Disavventura? O un piccolo incidente diplomatico? Curioso episodio? Sembra che Duván Zapata fosse vestito troppo sportivo, troppo disinvolto, per presentarsi alla sede della sua banca in centro a Bergamo e non essere notato dalla vigilanza. Che appunto lo ha bloccato: “Dove pensa di andare? Questo non è un posto per lei, vada da un’altra parte”, il virgolettato riportato da Il Corriere della Sera Bergamo che ha raccontato l’episodio e che a questo punto smorza quella vena d’ironia con la quale sta viaggiando la storia sui media.

Zapata ha 31 anni, attaccante colombiano dell’Atalanta, la Dea protagonista di memorabili stagioni negli ultimi anni tra Campionato e Champions League. È fermo da tempo per un infortunio muscolare, dovrebbe rientrare a breve. Era vestito evidentemente troppo sportivo, con tuta e felpa con cappuccio, sneakers, per recarsi dal proprio private banking, Fideuram, in piazza Matteotti. È stato bloccato dalla vigilanza che piantona l’edificio all’ingresso.

La storia è stata in pratica confermata dalla banca che si è scusata per l’episodio. “Zapata è un nostro cliente — ha commentato il responsabile della filiale bergamasca di Fideuram, Marco Beri— ma banca e security sono due cose diverse. Quest’ultima garantisce un servizio di vigilanza in pianta stabile, sia mattina che pomeriggio, in un interspazio tra l’ingresso e la strada. Quanto alla nostra operatività, generalmente, ogni cliente ha un suo personale consulente finanziario con cui si interfaccia previo appuntamento”.

L’appuntamento alla fine si è svolto, Zapata ha potuto curare i suoi affari finanziari. La vicenda ha riscosso però tutto altro genere di reazioni nei lettori: tutti altri termini sui social. E sono in tanti a ricordare la vicenda che aveva visto protagonista Tiémoué Bakayoko: il centrocampista francese del Milan lo scorso luglio era stato perquisito a Corso Como a Milano, in strada, con le pistole puntate, in una operazione della polizia degna di un’azione anti-narcos. Si era trattato di uno scambio di persona le cui immagini erano diventate virali dopo la diffusione del video girato da un automobilista in coda.

“Ci hanno chiaramente messo in pericolo a prescindere dalle ragioni che hanno portato a fare questo”, si era poi sfogato sui social il centrocampista. “Perché non mi hanno chiesto i documenti, semplicemente comunicando? Mi sono ritrovato con la pistola a un metro da me, sul finestrino dal lato del passeggero. Hanno chiaramente messo le nostre vite in pericolo. Le conseguenze avrebbero potuto essere più gravi se non avessi mantenuto la calma, se non avessi avuto la possibilità di fare il lavoro che faccio ed essere riconosciuto in tempo”. La Questura aveva commentato all’Ansa che “il controllo è scattato perché Bakayoko e l’altro passeggero corrispondevano perfettamente, per un caso, alle descrizioni, e ovviamente è terminato quando ci si è resi conto di aver fermato una persona che non c’entrava”.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.