Il duello con Meloni
Guerra Ucraina, dall’elezione di Robert Fico al gancio USA: gli assist alla Lega per destabilizzare Fratelli d’Italia
Il leader del Carroccio avrebbe gioco facile a sparigliare sulla politica estera. E i suoi confermano la volontà di rilanciare sul “tema della pace”

Giorgia Meloni è nervosa e manda avvertimenti a Matteo Salvini. Ma la Lega non ha intenzione di smetterla con lo scontro a bassa intensità. Anzi. Il Carroccio si prepara al rilancio sulla guerra in Ucraina. Insistere sul “pacifismo” e sullo stop agli aiuti militari a Kiev per mettere in discussione l’atlantismo di Palazzo Chigi. Insomma, le minacce di Meloni non dovrebbero sortire l’effetto di calmare le acque all’interno della maggioranza. “Se cade il governo si va a votare”, è l’aut-aut recapitato dalla presidente del Consiglio al vicepremier e Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Virgolettati che descrivono un clima quanto mai teso nell’esecutivo. Messaggi in bottiglia indirizzati agli alleati tramite i retroscena dei grandi quotidiani. Eppure a Via Bellerio vogliono proseguire con i distinguo. Continuare a incalzare Fratelli d’Italia in un’ottica di competition a destra. Il traguardo sono le elezioni europee dell’anno prossimo. L’obiettivo è ridimensionare nelle urne il partito della premier e chiedere un rimpasto di governo subito dopo il voto per il rinnovo del Parlamento Europeo. Salvini immagina di poter chiedere altri due o tre ministeri per il Carroccio. Perciò bisogna arricchire di nuovi tasselli la strategia di destabilizzazione sotterranea della maggioranza.
Tutto è cominciato con le nomine delle società partecipate e ora è caldo il fronte dello scontro sull’immigrazione. Ma ci sono anche la manovra e l’autonomia. Tante mine piazzate dai leghisti sul cammino di Meloni. E adesso, nel quartier generale del Carroccio, l’attenzione è tutta sui sondaggi che certificano il malumore di molti italiani per il supporto bellico all’Ucraina del presidente Volodymyr Zelensky. Tutte le rilevazioni, riservate e non, indicano che la maggioranza dei cittadini del nostro Paese è contraria all’invio di armi a Kiev. Salvini ci vede un’altra opportunità per essere l’unico leader del centrodestra a dare voce a questa fetta non indifferente dell’elettorato. Nella Lega non sono certo passate inosservate due notizie degli ultimi giorni. La prima è la vittoria alle elezioni legislative in Slovacchia del partito dell’ex primo ministro filorusso Robert Fico. Il leader slovacco, in procinto di guidare il nuovo governo di Bratislava, ha già annunciato quantomeno un taglio degli aiuti militari all’Ucraina. “Non cambieremo posizione, la Slovacchia ha problemi più grandi della guerra in Ucraina”, ha detto Fico. Parole che suonano come musica per le orecchie di Salvini. Soprattutto perché arrivano dal leader in pectore di un paese appartenente sia alla Nato sia all’Unione Europea.
Un nuovo gancio per la prossima campagna salviniana arriva da Oltreoceano. Con il Senato Usa che ha approvato la legge che evita lo shutdown e stoppa automaticamente 6,2 miliardi di dollari di aiuti americani a Kiev. La war fatigue avanza nei paesi occidentali e questo potrebbe essere il momento giusto per rinverdire il cosiddetto “pacifismo” della Lega.
Anche perché nel centrodestra è venuta a mancare la figura di Silvio Berlusconi, che negli scorsi mesi, a suo modo, ha interpretato il disagio di chi non vuole più dare armi all’Ucraina. Resta soltanto Salvini, dunque. E il tema è sicuramente ghiotto in vista delle elezioni europee. A differenza di Fi e Fdi, la Lega fa parte di un gruppo europeo in cui non mancano le tentazioni filorusse. Quindi il leader del Carroccio avrebbe gioco facile a sparigliare sulla politica estera. I suoi confermano la volontà di Salvini di rilanciare sul “tema della pace”.
“Mandare armi non è servito a fermare la guerra, ora il governo deve cambiare strategia”, dettano la linea i dirigenti della Lega. Il vicepremier, sulla questione ucraina, fino a questo momento ha evitato di incalzare troppo la premier. Qualche distinguo e i soliti, generici, inviti alla pace e alla diplomazia. Dopo l’immigrazione e le divergenze sulla manovra, un pressing di Salvini sul conflitto in Ucraina rappresenterebbe un ulteriore salto di qualità nel duello con Meloni.
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