Via lettera e simbolo.
I socialisti spagnoli cancellano i woke. La febbre trumpista arriva a Madrid
Tempi duri per il wokismo transoceanico. Il vento trumpiano, come era prevedibile, inizia a soffiare in modo deciso in direzione contraria anche sull’Europa e non risparmia neppure le sinistre. Questa volta è il turno della Spagna dove, a sorpresa, le rivendicazioni woke sono finite fuori dal documento finale del recente congresso federale del Psoe, il Partito Socialista spagnolo, che ha rieletto Pedro Sanchez alla guida.
Le stoccate
Se è vero che il segretario è stato inamovibile sulla volontà di inserire aborto, matrimonio omosessuale e salario minimo nella Costituzione spagnola, altrettanto ferma è stata la promessa di garantire alle donne il diritto a decidere sul proprio corpo. E fin qui tutto bene. Ma i guai sono iniziati quando, su risposta alla componente femminista, ha messo nero su bianco la decisione di espellere i militanti che ricorrono alla prostituzione e, soprattutto, di eliminare la Q e il + nei riferimenti al gruppo Lgtb. Ultima stoccata, nel testo finale del Congresso ha fatto inserire anche una posizione nettamente contraria alla maternità surrogata e l’impegno a stabilire che solo chi è nata femmina gareggerà nelle competizioni sportive. Chiaro, benché non esplicito, il riferimento alle polemiche emerse durante le scorse gare olimpiche.
Le dichiarazioni delle femministe
Un segno dei tempi che iniziano a cambiare dopo le ubriacature woke e, forse, della volontà di ascoltare quella parte di popolo progressista che reclama un ritorno ad una politica meno incentrata sulle esagerazioni delle rivendicazioni identitarie. Tanto è bastato perché sui socialisti spagnoli si scatenasse l’ira funesta delle organizzazioni per i diritti delle persone trans e di esponenti dello stesso governo. L’eliminazione, dalla sigla di riferimento, dell’iniziale di queer e del simbolo + è stata giudicata un’amputazione gravissima, se non una vera e propria onta inaccettabile. A gettare sale sulla ferita, il fatto che a proporre il taglio e ad averla vinta siano state minoranze femministe del partito, con una voce su tutte, quella di Carmen Calvo, non una militante qualunque ma la presidente del Consiglio di Stato, ex ministro ed ex primo vicepresidente proprio del governo a maggioranza socialista.
Crisi di nervi
Calvo e le altre femministe hanno voluto sottolineare che la Q e il + hanno un significato definito misogino, ultraliberale e, di fatto antifemminista. Già tre anni fa, durante il congresso federale a Valencia, avevano proposto una mozione in tal senso ma senza successo e il precedente governo Sánchez, allora alleato con Podemos, aveva promulgato la legge che sanciva legalmente l’auto determinazione di genere. A distanza di tempo la situazione si è ribaltata al punto da far piovere sulle femministe l’accusa di cedimento ai valori dell’ultradestra, che rischia di spaccare addirittura il governo e di minare la stessa tenuta della maggioranza. Trump di sicuro gongolerebbe. Dopo Germania e Francia, per la sinistra europea con la caduta dei socialisti spagnoli sarebbe vera crisi di nervi.
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