dal nuovo ordine mondiale: a rischio c’è la nostra libertà
Il dialogo fra Trump e Putin è la notizia non del giorno ma dell’attuale fase storica. La loro pace ucraina si staglia all’orizzonte, così densa di conseguenze che ogni Stato inizia a ripensare sé stesso in un pianeta irriconoscibile. Joe Biden progetta un invio estremo di armi, come un Ceo prima che il Cda gli dia il benservito. I leader europei annunciano le loro tardive contromisure. E Sergio Mattarella svela le carte che l’Occidente non ha più: per risolvere le guerre, fa appello alla Cina. È la resa della ragione alla nuova realtà, proprio mentre si celebrano i 35 anni dalla caduta del Muro. Tre decenni e mezzo di errori e capitomboli di una leadership progressista euroglobale che si è ritenuta élite per diritto divino. E ha finito per perdere tutto. Dal consenso degli elettori fino alle redini delle decisioni.
La pace autoritaria travestita da realpolitik
La pace ucraina sarà una pace autoritaria. Si travestirà di realpolitik e verrà con il 2025, dopo la guerra dei mille giorni che avrà fatto oltre un milione di morti. Nessuno in Occidente ha manifestato contro Putin. Anzi, metà delle popolazioni ha apertamente tifato per lui. Non importa che Mosca abbia aggredito un paese sovrano, provocato orrende stragi, persino deportato bambini. Le centinaia di migliaia di ragazzi ucraini e russi sacrificati dallo zar valevano comunque meno dei (presunti) 40mila di Gaza, perché questi ultimi erano causati dagli ebrei. Ma mentre le forze filo-putiniste agivano e depistavano, gli alleati di Kiev hanno posto il veto all’unica azione di vera deterrenza: attaccare la Russia sul suo territorio. Così, hanno solo rimandato la sconfitta di un paese libero, europeo, atlantico.
Oggi entra in scena Donald Trump, che non è un pacifista né un ideologo dei popoli oppressi. È il promotore di un equilibrio iper-pragmatico e brutale, dove l’interesse degli Stati Uniti non è più quello del suo tradizionale sistema di alleanze e quindi della democrazia. Quindi, non vuole una pace qualsiasi. Vuole disegnare lo scenario del nuovo mondo attorno agli attuali rapporti di forza. I valori del 1945 restino pure sepolti nel secolo scorso.
Il 20% ucraino resta russo
Ecco perché la pace autoritaria si profila come la cartina geopolitica del XXI secolo. Con i suoi tratti fondanti così marcati – il 20% dell’Ucraina, conquistata da Mosca, resta russo, e Kiev diventa di fatto neutrale – non sarà la pace dei cimiteri. Al contrario, Trump e Putin puntano a un accordo vivo, attivo, muscolare, perché dovrà essere per tutto il mondo una fotografia di chi comanda perché domina l’economia, la tecnologia e il potere militare. A questo nuovo asse si dovranno adeguare tutti. Volodymyr Zelensky ha già chiesto di incontrare Trump. Farà di tutto per non apparire l’isolato nemico di una “soluzione” che annulla il suo paese. Ma, se questo scenario non cambierà in tre mesi, la pace ucraina non sacrificherà solo i diritti di un popolo che ha cercato eroicamente di resistere a un’aggressione. E sul campo di battaglia non resteranno solo le ceneri dei democratici Usa, che – come tutta la suicida sinistra mondiale – anche questa volta hanno pensato di vincere perché “l’altro” era un barbaro fascista.
Nato unico argine
A lasciarci le penne sarà soprattutto l’Europa, che diventerà un inerme terreno di conquista economica e probabilmente non solo. “La Nato è superata”, sibila Vladimir Putin. E il premier polacco Donald Tusk, mentre reclama che il suo paese sia ascoltato (“le decisioni non possono essere prese sopra le teste degli ucraini, ma neanche sopra le nostre”) sa bene di cosa si parla. Perché era ed è la Nato l’unico argine per l’Europa, uno schieramento militare coeso che rappresenta e difende la democrazia. Quanto conterà la Nato per Trump e Musk, che dopo la pace ucraina domineranno il pianeta anche sul lato delle tecnologie?
Intanto risuonano le grida europee fuori tempo massimo, come in un prevedibile copione teatrale. Dal monito di Macron a non restare erbivori fra i carnivori, a quello di von der Leyen: “Con Kiev fino alla vittoria finale”. Ma ormai Trump pensa all’Europa solo come garante delle zone demilitarizzate e portafoglio per la ricostruzione dell’Ucraina. Nel nuovo ordine mondiale, l’Unione rischia di subire un percorso che non ha scelto, pagando il prezzo di ciò che invece finora ha scelto di restare: l’immobile recinto di 250 milioni di persone che cerca solo di blindarsi e di preservare i suoi privilegi e i suoi riti, facendosi proteggere da una superpotenza mentre briga con i suoi nemici. È questo giochino che sta per finire, insieme alla libertà così come l’abbiamo conosciuta.
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