Oltre 400 giorni di carcere raccolti in un diario. Il cardinale George Pell ha raccontato la sua reclusione in un manoscritto che verrà pubblicato negli Stati Uniti nella primavera del 2021. Un racconto sulla vita in carcere, sulle condizioni delle celle, sulla condizione della Chiesa e sulla società contemporanea. Un diario che sembra arrivare da altri tempi, secondo gli estratti concessi in esclusiva sul mensile di apologetica Il Timone (in uscita l’8 ottobre) dalla casa editrice Usa Ignatius Press, anticipati dall’Agi.

Pell ha scontato oltre 400 giorni alla Melbourne Assesment Prison per via della sentenza del dicembre 2018 che lo aveva riconosciuto colpevole di molestie sessuali nei confronti di chierichetti nella cattedrale di Melbourne. Una condanna dalla quale è stato assolto da ogni accusa dall’Alta Corte australiana lo scorso aprile. Il cardinale era stato scelto da Papa Francesco per portare avanti una gestione più limpide delle risorse finanziarie della Chiesa.

LA CELLA – “La mia cella è lunga sette-otto metri, larga più di due sul lato della finestra opaca, dove si trova il mio letto; un buon letto, con una solida base, un materasso non troppo sottile, lenzuola e due coperte. Siccome la finestra non può essere aperta, abbiamo l’aria condizionata”, racconta Pell. Nella cella 11 dell’unità 8 “dove sono stato rinchiuso assieme a un terrorista musulmano (penso sia quello che ha cantato le sue preghiere stasera – giovedì 14 marzo 2019 – ma potrei sbagliarmi) e Gargasaulas, l’assassino di Bourke Street”.

Il cardinale descrive gli spazi angusti, il corridoio stretto, le attrezzature come la teiera, la televisione, il bagno. “Ho richiesto un po’ più di spazio – continua Pell – e più congeniale (rispetto al cortile che utilizzo attualmente) per camminare, un rientro più tardivo in isolamento e un po’ di compagnia. Dato il mio status le ultime due richieste non sono possibili e una cella con la propria piccola area per fare movimento sembra essere l’unica opzione”.

IL DOLORE – Pell racconta il dolore e la disperazione dei detenuti: “Almeno un paio di prigionieri nelle circa dodici celle spesso urlano disperatamente di notte, ma di solito non per molto. È interessante come ci si abitui a questo rumore, come diventi parte del contesto. Mi trovo in una cella d’isolamento, con il permesso di uscire per un po’ di movimento per il massimo di un’ora e per le visite dei legali, degli agenti, degli amici, dei medici. Le guardie sono differenti nella loro capacità di comprensione, ma sono tutte corrette, molte di loro cordiali, alcune amichevoli e disponibili. Posso ricevere lettere e telefonate nel tempo della ginnastica”.

LA PROVVIDENZA – “Pare ci siano pochi dubbi sul fatto che il mio conservatorismo sociale e la difesa dell’etica giudeo-cristiana abbiano acuito l’ostilità popolare, soprattutto tra i laicisti militanti. Credo nella Provvidenza di Dio; non ho mai scelto questa situazione, non mi sono prodigato per evitarla; ma eccomi qui, e devo fare di tutto per compiere la volontà di Dio”, riflette il cardinale e cita la seconda lettura del Breviario, un estratto di Sant’Ilario di Poitiers su “Benedetto chi teme il Signore”.

LA SOCIETA’ – Pell ragiona anche sulla società contemporanea. E quindi sulla pervasività della tecnologia. “Nessuna generazione precedente è stata in grado di distrarsi in continuazione come quella attuale. È malsano e sfavorevole a un equilibrio spirituale. Gran parte dei nostri nuovi seminaristi trovano difficile mettere da parte i loro cellulari all’ingresso del seminario”. L’unica consolazione, per il cardinale, viene da molti giovani sacerdoti spiritualmente ortodossi, “al contrario di come eravamo noi dopo il Concilio negli anni Sessanta e Settanta, allora eravamo spesso confusi e innervositi, con l’odore della rivoluzione nell’aria”.

Il materialismo confonde e complica le relazioni umane secondo Pell. “A livello generale, credo che l’amore per il benessere, a volte un autentico materialismo, e la rivoluzione sessuale abbiano offuscato la capacità di vedere Dio”, scrive Pell. “Molte persone sono a disagio e senza pace, come si può vedere nelle rotture dei matrimoni, nell’alcool, nelle droghe, nella dipendenza dalla pornografia”.

Un passaggio anche sulla Chiesa: “Una religione troppo facile è una falsa religione”, “parte dei problemi della Chiesa sono auto-inflitti”.

Redazione

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