Sei Punte
Le parole della segretaria dem
Schlein denuncia: “A Gaza crimini di guerra”. E’ la linea di Hamas
Si può denunciare, come ha fatto Elly Schlein, che “l’attacco agli ospedali di Gaza è un crimine di guerra”. È la linea di Hamas. Si può affettare indignazione, come ha fatto Elly Schlein, per la sorte dei bambini di Gaza “che continuano a morire sotto le bombe dell’esercito israeliano ma anche di ipotermia”. È la linea di Hamas. Si può deplorare, come ha fatto Elly Schlein, che la popolazione civile palestinese sia privata “degli aiuti umanitari indispensabili”, e che il responsabile di quelle privazioni sia Israele. È la linea di Hamas. Si può reclamare, come ha fatto Elly Schlein, “un embargo totale sulle armi destinate a Israele da parte di tutti i paesi, per fermare le violazioni del diritto umanitario”. È la linea di Hamas.
Con un atteggiamento diverso – quello che Schlein, dall’inizio della guerra di Gaza, ha deciso di non assumere – tutte quelle tragedie potrebbero essere osservate e giudicate come si deve, e cioè con un poco di rispetto per la verità e per il diritto internazionale di cui pure la segretaria del Pd fa abbondanti evocazioni. E così, nell’ordine. Denunciare l’attacco agli ospedali va bene, a patto che la denuncia non serva a coprire l’uso sistematico che Hamas fa degli ospedali per dare rifugio ai propri militanti, per ridurli ad arsenali e a postazioni di lancio. Salvo credere che queste cose non succedano e che Israele, appunto, attacchi gli ospedali per uccidere i malati e i medici. È la tesi di Hamas.
Poi i bambini di Gaza, che continuano a morire sotto le bombe israeliane. Bene l’indignazione, ma a patto che non accantoni la responsabilità primaria di chi non solo usa, ma rivendica di usare, quegli innocenti “come attrezzi”, senza che mai chi la pensa come Schlein abbia trovato il tempo di dire una parola in argomento. E gli aiuti umanitari? Bene, anzi benissimo, pretendere che siano assicurati. E bene, anzi benissimo, denunciare ogni pratica che ne ostacoli il flusso. Ma a patto che la pretesa e la denuncia non servano a nascondere la responsabilità di chi spara sui valichi (Hamas, non Israele), assalta e sequestra i convogli (Hamas, non Israele), e poi vende a strozzo gli aiuti alla popolazione civile, affamandola e facendoci pure i soldi (ed è Hamas a farlo, non Israele).
Le armi, infine. Con legittima spregiudicatezza si può chiedere, come Schlein “torna a chiedere”, che lo Stato ebraico sia disarmato a fronte dei macellai che hanno sterminato 1.200 israeliani nel giro di un paio d’ore, promettendo di farlo “ancora e ancora fino all’ultimo ebreo”. Gli stessi che, da più di un anno, tengono sequestrati e torturano e ammazzano un po’ alla volta i rapiti del 7 ottobre. Gli stessi che hanno ucciso 800 soldati israeliani. Il tutto, con armi provenienti da fornitori inopinatamente esclusi dalle ricognizioni umanitarie e dalle istanze di contrasto propugnate da chi la pensa come Schlein.
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