L’unico che tace è il Consiglio superiore della magistratura. Eppure il procuratore antimafia Giovanni Melillo e il procuratore di Perugia Raffaele Cantone hanno chiesto di essere auditi, cioè di essere tutelati, ormai dieci giorni fa. E nel frattempo è chiaro che la vicenda dei 50mila accessi abusivi (non autorizzati dal Pm) e chissà quanti altri ancora eseguiti dal tenente della Guardia di finanza Pasquale Striano sta diventando il ring per una guerra non solo tra redazioni di giornali ma anche tra toghe, apparati e correnti interne alla Guardia di finanza. Una guerra tra pezzi dello Stato. Nell’interesse di chi? O meglio, per coprire chi? L’ha capito anche la premier Meloni che ieri ha dichiarato a microfoni e taccuini per la prima volta da quando è scoppiato il caso (un paio di settimane fa): “Bisogna arrivare fino in fondo a questa storia. Quello che sta emergendo è obiettivamente incredibile e vergognoso per uno Stato di diritto. Ora lavora la Commissione parlamentare Antimafia e bisogna farla lavorare nel miglior modo possibile”. Il fine settimana, la vittoria in Abruzzo, il pranzo di lunedì a palazzo Chigi fra i tre leader del centrodestra hanno portato consiglio e attenuato le divisioni in maggioranza.

Le ricostruzioni

Il ministro Crosetto (da cui è partita l’indagine), il vicepremier Salvini (politici della Lega sono tra i più compulsati con il confezionamento di veri e propri dossier uno dei quali costituisce oggetto di un’inchiesta specifica) e il ministro della Giustizia Carlo Nordio hanno chiesto in prima battuta una commissione parlamentare d’inchiesta. Anche Matteo Renzi (a sua volta oggetto di accessi abusivi ai tempi dell’inchiesta Open) l’ha chiesta. Il pranzo di lunedì ha convinto Crosetto, Nordio e Salvini. “Ok, lasciamo lavorare l’Antimafia. Purchè lavori, però, quello emerso è un sistema marcio” ha commentato il leader della Lega perché “è chiaro che dobbiamo arrivare sino in fondo a questa storia dove pezzi dello Stato stanno facendo la guerra ad altri pezzi dello Stato”. L’Antimafia, dunque. La Commissione presieduta da Chiara Colosimo (inner circle meloniano) si sta muovendo in fretta. Nell’elenco delle audizioni richieste ci sono al primo posto i vertici della Guardia di Finanza: Striano è un finanziere ma risulta difficile ricostruire da quale ufficio e comando dipendesse. Ci sono varie ricostruzioni. Una di queste vuole che Striano sia, o sia stato per lungo tempo, alle dipendenze dei vertici del secondo reparto, in pratica la struttura d’intelligence dalla GdF. Il comando generale deve fare chiarezza.

Una serie di errori

Tra le richieste di audizioni dell’Antimafia c’è il procuratore di Roma Francesco Lo Voi: il numero uno di piazzale Clodio dovrà, si presume, spiegare perché i suoi sostituti che per primi nell’ottobre 2022 ricevettero l’incarico di indagare sulla denuncia del ministro Crosetto (spiattellati sui giornali i suoi affari privati) una volta identificato il buco nero nell’ufficio Sos della procura nazionale antimafia, sentirono Striano come indagato a febbraio 2023 ma aspettarono dieci giorni prima di sequestrare telefonini e pc. Un tempo sufficiente, a Striano, per cancellare intere chat e allegati we Transfer. Sempre la procura di Roma dovrà spiegare perché la notizia dell’avvio dell’indagine a carico di Striano fu comunicata all’aggiunto antimafia Laudati (ora indagato) e non al procuratore Melillo. Una serie di errori che hanno allungato i tempi dell’inchiesta e favorito fughe di notizie. Poi, una volta indagato Laudati, l’indagine è stata trasferita per legge a Perugia dove Cantone ha aperto “il verminaio”. Nell’elenco delle audizioni figura anche la Sogei, l’ordine dei giornalisti, il ministro della Difesa Crosetto, il giornalista e direttore de Il Domani Emiliano Fittipaldi e l’editore Carlo De Benedetti. Convocati anche i vertici della Dia, dove ha lavorato per anni Striano, l’ufficio Uif della Banca d’Italia (quello che materialmente fa le segnalazioni sospette).

La sensazione è chi si voglia veramente andare fino in fondo. In corso d’opera potranno aggiungersi altri nominativi. Ad esempio il procuratore generale umbro Sergio Sottani che lunedì mattina, con tanto di lettera, ha pensato bene di comunicare il disappunto per le due audizioni in Antimafia da parte di Melillo (ha parlato cinque ore) e Sottani (tre ore) che hanno deciso di rendere pubblica l’audizione evitando così ulteriori strumentalizzazioni. “Ho attivato le mie funzioni di sorveglianza” ha scritto Sottani. Strano: un procuratore dovrebbe essere fiero del fatto che due colleghi hanno fatto una scelta di coraggio e trasparenza. Anche per tutelarsi da stracci e schizzi di fango che si cominciano, invece, ad intravedere. D’altra parte lo stesso Striano ha voluto consegnare a Cantone una sorta di registro delle sue attività. Come dire: “Ho eseguito ordini e imput investigativi”. Da parte di chi? E perché? Striano è atteso in procura a Perugia. È analista di banche dati dal 2009. Risultano 50mila accessi abusivi dal 2019 a novembre 2022. Anche palazzo Chigi, dove ha sede il Dis guidato da Elisabetta Belloni, attende con interesse gli sviluppi dell’indagine. In tutto questo, è una nota più che stonata il silenzio del Csm.

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Giornalista originaria di Firenze laureata in letteratura italiana con 110 e lode. Vent'anni a Repubblica, nove a L'Unità.