È sempre più probabile la nascita di un governo guidato da Mario Draghi. Quello che sembrava inverosimile solo poche settimane fa, che il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio definiva infattibile, che non pareva insomma impossibile, e quindi lo scioglimento della crisi avrebbe prodotto un Conte ter o un ritorno alle urne, diventa realtà. A ogni ora che passa, ogni tavolo che si apre, ogni dialogo che si tiene all’interno dei partiti il governo si avvicina. E adesso sembra perfino troppo ampio il “sì” all’ex Presidente della Banca Centrale Europea, che il rischio potrebbe diventare quello dei veti incrociati.

Responsabili, costruttori, volenterosi per Draghi insomma. L’era glaciale dello spaesamento di partiti e partitini si sta consumando nel giro di poche ore. Le consultazioni stanno facendo il resto: oggi si entra nel bello del gioco con Liberi e Uguali, Autonomie, Italia Viva, Fratelli d’Italia, Partito Democratico, Forza Italia. Ieri le dichiarazioni del “tavolino” del premier uscente Giuseppe Conte: momento che potrebbe entrare nella storia di questa crisi. Al Movimento 5 Stelle “io ci sono”, a Partito Democratico e Liberi e Uguali: manteniamo la coalizione unita. Un garante e un federatore. Soprattutto un sostenitore, e a quanto si vocifera un membro, di quello che sarà il governo Draghi.

Il segretario Pd Nicola Zingaretti ha chiarito che “Pd e Lega sono alternativi ma spetterà al premier incaricato costruire la maggioranza” ma anche che “troveremo il modo per gestire gli equilibri che dovranno portarci fino all’elezione del capo dello Stato”. È forse il tema di questa crisi la frattura del centrodestra che alle consultazioni si recherà ognuno per sé, a differenza di quanto successo con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e con il Presidente della Camera Roberto Fico. Il numero due della Lega Giancarlo Giorgetti ha detto che Draghi è come Cristiano Ronaldo: non si può lasciare in panchina. Da sempre più tiepido il segretario Matteo Salvini ma ormai il Carroccio spinge per il governo. Apertura chiara di Forza Italia e del fondatore e leader Silvio Berlusconi che parteciperà alle consultazioni. Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni non si smuove dal no.

Il Movimento 5 Stelle è in stato confusionale: è arrivato a Roma anche Beppe Grillo che potrebbe partecipare all’incontro con il premier incaricato di domani. La spaccatura è profonda, molteplici le crepe: l’ala estrema guidata da Alessandro Di Battista vede l’ex Bce come l’“apostolo delle élite”. Ogni ora che passa è più certo del “no”, Di Battista. Grillo sembra essere di altro avviso, secondo i retroscena del Corriere della Sera. “Non possiamo dire di no”, si sarebbe trovato d’accordo con Luigi Di Maio. Il problema vero sembra essere il veto con Berlusconi.

Potrebbe essere anche un governo di scopo, scrivono e ipotizzano gli osservatori: un esecutivo a tempo per il Recovery Plan e il piano vaccinale soprattutto e poi via alle urne e un incarico istituzionale a Draghi – che l’anno prossimo si elegge il nuovo Presidente della Repubblica e l’ex Bce è in pole da anni. Lo spauracchio resta il governo tecnico: tutti propendono per un esecutivo politico. Ci si potrebbe affidare a personalità di area per incollare l’esecutivo.

Vito Califano

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