Il Censis ci ha informato, proprio ieri mattina, che la situazione povertà, in Italia, è precipitata. Dieci anni fa le famiglie in povertà assoluta erano meno di un milione. Oggi sono più del doppio. E questo è successo mentre la globalizzazione riduceva in modo consistente la povertà assoluta nel mondo. L’Italia va in controtendenza. Bisognerà capire perché. Ma non basta capire perché, occorrono, evidentemente, delle contromisure. Un paese civile, che è tra i dieci paesi più ricchi del mondo, non può accettare questo sfregio alla propria immagine.

Il rapporto del Censis, che lancia l’allarme, coincide, nei tempi, con la decisione presa ieri dalla maggioranza politica che sorregge il governo Draghi, di stoppare un’iniziativa del premier che a nessuna persona di buonsenso può apparire meno che estremamente saggia.

Draghi, che capisce di economica, aveva fatto notare che riducendo gli scaglioni dell’Irpef e riducendo le aliquote agli scaglioni più bassi, il beneficio maggiore lo avrebbero avuto comunque i cittadini con redditi più alti. Per capirci, un contribuente che dispone di un reddito di 25mila euro, otterrebbe dalla riforma un vantaggio di circa 400 euro all’anno. Un contribuente che guadagna più di 50 mila euro otterrebbe un vantaggio più che doppio, Quasi mille.

Dice Draghi: sterilizziamo i vantaggi fiscali della riforma per tutti quelli che hanno un reddito (individuale) di oltre 75 mila euro – che in questo modo non guadagnerebbero e non perderebbero niente dalla riforma – e usiamo i soldi risparmiati per ridurre il caro bollette ai più poveri.

C’è stata una rivolta dei partiti. Hanno detto – se ho capito bene – che loro dei più poveri se ne fregano. E – immagino che sia questo il loro pensiero – se il milione di nuovi poverissimi non potrà più pagare la bolletta della luce, e del gas – ovvio che sarà così – poco male. Resterà al buio e senza acqua calda e cucinerà raccogliendo un po’ di legna nei boschi. Succede. Ma che gente è questa?

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.