Israele
Il boicottaggio anti-ebreo dal sapore di segregazione che ricorda il caso Little Rock
A quei 9 ragazzi afroamericani fu impedito di entrare a scuola. Oggi nelle università vengono messi a tacere gli indesiderati. Non c’è differenza con quella vergognosa pagina ad Arkansas

Con lo storico caso giudiziario denominato Brown v. Board of Education, del 17 maggio 1954, la Corte Suprema Usa dichiarò incostituzionali le leggi di segregazione nelle scuole e ordinò l’immediata cessazione di tale discriminazione in qualsiasi istituto, di ogni tipo e grado, nei 50 Stati. In base a quella sentenza, la National Association for the Advancement of Colored People (NAACP) tentò di iscrivere studenti di colore in scuole del Sud prima riservate ai bianchi. A Little Rock, la Capitale dell’Arkansas, le autorità si opposero alla decisione della Corte Suprema. Nove ragazzi afroamericani, poi ribattezzati dalla stampa e dai vari media Little Rock Nine, erano stati ammessi alla scuola superiore della città per i loro eccellenti voti e la frequenza nonché per il comportamento adeguati. Diversi comitati segregazionisti impedirono fisicamente agli studenti neri di entrare nella scuola.
I 10mila militari della Guardia Nazionale dell’Arkansas
Il governatore Orval Faubus schierò la Guardia Nazionale dell’Arkansas a sostegno dei segregazionisti il 4 settembre 1957. La vista di una linea di soldati che bloccava gli studenti balzò ai (dis)onori della cronaca nazionale. Il sindaco di Little Rock chiese allora al presidente Eisenhower di inviare truppe federali per far rispettare l’integrazione e proteggere i nove studenti. Il 24 settembre il presidente inviò la 101st Airborne Division dell’esercito degli Stati Uniti a Little Rock e federalizzò tutti i 10mila militari della Guardia Nazionale dell’Arkansas, togliendola dal controllo di Faubus. Alla fine del settembre 1957, i nove furono ammessi alla Little Rock Central High sotto la protezione della 101st Airborne Division (e più tardi della Guardia Nazionale dell’Arkansas), ma furono ancora sottoposti a un anno di abusi fisici e verbali da molti degli studenti bianchi.
Il ricordo e il paragone
Ho l’età per ricordarmi di quell’episodio e della lotta condotta dalla minoranza afroamericana per superare una condizione di segregazione legale (ovvero imposta per legge) anche se illegittima. Mi pongo, però, una domanda: vi è una sostanziale differenza tra quegli eventi di un passato da (non) dimenticare e quanto abbiamo visto e stiamo vedendo nelle università – anche italiane – dove dei gruppi minoritari, molto aggressivi, stanno decidendo chi può parlare e chi no (e sempre più spesso chi non può parlare è ebreo)?
L’azione di Volli
È il semiologo Ugo Volli a osservare con crescente preoccupazione il clima imperante nelle università (non solo) italiane. Da storico ex docente dell’Università di Torino, insieme a una quarantina di colleghi, ha sottoscritto una lettera per denunciare alla ministra dell’Università Anna Maria Bernini e alla Conferenza dei rettori la tolleranza di un doppio standard quando si parla di Israele. Volli poi denuncia che “il rettore dell’Università di Torino, la mia università, nel corso dell’occupazione in cui s’è visto anche un Imam inneggiare contro lo Stato ebraico, ha detto ‘Aspettiamo che smettano’”. L’ateneo torinese, peraltro, è stato l’unico ad aderire ufficialmente al boicottaggio delle università israeliane. A questo proposito, Volli aggiunge: “Non c’è stata solo vigliaccheria ma, rinunciando ai fondi, i rettori sono passibili di danni erariali. Anche perché non risulta che nel frattempo abbiano interrotto le collaborazioni scientifiche con Paesi come l’Iran, la Russia o la Cina. Hanno agito prendendo posizioni politiche che sono una vera e propria forma di odio nei confronti degli ebrei”.
La chiamata di Mattarella a Piantedosi
E per quanto riguarda la politica tutta? “Sono molto tentato – risponde Volli – di non andare a votare. Schlein dice di voler riconoscere la Palestina, facendo un favore ai terroristi. Lo stesso dice il ministro Tajani. Anche dal Viminale abbiamo assistito a una certa indifferenza per quel che accade nelle università”. D’accordo. Ma come la mettiamo con la telefonata del presidente Mattarella al ministro Piantedosi dopo i fatti di Pisa? E con il privilegio medioevale per cui le forze dell’ordine non possono aver accesso nelle università se non su richiesta delle autorità accademiche?
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