Una delibera ha assegnato la struttura 13 anni fa ma manca il contratto
“Il Comune dimentica i polmoni sociali di Scampia”, la storia di Casa Arcobaleno che rischia di chiudere

Da tempo alcune associazioni che operano in varie zone del Comune di Napoli lanciano l’allarme del rischio chiusura a causa di problemi relativi all’affitto delle varie strutture da parte del Comune stesso. Succede anche a Scampia dove l’allarme suona forte: “Ci sono strutture che chiamo ‘polmoni sociali’ che rischiano di chiudere. Li chiamo così perchè il territorio riesce a respirare grazie a strutture e Associazioni come Casa Arcobaleno, la palestra del maestro Maddaloni, la Cooperativa L’uomo e il Legno e il Centro Hurtado che ci aiutano nella ricomposizione del tessuto sociale che altrimenti sarebbe drammaticamente frammentato”, racconta Nicola Nardella, presidente della ottava Municipalità di Napoli. Ancora più emblematica la situazione di Casa Arcobaleno: “Dal 2012 una delibera stabilisce l’affidamento alla nostra Cooperativa che ogni mese versa l’affitto e paga regolarmente le bollette e la manutenzione del luogo, ma il contratto ufficiale non c’è e quindi ora rischiamo di dover chiudere”, racconta Carmela Pastore, 38 anni, una delle operatrici della colorata struttura di via Ghisleri, una secchiata di colore nel grigiore dei palazzoni di Scampia.
Carmela è una delle educatrici della Cooperativa Occhi Aperti a cui la delibera del Comune del 2013 ha affidato il bene di sua proprietà dove sorge Casa Arcobaleno. “La nostra struttura trasuda amore da tutte le parti”, racconta con orgoglio Carmela che ha iniziato il servizio Civile a Scampia a 24 anni. “Poi mi sono innamorata di questo territorio e sono ancora qui – continua – appartengo a Scampia anche se vivo a Melito”. Negli anni Casa Arcobaleno è diventata uno dei punti di riferimento per un territorio difficile come Scampia, una presenza storica. Ma non ha mai visto formalizzarsi un contratto di assegnazione della struttura in cui opera. E non è l’unico caso paradossale di questo tipo, ci sono anche altre associazioni a cui all’improvviso è stato chiesto di corrispondere il canone di affitto dopo anni, compreso gli anni precedenti. “I canoni non corrisposti se chiesti tutti insieme portano le storiche associazioni alla chiusura e quindi alla fine di queste esperienze fondamentali”, spiega Nardella.
Casa Arcobaleno è un caso ancora più emblematico: “Questo luogo è particolarmente importante perché lavora con i minori in un luogo difficile che è via Ghisleri – spiega Nardella – Lì ci sono processi di disgregazione sociale molto forti. Lì gli operatori concretamente salvano vite perché le strappano alle maglie dei poteri criminali. Insistono su una zona che potremmo definire ‘rossa’, ad alto rischio camorristico. Il lavoro che Casa Arcobaleno fa con i bambini in prima linea è straordinario”, Nardella. Ma ancora più emblematica è la situazione burocratica nei confronti del Comune. “A quella delibera non ha mai seguito la stipula di un contratto – spiega il presidente della Municipalità – Dunque l’associazione è legittimata da una delibera ma non c’è un contratto. Successivamente è stato siglato un protocollo di intesa del Comune di Napoli secondo il quale si stabiliva anche il pagamento di un canone che è stato poi regolarmente versato tutti i mesi in maniera virtuosa. Ora accade che debbano attenersi ad una serie di prescrizioni richieste dall’Asl ma non possono farlo perché di fatto non essendoci stata la stipula del contratto sono sine titulo. E questo è particolarmente grave”. Nardella racconta di aver scritto al sindaco chiedendo un incontro all’Assessore Baretta e Trapanese per iniziare ad affrontare il problema partendo proprio da Casa Arcobaleno che sarebbe la situazione più “facile” da affrontare perché non c’è nemmeno un rapporto debitorio insoluto passato che può essere un pregiudizio all’assegnazione dei locali. “Non ho ancora ricevuto risposta ma resto fiducioso”, conclude Nardella.
A Casa Arcobaleno ci sono attività gratuite per il territorio a qualsiasi ora del giorno. “Forniamo anche tutto il corredo scolastico per i ragazzi che vengono qui la mattina alla nostra ‘scuola di seconda opportunità’ per tutti i ragazzi che non riescono a prendere la terza media attraverso i percorsi scolastici tradizionali – racconta ancora Carmela – A casa Arcobaleno possono fare un’esperienza di riconciliazione con la scuola e le istituzioni contro la dispersione scolastica. Parliamo di ragazzi che automaticamente sarebbero entrati in un circuito criminale e che diversamente avrebbero la quinta elementare a vita. Poi facciamo colloqui con le famiglie, con la scuola per cercare di ricucire il rapporto che i ragazzi hanno con le istituzioni. È un meraviglioso lavoraccio fondamentale in un territorio come questo. E sono oltre 15 anni che portiamo avanti tanti progetti di questo tipo. Vivere con l’idea costante che da un giorno all’altro dobbiamo chiudere non è facile”. Quella di Casa Arcobaleno è una storia fatta di progetti contro la dispersione scolastica, borse di lavoro per ragazze del quartiere, avviamento concreto alla professione, oltre a doposcuola e alle attività pomeridiane. Tutto questo rischia di chiudere per sempre.
Con grande amarezza Carmela racconta di quella delibera comunale accolta all’unanimità da tutti nel 2012 “perché la nostra cooperativa aveva valorizzato al struttura, fatto a proprie spese lavori interni, l’aveva aperta perché prima era preda delle dinamiche del territorio”. “La delibera diceva che avrebbero dovuto farci un contratto che non è mai stato formalizzato – spiega ancora Carmela – C’era anche scritto anche che era implicito che se dopo 6 anni il contratto non fosse stato rinnovato, si rinnovava autonomamente e che quindi una delle due parti avrebbe dovuto scioglierlo se avesse voluto estinguerlo. Quindi eravamo stati autorizzati ad avere la struttura per 12 anni. Ma il contratto non è mai stato fatto. I 12 anni sono poi scaduti l’anno scorso. Intanto negli anni abbiamo fatto lavori di manutenzione a spese nostre come ad esempio il tetto, tramite un progetto abbiamo fatto il campetto di calcio. Abbiamo sempre pagato l’affitto e le bollette, tutto in regola. L’Asl è venuta a fare dei controlli e ha trovato una serie di anomalie come il fatto che non abbiamo il contratto e alcune carte che sono in mano al Comune”.
E incalza: “È assurdo che in una situazione del genere in cui il comune percepisce da noi tutto quello che gli dobbiamo alla fine siamo in questa situazione di incertezza che non ci permette nemmeno di partecipare a bandi di progetti: non possiamo farlo perché non abbiamo un contratto e questo ci impedisce di migliorare anche l’offerta di attività per l’utenza. Noi offriamo un servizio al territorio, alle persone che lo abitano. Molti nostri operatori sono nati e vivono qui, è anche un occasione di lavoro e valore per il territorio”.
Il paradosso è che l’Associazione di Casa Arcobaleno non chiede nulla più di quello che il Comune ha già deliberato: legalità. “Vogliamo lavorare nella legalità più assoluta altrimenti non potremmo parlare di legalità ai nostri utenti – conclude Carmela – Noi continuiamo a pagare l’affitto e le bollette per collocarci come persone oneste, fedeli a noi stessi e alla nostra missione. Chiediamo al Comune di essere onesto anche lui e aiutarci a continuare ad esserlo anche noi. Noi facciamo la nostra parte e continuiamo a farla mettendo a posto questa casa perché i ragazzi devono essere accolti nel bello. Invitiamo il comune a mettersi in regola così come noi facciamo da sempre e cerchiamo di convincere tutti ad esserlo. Non vogliamo nulla più, al resto ci pensiamo noi come abbiamo sempre fatto”.
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