Chiedo a Dio di farlo morire presto per non vederlo più soffrire. Sono parole dure ma è quello che provo, non ho più cuore, me lo hanno strappato”. È questo quello che Katiuscia ha scritto a Sbarre di Zucchero chiedendo aiuto per far arrivare la sua voce il più lontano possibile. Il suo è l’appello di una moglie disperata che sa che il marito è malato terminale, ha ancora pochi mesi di vita, se non giorni, e dovrà trascorrerli lontano da casa, rinchiuso al 41 bis. “Ora capisci perché mi sento sconfitta? Ora capisci perché ti dico che mio marito sarà l’ennesima vittima dello Stato? Mio marito vuole vivere e chiede solo di trascorrere gli ultimi mesi della sua vita insieme ai suoi figli e a me, chiede solo questo, del resto non ha tolto questo diritto a nessuna persona. Perché non ha mai ammazzato nessuno o cercato di farlo, sicuramente il reato di estorsione è grave ma mai peggio di quel che sta facendo lo Stato nei suoi confronti. Aiutatemi!”. Sbarre di Zucchero ha raccolto la testimonianza di Katiuscia e l’ha riportata.

Una famiglia si è ritrovata nelle motivazioni di rinnovo del 41 bis, questo disumano regime, il semplice fatto di aver acceso un mutuo per l’acquisto della casa familiare, mutuo corrisposto mensilmente con il lavoro estenuante della moglie, infermiera del 118. Ed è proprio la moglie che mi chiede nuovamente di raccontare la storia del suo Antonio. Antonio Tomaselli era già affetto da adenocarcinoma polmonare al IV stadio, con metastasi surrenaliche, quando fu stilata un’impietosa CTU (Consulenza tecnica d’ufficio, ordinata dalla Corte d’Appello, dalla quale dipende essendo ancora giudicabile) nell’agosto 2021.

Oltre alla patologia oncologica, Antonio Tomaselli è anche cardiopatico, il perito infatti così scriveva: “il soggetto presenta anche un secondario – ma non meno grave – problema cardiologico (fibrillazione atriale), problema per il quale in astratto si prospetta una terapia chirurgica (ablazione del fascio); ma la stessa, ad oggi, non è stata ancora affrontata per il quadro neoplastico di base che lo rende particolarmente fragile. E dunque il Tomaselli, a causa di questa fibrillazione, presenta costante edema malleolare, non correggibile con farmaci per importante ipotensione e soprattutto QT lungo, che espone il soggetto a morte improvvisa”, proseguiva il perito medico legale accertando una momentanea remissione della patologia oncologica ma affermando altresì che questa remissione non era da considerarsi una guarigione perché era altamente probabile che, prima o poi, la malattia neoplastica avrebbe ripreso la sua attività, soprattutto a livello cerebrale, e tale ripresa avrebbe avuto “conseguenze prognostiche nefaste”.

Antonio Tomaselli è ristretto da anni in regime di 41 bis. E proprio per questa condizione detentiva nella CTU si leggeva “bisogna ammettere che la tempistica del soccorso viene a costituire un quid pluris rispetto a fuori; infatti qualora il Tomaselli – in cella singola per oltre 20 ore al giorno – rimanga vittima di un evento acuto FA-relato deve essere “quam celerrime”, il più velocemente possibile, trasferito in struttura cardiologica e sottoposto alle terapie rianimatorie del caso, ed in carcere questo trasferimento non è immediato” e ancora “è di tutta evidenza che i tempi del soccorso sono dissimili rispetto a quelli che avrebbe al domicilio, e per un soggetto con problematica cardiologica acuta trattasi di tempo che davvero può fare la differenza tra la sopravvivenza ed il decesso”. Da aggiungere anche che Antonio Tomaselli, seppure in regime di 41 bis, aveva contratto il covid, finendo per lungo tempo in terapia intensiva e di tale ricovero la famiglia fu informata dopo giorni di silenzio totale e di angoscia, stante le notizie di cronaca che parlavano di aumento dei contagi nel carcere, anche al 41 bis. Cosa è cambiato da allora? La moglie Katiuscia (infermiera in servizio di emergenza presso il 118 di Catania) ci racconta che Antonio da mesi è stato trasferito nel reparto detentivo dell’ospedale San Paolo di Milano, gli sono state diagnosticate nuove metastasi al cervello, gli è stato impiantato un pacemaker per tentare di correggere la fibrillazione atriale ma, purtroppo, con scarsi risultati, dal momento che è ancora vittima di costanti fibrillazioni.

A questo si aggiunge uno stato depressivo importante che, secondo lo psicologo ospedaliero, andrebbe valutato dallo psichiatra per una terapia di tipo farmacologico, ipotesi che, secondo la moglie, lo ridurrebbe al pari di un vegetale, visto il suo stato di salute già fortemente gravato da patologie pesantissime. Perché in ospedale sicuramente può avere cure più mirate, costanti e tempestive, ma in questa stanza ospedaliera Antonio Tomaselli vive da “sepolto vivo”, da dimenticato, in un isolamento che non è così totale ed assoluto nemmeno al 41 bis inframurario, non avendo la possibilità di ora d’aria, né di socialità né, tanto meno, di poter effettuare la telefonata che gli spetterebbe. Il DAP ad agosto, interpellato da Rita Bernardini, disse che avrebbe provveduto a fargli avere accesso alla telefonata che spetta, per legge, anche ai ristretti in regime di carcere duro, ma tutto ciò non si è ancora mai concretizzato, sono rimaste solo parole. E, in questo tragico quadro, Antonio Tomaselli vorrebbe solo poter morire tra le braccia dei suoi cari, nella sua casa, attorniato dall’amore di sua moglie e dei suoi figli, possibilità che continua ad essergli negata, anche con il rinnovo del regime di 41 bis.

Per capire la disumanità di questo regime, che colpisce anche le famiglie di chi vi è sottoposto, basta leggere le parole della moglie di Antonio Tomaselli quando ci dice “Chiedo a Dio di farlo morire presto per non vederlo più soffrire, sono parole dure ma è quello che provo, non ho più cuore, me lo hanno strappato. Ora capisci perché mi sento sconfitta? Ora capisci perché ti dico che mio marito sarà l’ennesima vittima dello Stato? Mio marito vuole vivere e chiede solo di trascorrere gli ultimi mesi della sua vita insieme ai suoi figli e a me chiede solo questo, del resto non ha tolto questo diritto a nessuna persona. Perché non ha mai ammazzato nessuno o cercato di farlo, sicuramente il reato di estorsione è grave ma mai peggio di quel che sta facendo lo Stato nei suoi confronti. Aiutatemi!”.

a cura di Rossella Grasso

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