Il Consiglio superiore della magistratura ha deciso – finalmente – che è giunto il momento di verificare quale sia il clima al Palazzo di giustizia di Milano. A distanza di quasi due anni da quando esplosero i primi scontri fra i pm, il Csm ha inviato ieri a Milano una nutrita delegazione con il compito di procedere alle loro audizioni. Una trasferta “a scoppio ritardato” dal momento che il procuratore Francesco Greco, che ha gestito in prima persona quella fase conflittuale, è andato in pensione da oltre due mesi, ed il facente funzioni Riccardo Targetti farà lo stesso fra poche settimane.

Diversi i fronti che saranno toccati della delegazione composta dai laici Alberto Maria Benedetti (M5s) e Michele Cerabona (FI), e dai togati Paola Maria Braggion, Nino Di Matteo, Elisabetta Chinaglia e Carmelo Celentano. Ad esempio, la posizione del pm Paolo Storari, l’erede di Ilda Boccassini. Il magistrato aveva accusato i colleghi Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro di aver frenato le indagini sulle dichiarazioni rilasciate da Piero Amara, l’ex avvocato esterno dell’Eni. Amara aveva descritto con dovizia di particolari l’esistenza di una associazione paramassonica, la loggia Ungheria, che avrebbe avuto lo scopo di pilotare le nomine dei magistrati al Csm e di aggiustare i processi. «Questo fascicolo dobbiamo tenerlo chiuso nel cassetto per due anni», sarebbero state le parole di De Pasquale, capo del dipartimento che si occupa di corruzione internazionale, a Storari.

Amara era stato interrogato molte volte alla fine del mese di dicembre del 2019 da Storari e dalla vice di Greco, Laura Pedio. L’avvocato esterno del colosso petrolifero aveva elencato oltre quaranta nomi fra alti magistrati, generali, professionisti, avvocati, che avrebbero fatto parte di questa loggia super segreta. Storari, riletti i verbali, aveva quindi chiesto ai suoi capi di poter effettuare le prime iscrizioni nel registro degli indagati e l’acquisizione dei tabulati telefonici. Alle richieste investigative di Storari sarebbe seguito un rifiuto perché, sempre secondo il diretto interessato, all’epoca vi era una precisa linea da parte dei vertici della Procura di Milano che prevedeva di “salvaguardare” Amara da possibili indagini per calunnia, dal momento che costui poteva tornare utile come teste in altri processi.

Tutte le prove raccolte sull’ex manager dell’Eni Vincenzo Armanna, tra cui chat falsificate e molto altro, finite nel fascicolo sul cosiddetto “falso complotto Eni”, inoltre, non vennero prese in considerazione da Greco, De Pasquale, Pedio e Spadaro, e di conseguenza non furono depositate nel processo per corruzione a carico dell’ad Claudio Descalzi, poi assolto con formula piena. Anche in questo caso perché Armanna, “grande accusatore” dei vertici del cane a sei zampe, non poteva correre il rischio di essere “screditato”. De Pasquale e Spadaro a seguito di ciò sono stati iscritti nel registro degli indagati per omissione di atti d’ufficio a Brescia. I due si sono difesi dicendo che non era tecnicamente possibile il deposito di tali chat: la copia forense del cellulare di Armanna non avrebbe permesso stralci delle sue conversazioni senza disvelarne tutto il contenuto in un momento in cui le investigazioni erano in corso.

Il procuratore di Brescia Francesco Prete ed il pm Donato Greco, titolari del fascicolo, preso atto delle loro dichiarazioni, hanno ottenuto dal giudice sei mesi di tempo in più per «per verificare l’attendibilità di Storari» e decidere se De Pasquale e Spadaro dovranno essere processati o meno. In questa vicenda sono stati indagati anche l’ex procuratore Greco, per il quale il gip di Brescia ieri ha disposto l’archiviazione, e anche l’aggiunto Pedio, titolare del fascicolo “falso complotto”, a cui viene contestata, tra l’altro, la gestione di Vincenzo Armanna, grande accusatore dei vertici Eni.

Terminate le audizioni, verosimilmente già questa mattina, la delegazione di Palazzo dei Marescialli farà ritorno a Roma. E solo allora si saprà se qualche pm sarà costretto a lasciare Milano per incompatibilità ambientale o, invece, tutto sarà stato risolto. La nomina del nuovo procuratore di Milano, invece, è attesa a breve. Quando andrà in pensione Targetti, vista l’anzianità di servizio, a succedergli come facente funzioni dovrebbe essere proprio De Pasquale. Un incarico che scatenerebbe polemiche a non finire alla luce delle accuse che gli pendono sulla testa.