L'l’improvvisa mina impazzita
Il Conte sorrentiniano, quello che si diverte a far fallire le feste: lo zig zag di Giuseppi che ammazza il Pd
Mentre Elly era testardamente unitaria, il presidente del Movimento ha spiazzato tutti e indebolito il campo largo: fuori Italia Viva dall’alleanza in Liguria. Ora il Pd si interroga sul rapporto con i 5S
Veleni e ripicche, avvertimenti e sbruffonate. E altre porte sbattute in faccia. Insomma, “la musica è finita, gli amici se ne vanno”, testi e musica di Franco Califano, con ampie citazioni di “Bella senza anima”, Riccardo Cocciante. Che poi succede sempre così: corsi e ricorsi storici per il centrosinistra, chiedere a Romano Prodi per i dettagli. Il matrimonio sfumato del campo largo alla fine non è molto diverso dalle tante alleanze frantumate nel corso dei decenni, l’album delle occasioni mancate della sinistra.
Lo zig zag di Conte
Così ora è il tempo dei rancori e degli addii, con il leader dell’Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli, che promette di estendere il divieto di attraversamento per Matteo Renzi. E Isabella De Monte, deputata friulana eletta con il Terzo Polo, che lascia Italia Viva e passa a Forza Italia. Alla fine Giuseppe Conte ha vinto il suo braccio di ferro. Chi pensava di averlo sopraffatto una volta per tutte alle elezioni europee ha clamorosamente sbagliato i conti. L’ex presidente del Consiglio ha continuato a non dare punti di riferimento, a procedere a zig zag, aderendo a The Left in Europa e non schierandosi per la Casa Bianca. Decisamente a sinistra e incredibilmente a destra: in fondo la sua “cifra” da sempre.
Grillo e Renzi, due piccioni con una fava
Il leader del M5S ha poi avuto la fortuna di imbattersi ancora una volta in Matteo Renzi. Conte non aspettava altro per regolare i conti con Elly Schlein, e con la sua improvvida sicumera di aver già acquisito la fascia da capitana. L’ex sindaco di Firenze era il casus belli perfetto, troppo repentina la sua svolta in un’area dove dire che abbia pochi seguaci è un eufemismo. Insomma, un’occasione d’oro per Giuseppi, che per di più se lo trovava davanti proprio nella Regione dell’altro suo avversario, il genovese Beppe Grillo. I classici due piccioni con una fava: sbarrare la strada al fiorentino e inibire l’ex comico, che di fatto probabilmente è stato l’unico sponsor di Italia Viva nel campo largo.
Chi tifa campo largo in Liguria ora tifa Bucci
A pensarci qualche settimana dopo, incredibili le sottovalutazioni degli altri: di Andrea Orlando, e soprattutto di Elly Schlein, che è andata – con il sorriso sulle labbra – incontro a un campo “minato”. Nel senso che Conte in Liguria non aveva altra scelta che essere inflessibile. Certo, ora il precedente farà storia, e il rilancio di Avs lo conferma. “Matteo Renzi stia per conto suo”. Tra coloro che hanno clamorosamente sbagliato i conti c’è anche lui: il “re” della Leopolda, che non ha previsto le mosse dei suoi avversari. Ignorando la loro capacità “sorrentiniana” di far fallire le feste. Ora il leader del M5S aspetterà la prova del nove dalle urne liguri del 27-28 ottobre. Se vincerà l’ex ministro dem, dimostrerà la totale irrilevanza dell’avversario, con il risultato beffardo, che tutti coloro che fanno il tifo per un campo extra large, con i centristi dentro, fino all’ultimo devono sperare in una vittoria di Marco Bucci. Per poter ribaltare la narrazione del M5S.
Dal Nazareno bocche cucite: la botta è stata molto forte. Anzi l’uno-due (prima la plateale divisione sul CdA della Rai, poi l’escalation di Conte in Liguria) è di quelli che lasciano tramortiti. Bisogna correre ai ripari perché il prossimo scontro campale sarà in Toscana, Regione che andrà al voto nell’autunno del prossimo anno. E i “rivoltosi” hanno intenzione di riempire il carniere: disarcionare Renzi laddove tutto è cominciato e creare problemi a un governatore poco amato. Ovvero Eugenio Giani, socialista da Prima Repubblica e abituato a prevalere, dando ragione a tutti.
Pd, cercasi nuova area centrista
Come si arriverà alle elezioni politiche del 2027, naturalmente, è troppo presto per dirlo. Certo, il contesto attuale è molto simile a quello che nel 2022 portò allo scioglimento anticipato della legislatura. Allora come oggi, il filo delle alleanze prese fuoco improvvisamente ed Enrico Letta – mettendoci del suo – sì trovò con poche carte in mano. Le stesse che si rigira tra i pollici adesso Elly Schlein. Scommettere su un riavvicinamento di Giuseppe Conte è da improvvidi ottimisti. Il leader di Italia Viva sarà comunque inservibile alla causa, come – ironia della sorte – Carlo Calenda, anche lui troppo usurato. Qualcuno sussurra al Nazareno che è arrivato il momento di auto-fabbricarsi un’area centrista “buona”, con il sindaco di Milano Giuseppe Sala, per intenderci. Che chiuda definitivamente il ciclo degli ego del fu terzo polo e consenta di fare nuovi patti con i “renitenti”. In fondo però ha ragione Vasco Rossi: “Che domani sarà. Sarà diverso e poi, chi lo sa?”.
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