A Tripoli si registrano nuove proteste contro l’Italia. L’attivista per i diritti umani Osama Al-Qamati ha denunciato sui social network che le autorità italiane “hanno arrestato il direttore dell’Istituto di riforma e riabilitazione di Tripoli, Njeem Osama Elmasry detto Almasri, mentre si trovava sul territorio italiano, sebbene le circostanze e il motivo del suo arresto non siano ancora chiari”. Poco dopo il direttore dell’Istituto di Ain Zara, Main, tenente colonnello Abdul Moez Nouri Abu Arqoub, ha condannato sui social “l’arresto arbitrario del nostro collega della polizia giudiziaria dalle autorità italiane sul suo territorio”, e allo stesso tempo ha invitato le autorità libiche ad assumersi le proprie responsabilità “alla luce di questa vergognosa situazione”. “Il Generale di brigata non ha bisogno di presentazioni. È noto per la sua fermezza, dedizione e professionalità nello svolgimento dei compiti a lui assegnati nel corso di molti anni. Chiediamo a Dio Onnipotente di riportarlo in patria sano e salvo il prima possibile”.

Almasri e la segnalazione dall’Interpol

Quella di Najim è una figura controversa in Libia. Il suo arresto sarebbe dovuto a una segnalazione diramata dall’Interpol, che ha pubblicato un nuovo elenco contenente un gruppo di nomi per i quali sono stati emessi mandati di arresto. Secondo Al-Qamati, “Najim è stato fermato all’aeroporto di Torino in Italia mentre stava arrivando dalla Germania con 3 amici per assistere a una partita di calcio tra Juventus e Milan”. Fonti libiche hanno spiegato al Riformista che “un giudice della CPI ascolterà la testimonianza di Osama Anjem in Italia. Dopo la presentazione della testimonianza, il giudice deciderà il seguito da dare all’accusa, Najim potrà essere estradato in Libia se il Tribunale riterrà che le procedure siano incomplete o che la sua testimonianza non lo renda un imputato, a condizione che venga formalmente accusato in un secondo momento”. Se la testimonianza confermerà le accuse, si procederà all’arresto ufficiale e al trasferimento alla Corte Penale Internazionale dell’Aja.

Una nuova fase in Libia

Questa vicenda dimostra che siamo entrati in una nuova fase in Libia, in cui viene chiesto conto alle milizie di quanto avvenuto negli ultimi anni. La notizia ha provocato imbarazzo e creato problemi al governo di unità nazionale libico (Gun) di Abdel Hamid al-Dabaiba. Najim è infatti legato al gruppo Deterrence Force (Rada), mentre secondo altre fonti è anche legato al gruppo islamista dei Madkhali. Per questo – e per il suo incarico di responsabile del centro di detenzione di Mitiga, la zona aeroportuale di Tripoli – ha ricevuto diverse accuse di violazioni dei diritti umani. Fonti libiche hanno spiegato al Riformista che questo personaggio ha anche attirato l’invidia di molti, in quanto dopo la caduta del regime di Muammar Gheddafi ha acquisito una ricchezza fuori dal comune. Najim controlla tutte le prigioni di Tripoli e conta su una forza molto numerosa. È considerato un seguace di Abdel Raouf Kara, capo dell’Agenzia di deterrenza per la lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo. Si tratta quindi di una persona molto influente che, alla luce dei rapporti di amicizia molto stretti tra Italia e Libia, non pensava potesse avere problemi a entrare nel nostro paese.

Verso la liberazione

Il governo di al-Dabaiba sta cercando in ogni modo di liberarlo. “Il premier di Tripoli, per restare al potere, ha necessità di mantenere buoni rapporti con i capi delle forze di sicurezza della Capitale libica. Non vuole problemi con la polizia giudiziaria ma ora è subissato dalle richieste di intervento con le autorità di Roma per la scarcerazione di Najim”, ci spiega l’analista Ali al-Wardi. Il rischio è che si ripeta un caso che ha già messo in imbarazzo le autorità italiane la scorsa estate, quando Saddam Haftar – figlio del generale libico Khalifa Haftar – era arrivato a Genova il 21 luglio 2023 con un volo privato e successivamente era partito da Napoli il 2 agosto. Nonostante un presunto mandato di arresto internazionale emesso dalla Spagna per traffico d’armi, era stato fermato in Italia ma poi rilasciato.

Una nuova patata bollente

Quella di Najim potrebbe essere una nuova patata bollente per le autorità italiane, proprio ora che ha bisogno più che mai di tenere buoni rapporti con Tripoli. In questa fase Eni è interessata alle nuove gare d’appalto che presto saranno lanciate in Libia, annunciate dal ministro libico del Petrolio e del Gas, Khalifa Rajab Abdul Sadiq, al Libya Energy & Economic Summit di Tripoli. Nei giorni scorsi la “Round Table Italy-Libya” è stata al centro del programma del principale forum energetico libico a trazione governativa, arrivato alla sua terza edizione.