C’è qualcosa di poco convincente nel documento di “Area” che pubblichiamo qui. Almeno quattro cose, francamente, non mi convincono. La prima riguarda la denuncia della campagna di stampa, la seconda riguarda le responsabilità dei magistrati di Md, la terza riguarda la critica al libro di Palamara, la quarta riguarda il potere nelle Procure.

1) È in corso una campagna di stampa contro la magistratura? Beh, non posso immaginare che i magistrati che hanno steso questo documento lo credano davvero. Altrimenti dovrei pensare che la loro percezione della realtà sia molto molto ridotta. E siccome è affidata al loro giudizio la vita di molti imputati, mi preoccupo seriamente. Vediamo un po’.

Faccio qualche esempio. Ci fu un ministro che si dimise su due piedi perché i giornali urlarono in prima pagina, e le Tv in apertura dei telegiornali, la notizia che un signore, indiziato, aveva regalato un orologio a suo figlio. Poi il signore indiziato fu assolto. Ma il ministro pagò severamente la campagna di stampa contro di lui. Condotta non dai piccoli giornali ma dai giornali importanti, tutti, compatti. Oppure vogliamo parlare delle settimane nelle quali l’intero dibattito politico, guidato dal Fatto con al seguito grandi quotidiani e Tv, fu centrato su una casa legittimamente comprata da Matteo Renzi a Firenze? Oppure preferite che vi riassuma brevemente il caso Ruby e che faccia un rapido conto dei titoli cubitali in prima pagina su Berlusconi stupratore? Forse 200, forse 400. Assolto.

Amici magistrati, tranne il Riformista, la Verità e Il Giornale, se non sbaglio, nessun quotidiano ha riportato in prima pagina la notizia dell’uscita del clamoroso libro di Palamara. Né tantomeno, nei mesi precedenti, i giornali avevano scritto in prima pagina qualche riga sui tanti whatsapp di Palamara che offrivano la prova provata dei clientelismi, delle scorrettezze e degli scambi di potere che hanno determinato la scelta dei massimi vertici della magistratura italiana. Ditemi la verità: se una massa così impressionante di indizi e prove, anziché la vita interna della magistratura, avesse riguardato la vita interna dei partiti, o del parlamento, quanti avvisi di garanzia avreste firmato? E se avesse riguardato la vita delle regioni, o dei grandi Comuni, e la scelta delle giunte, quanti arresti, quante perquisizioni, quanti telefonini e computer sequestrati?

Non solo non c’è stata nessunissima campagna di stampa contro la magistratura. C’è stata la più assoluta omertà – sì: omertà – da parte dei mass media, di fronte a quello che anche voi avvertite – e lo lasciate capire nelle ultime righe del vostro documento – come un enorme scandalo che mina alla base la credibilità e l’onore della magistratura. Perché questa omertà? Perché quasi tutto il giornalismo giudiziario, da una ventina d’anni, è completamente subalterno alle Procure. E questa è una delle ferite più gravi al principio della libertà di stampa e spesso anche al corretto funzionamento dello Stato di diritto.

2) Alcuni magistrati hanno pagato per il Palamaragate. Pochi, certo, di fronte alle dimensioni gigantesche dello scandalo, ma qualcuno ha pagato. Hanno dato le dimissioni magistrati appartenenti, mi pare, a tutte le correnti. Tranne una. La vostra. Eppure nei whatsapp e negli Sms di Palamara c’erano episodi non bellissimi che riguardavano anche qualcuno di voi, se non mi sbaglio. Non si è dimesso nessuno. Perché?

3) Voi parlate di omissioni e imprecisioni nel racconto contenuto nel libro di Sallusti e Palamara. Se ci sono vanno corrette. Sarebbe importante però che voi ci diceste quali sono. Finora non avete citato neppure un caso concreto. Le poche smentite arrivate (pochissime) sono apparse molto poco convincenti.

4) Voi dite – riferendovi, mi pare in modo evidente, a Berlusconi – che “quelle inchieste – cito alla lettera – sono state istruite lungo un ampio arco temporale, dalle più diverse Procure della Repubblica, nelle quali vi hanno lavorato molti magistrati e sono state decise da altrettante Corti composte da dirigenti e magistrati della più varia ed eterogenea estrazione ed orientamento”. Giusto. E come sono finite? Una settantina di inchieste. Una condanna (molto discussa anche in magistratura, e sulla quale pende un ricorso a Strasburgo), una cinquantina di assoluzioni o proscioglimenti e una ventina di prescrizioni (generalmente dovute alla rinuncia da parte dei Pm che non trovavano prove). Beh, che dite? A me pare che ci sia qualcosa che non va, in questi numeri. Qualcosa di molto preoccupante se tenete conto del fatto che alcune di queste inchieste hanno provocato terremoti politici. Giusto?

Poi voi aggiungete: non siamo noi a controllare le diverse Procure. Vediamo. Le Procure veramente importanti, in Italia, sono tre: Milano, Roma e Napoli. Coi voti di chi, negli ultimi 20 anni, sono stati nominati i Procuratori in queste tre città. Beh, coi vostri… E allora, invece di protestare denunciando una persecuzione contro di voi, perché non prendete in mano la situazione e decidete una indagine seria al vostro interno, e proponete una vasta campagna di dimissioni dai vertici della magistratura, e una riforma seria che dia garanzie non a voi ma ai cittadini? È chiedere troppo? Non riuscite proprio in nessun modo ad uscire da una logica di corporazione e di difesa dei privilegi (anche del diritto alla sopraffazione) per entrare nell’ottica dei giuristi e dei servitori fedeli dello Stato?

P.S. Il ministro Bonafede, si sa, non aveva alcuna autonomia della magistratura, e dunque era impensabile che usasse i suoi poteri per indagare, correggere ed eventualmente punire e rimuovere. Il prossimo ministro si deciderà ad esercitare il suo ruolo e i suoi poteri?

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.