Il trojan è un tarocco costoso. Ormai non ci sono più dubbi. Il “rivoluzionario” strumento investigativo tanto apprezzato dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e dal direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio si è rivelato, come si dice a Roma, una sòla. Per smascherare la truffa del “captatore informatico” che trasforma il cellulare in un microfono è stata necessaria l’udienza stralcio, tenutasi ieri mattina davanti al gip di Perugia Lidia Brutti e rinviata per le conclusioni al 30 luglio, per decidere quali conversazioni intercettate nell’indagine a carico di Luca Palamara debbano essere trascritte. La memoria presentata dai pm della Procura del capoluogo umbro dovrebbe essere trasmessa immediatamente al Parlamento affinché, d’urgenza, vieti l’utilizzo del trojan, almeno fino a quando non saranno risolti gli innumerevoli problemi tecnici che affliggono il tremendo captatore. Un po’ come successo con la Tesla, l’auto che si guida da sola e che ogni tanto finisce in qualche burrone perché non ha visto la curva.

Vediamo dunque alcuni passaggi della memoria dei pm titolari del fascicolo e vistata dal neo procuratore Raffaele Cantone. «Il captatore viene impostato per registrare per un tempo non eccessivamente lungo (5/8 ore) in quanto diversamente, potrebbe determinare un consumo eccessivo della batteria» causandone “il blocco”, esordiscono Mario Formisano e Gemma Miliani. «La selezione di un intervallo limitato rispetto alle 24 ore – puntualizzano – è imposta dalle ovvie esigenze di cautela volte ad evitare che l’intercettato si renda conto della presenza ‘malevola’ all’interno del proprio dispositivo elettronico». Adesso, però, arriva il bello. «L’avvio della registrazione all’orario programmato per ogni giornata è automatico e prescinde dalla successione dei dialoghi. È di tutta evidenza che il captatore può avviarsi quando un colloquio è già in corso». Ma non solo. «La registrazione avviene solo quando lo schermo del terminale è spento» e «si interrompe quando la schermo è acceso». Dopo che la registrazione è stata interrotta per l’accensione dello schermo, prima che essa riprenda devono trascorrere “alcuni secondi”.

La “chicca” riguarda l’ascolto di queste conversazioni che, si è scoperto, non avviene in diretta ma in differita. «La registrazione avviene in parti (chunks) di 5 minuti, salvo che non ci sia stata una interruzione determinata dall’accensione dello schermo». Tali chunk vengono poi «messi in coda per la trasmissione al server della Procura». «Il materiale invio delle varie registrazioni dipende dal numero di chunk messi in coda ed è condizionato dal fatto che il dispositivo monitorato si trovi in un’area con adeguata copertura di rete». Quindi, concludono i pm, «è di tutta evidenza che l’ascolto dei chunk non può avvenire in diretta e il tempo che intercorre per la captazione della fonia e la possibilità di ascolto dipende dalla somma tra il tempo di chiusura di ogni chunk, il tempo di ‘coda’, di trasmissione e infine il tempo di elaborazione sul server».

Tutto chiaro? Riassumendo, il maresciallo decide, come con il videoregistratore, quando il trojan si accenderà e si spegnerà. Nel caso della cena di Palamara e il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone era spento.Il periodo di ascolto dovrà essere al massimo di 5/8 ore altrimenti il telefono si scarica, va in blocco, e l’intercettato si accorge che c’è qualcosa che non funziona. Il trojan si attiva solamente con lo schermo spento. Appena si tocca lo schermo, per vedere l’ora, leggere una mail, aprire un’app, si blocca. Chi compulsa freneticamente il cellulare rende di fatto inutilizzabile il trojan. La ripartenza non è immediata. La trasmissione delle conversazioni intercettate avviene poi per blocchi di 5 minuti. Se ci si trova senza copertura di rete o con Edge, questi blocchi non riescono a essere inviati al server della Procura e vanno in ‘coda’. Quando torna il segnale allora possono essere spediti. Il server della Procura, infine, ha bisogno di tempo per elaborare i dati trasmessi. Solo a quel punto il maresciallo può procedere all’ascolto. Si tratta dunque di ascolti “postumi”, sottolineano i pm, proprio per “l’impossibilità tecnica” di ascoltare in diretta. Ed è per questo motivo, concludono i pm, che l’incontro fra Palamara, Luca Lotti e Cosimo Ferri all’hotel Champagne è stato registrato.