Caro direttore, non intendiamo abusare per la terza volta del largo spazio offerto meritoriamente dal suo giornale al dibattito in corso in Italia fra le opposte posizioni esistenti a proposito dell’invasione da parte della Russia in Ucraina. Ci limitiamo a brevi note anche perché in caso diverso dovremmo ricorrere al faticoso esercizio di riscrivere con parole diverse quelli che abbiamo già espresso in due articoli perché il prof. Prospero non ha risposto a nessuno dei nostri argomenti. Invece, a parte qualche interessante riferimento bibliografico, ci bacchetta perché saremmo obnubilati da “una attrazione fatale per le armi” e ci boccia perché per motivare questa infatuazione la (nostra) logica traballerebbe.

Purtroppo, la nostra età ci consiglia di evitare inutili perdite di tempo richiedendo al prof. Prospero di darci qualche ripetizione nella materia (la logica) nella quale siamo impreparati. Cogliamo però l’occasione per avanzare una domanda: ad avere “l’attrazione fatale per le armi” o, come è stato scritto in altri articoli sul Riformista a essere “guerrafondai” è Putin che ha invaso l’Ucraina bombardandola, radendo al suolo intere città, mettendo in campo truppe che fanno strage di civili e stuprano centinaia di donne o chi come noi solidarizza con gli aggrediti e, sulla base di questa solidarietà, ritiene che a essi vanno inviate armi per rispondere all’aggressione? Forse che, per non turbare i pacifisti italiani, gli ucraini a questo attacco dovrebbero arrendersi o al massimo potrebbero rispondere con le cerbottane e chi nell’Occidente solidarizza con loro dovrebbe limitarsi a fornirgli dei cartoccetti come unico strumento per non essere tutti attaccati come guerrafondai? Allora è un guerrafondaio il presidente socialdemocratico Scholz che, con tutte le cautele possibili, ha deciso di inviare agli ucraini 50 carri armati? Sono guerrafondaie anche le presidenti socialdemocratiche della Finlandia e della Svezia che, visto il nazionalismo predatorio che ispira Putin, vogliono richiedere l’adesione alla Nato? Francamente noi siamo con loro, non con Putin e tantomeno con Schroeder.

Ci permettiamo di ripetere dai precedenti articoli solo una cosa: per fare la trattativa bisogna essere in due. Finora Zelensky ha richiesto più volte un incontro con la controparte e Putin si è sempre rifiutato di trattare perché evidentemente vuole completare la sua guerra di conquista e di distruzione. Nikolaj Patrushev, segretario generale del consiglio di sicurezza della Federazione Russa, in un’intervista ha espresso quelle che sembrano le intenzioni reali di Putin e anche la sua filosofia: «pertanto il risultato della politica in Occidente e del regime di Kiev da esso controllato non può che essere la disintegrazione dell’Ucraina in più Stati». C’è poi una breve lezione di filosofia politica: «gli europei … hanno adottato i cosiddetti valori liberali, anche se in realtà si tratta del neoliberismo che promuove la priorità del privato sul pubblico, l’individualismo che sopprime l’amore per la patria. Con una tale dottrina l’Europa non ha futuro. Sarà costretta ad imparare di nuovo le lezioni non apprese». Noi troviamo conforto nel sostenere la difficile iniziativa politica e ideale contro l’aggressione spietata all’Ucraina e i laudatori dell’armata di Putin leggendo l’appello di 80 intellettuali di tutto il mondo a sostegno della Resistenza del popolo ucraino.

Appello firmato da Arundhati Roy a Tahar Ben Jelloum, da Noam Chomsky a Wole Soyinka… le cui parole vorremmo fossero diffuse: «Non sbagliamo la battaglia. Tutti e tutte coloro che rivendicano per sé la libertà e credono nel diritto dei cittadini di scegliere i propri leader e di rifiutare la tirannia, oggi devono schierarsi con gli ucraini. La libertà va difesa ovunque … difendendo la guerra di Putin ci priviamo del nostro diritto di essere liberi». Rifletta su queste parole il prof. Prospero.

Fabrizio Cicchitto, Umberto Ranieri

Autore