La democrazia all'ultima spiaggia
I governativi cacciati da Draghi dovrebbero ringraziare Mattarella
Per accettare Draghi e capirne il valore aggiunto, prima deve scendere la febbre identitaria. Che roba è? È la presunzione inevitabile che corrisponde all’inizio del celebre sonetto del Belli “Io so’ io, e voi nun siete un cazzo” diventato popolare perché messo da Alberto Sordi in bocca al marchese del Grillo. In realtà il sonetto illustrava la presunzione dei sovrani restaurati dopo la fine di Napoleone e delle rivoluzioni europee. Oggi, apri la televisione, non importa il canale, e sono tutti lì a gridare “io so’ io”, eccetera. E questo è umanamente comprensibile.
Quello che è meno comprensibile è se il mondo politico che ha fallito si rende conto o no di aver fallito e che quindi dovrebbe sloggiare. Naturalmente con il piccolo dettaglio delle elezioni sempre necessarie in democrazia, concetto ribadito ogni minuto da Salvini e Meloni, cui Mattarella ha opposto un dubitabile stato di necessita per via del Covid. Dovrebbero inchinarsi grati, per grazia ricevuta. I governativi sloggiati da Draghi, invece, dichiarano pubblicamente e senza rossore che le elezioni anticipate vanno evitate ad ogni costo perché altrimenti le perderebbero. Curiosa pretesa.
Dovrebbe essere – almeno nel loro caso – una ragione di più per accendere un cero sotto le foto congiunte di Mattarella e Draghi proprio perché, evitando finché possibile le elezioni, possono sperare di ridurre i danni che essi stessi hanno arrecato all’Italia e a se stessi. Invece, no: gracidano, pongono condizioni, fanno la faccia feroce e simulano di avere idee, piani e programmi, mentre il morbo infuria (Covid con le sue allegre varianti) il pan ci manca (disoccupazione e bancarotta) e loro si rifiutano di issare la bandiera bianca della resa.
Ciò che sembra sfuggire a queste forze debolissime legate fra loro dalla colla anziché da un comune sentire, è che la democrazia stessa sembra all’ultima spiaggia proprio perché loro l’hanno aperta come una scatola di tonno (salvo starnazzare sdegnati per il sei gennaio di Capitol Hill in America) avendone squartato sia la forma che la sostanza in una coalizione di biechi opportunismi. E adesso, proprio quando sarebbe arrivato per loro il giorno del giudizio e del castigo, oplà, si vedono lanciare una ciambella, anzi una scialuppa di salvataggio su cui salire per non affogare. E invece che fanno?
Pongono condizioni, esprimono lo sdegno e cercano di forzare il coefficiente di rottura che ogni materiale, anche il più pregiato, ha solo per affermare se stessi nella loro sciagurata nullità Come abbiamo detto, ciò è umano. Troppo umano. In politica il fattore umano è tollerato entro confini stretti e vigilati. La nostra democrazia è smagliata, squinternata, offesa, zittita e sottoposta ad umiliazione autoinflitta, ammazzando il Paese. Forse questi sventurati portatori di sventura non hanno capito che i tempi supplementari sono finiti e che Mario Draghi si presenta oggi come il “fixer”, quello che ripulisce la scena del delitto e permette di riprendere fiato e poi di respirare. Riusciranno i nostri eroi a capire che oggi e solo oggi passa per loro la grande occasione di cavarsela senza colare a picco insieme all’intera democrazia? La domanda giace sul tavolo e l’orologio fa tic-tac. Ma non per molto.
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